Il Geovirus

Spillover Coronavirus. Di chi la colpa? Xi Jinping e i suoi vanno rispondendo: degli Stati Uniti, con i loro militari infetti venuti a gareggiare qui in Cina. Ribatte Donald Trump: no, il virus è cinese! Così, lo spillover (il termine inglese denota la dinamica in cui un liquido, come il petrolio, raggiunto e “spillato” da una sonda raggiunge la superficie attraverso l’emissione di un getto violento di materiale) ha generato un... geovirus di politica internazionale.

Allora, partiamo dai fatti storicamente accertati, ovvero dalla Sars del 2003 alla quale fa esplicito riferimento proprio il testo del 2014, Spillover di David Quammen, Edizioni Adelphi. Citiamo il passaggio chiave che documenta il lavoro dei ricercatori cinesi che individuarono con successo l’animale serbatoio (il portatore naturale del virus) attraverso prelievi di sostanze organiche dagli animali selvaggi presenti nel maggiore wet market (dove si vendono e si macellano animali selvaggi vivi) della Cina: “Gli esemplari sono rinchiusi in spazi angusti, spesso a stretto contatto con le specie selvatiche e domestiche come gatti e topi. Molti sembrano malati, presentano ferite aperte e non sono oggetto delle minime cure. Sovente la macellazione si effettua sul posto, in luoghi appositamente designati. L’uso delle gabbie a rete, impilate l’una sull’altra, fa sì che le deiezioni degli animali posti in alto cadano su quelli in basso. Un manicomio zoologico. I mercati favoriscono anche un ambiente favorevole alla trasmissione di malattie animali da specie a specie e anche all’uomo”.

Detto, fatto. Il Coronavirus è un regalo cinese a tutta l’umanità, se ce ne fossero ancora dubbi. Ben conscio di questo disastro, il governo autocratico e neo-staliniano di Pechino, una volta domata l’epidemia, ha messo in atto una strategia di charme indirizzata a Paesi europei come l’Italia, la Cenerentola europea del Coronavirus, inaugurando un’inedita “Via sanitaria della Seta”. Con molte controindicazioni per i relativi beneficiari. La Spagna ha dovuto rimandare indietro una fornitura gratuita (e ti credo!) di kit per le tamponature, in quanto i risultati erano inaffidabili al 70 per cento!

In Italia, per i nostri medici, sono arrivati dalla Cina carichi di mascherine che riportavano sui colli e sulle fatture la dicitura sbagliata: non si trattava del tipo richiesto Fp2 ma di materiale del tutto inidoneo all’uso ospedaliero-sanitario. Tra l’altro, qualcuno dovrebbe spiegarci perché un analogo carico di mascherine cinesi destinato a noi sia stato dirottato in un altro aeroporto dell’Europa dell’Est. E qualcuno dovrebbe tenere ben a mente, su di un taccuino ad hoc, chi, come e quando alcuni Paesi europei de-solidali hanno messo l’embargo sull’esportazione verso l’Italia di presidi sanitari d’urgenza, come i respiratori. Poiché, però, non tutte le disgrazie vengono per nuocere: la terribile crisi sanitaria da Coronavirus ha reso indispensabile per tutto l’Occidente il disaccoppiamento radicale dalle economie asiatiche, per quanto riguarda la produzione di beni strategici, come principi attivi dei farmaci, presidi ospedalieri d’urgenza, tecnologie avanzate digitali, etc.. Senza la Silicon Valley e i nostri algoritmi di sfruttamento dei giacimenti di Big Data a quest’ora la Cina non avrebbe mai avuto la supremazia sul 5G!

Macchina indietro tutta, quindi, sui ritmi dell’attuale mondializzazione delle economie! Poi, anche per l’Unione europea verrà il momento di fare i conti passando i suoi nodi al pettine finissimo del Coronavirus. Qui non esiste una exit strategy individuale dei singoli Paesi, come per il Regno Unito che già aveva dalla sua il vantaggio di non poche clausole di opt-out. Per tutti gli altri vecchi e nuovi commensali di Bruxelles, ci sarebbe da mettere seriamente mano ai Trattati dell’Unione che, disgrazia volle, decidemmo potessero essere modificati soltanto all’unanimità. Pensiamo oggi (ma anche domani) all’incongruità e all’obsolescenza dei parametri fissati da Maastricht e dal conseguente Patto (teutonico) di Stabilità, per ora accantonato.

Per non parlare delle enormi falle logiche dell’Euro, evirato per scelta masochistica di Parigi e Berlino della figura essenziale di Prestatore di ultima istanza, privandolo di una fiscalità e di un bilancio comuni. Pensiamo a Dublino, alle frontiere comuni e completamente sguarnite; al Diritto d’asilo le cui regole risalgono ai primissimi anni cinquanta, con immigrati irregolari che si auto-affondano per farsi naufraghi da salvare in base al diritto internazionale. Inutile, cara Ursula von der Leyen, chiedere scusa all’Italia. Va cancellata con un secco tratto di penna e per tabulas l’eurocrazia e da lì ripartire per la costruzione di una vera Europa dei Popoli.

Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 11:57