Azzolina non sa come fare: tutti promossi, oppure tutti digitali?

Tutti promossi, nessun bocciato. Facciamo la breve, così vogliono i soliti pelandroni e scrocconi. Per l’anno scolastico 2019-2020 tutti gli studenti italiani (elementari, medie e licei) dovranno passare “per decreto” alla classe successiva, anche quelli con insufficienze lievi o gravi nel primo quadrimestre. Eccolo il Sessantotto che ritorna, il demone è sempre lo stesso.

Il Coronavirus riporta nella generazione dei genitori e docenti contestatori la voglia del “Sei politico”. Ricordate? E per chi non avesse vissuto quei tempi occorre spiegare che negli anni della contestazione, poiché la scuola era considerata il privilegio delle classi agiate fondata su protocolli conservatori, i movimenti della sinistra giovanile avanzarono l’ipotesi del “voto garantito”, indipendentemente dallo studio, dai risultati e dal rendimento. Facciamo così?

Il leghista Matteo Salvini appoggia una soluzione radicale pur di fare presto, mentre il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, si è messo di traverso e vuole “tutti a scuola” dopo il 18 aprile con misure di distanziamento e prelievi sierologici. Di fronte ai due “Mattei” e al coro di richieste, la ministra grillina Lucia Azzolina ha cercato una mediazione per fare contenti un po’ tutti. E quindi ora sono tutti scontenti e tutti arrabbiati.

“Sono contraria al sei politico”, ha fatto sapere la Azzolina, ma allo stesso tempo ha ammesso che l’eccezionalità della situazione rende difficili applicare i criteri fissati per legge ed eventuali bocciature andrebbero incontro a una mole di ricorsi. La soluzione compromesso Azzolina-Governo Conte sarebbe quella del “tutti promossi Coronavirus”, ma con il “recupero degli apprendimenti”. Significa che chi ha avuto “debiti” nel primo quadrimestre tornerebbe a scuola il primo settembre 2020, non per recuperare i voti, ma per il ripasso obbligatorio di nozioni e di programmi valutato dai docenti. Gli altri alunni andrebbero a scuola con qualche settimana di ritardo.

Le prove d’esame per la “terza media” potrebbero consistere in una tesina consegnata alla commissione (tutta interna) con valutazione finale del Consiglio di classe. Più complesse le “maturità”. Qualora si dovesse tornare entro il 18 maggio, come vuole Renzi, le classi potendo fare almeno 4 settimane di lezione, sarebbero ammesse il 17 giugno a una prova scritta di italiano unica nazionale. Poi, a partire da fine giugno, si svolgerebbero gli orali. Ma è un’ipotesi molta precaria. Più probabile che i maturandi dovranno svolgere un “unico esame orale”, lungo almeno un’ora e che preveda esercitazioni sulle materie tipiche del corso a seconda se classico, scientifico o istituti specialistici . Quindi ci sarebbe a seguire una maxi prova orale, ma ancora non è calcolato quanto inciderebbe come punteggio. Terza ipotesi per le maturità, qualora non si potesse tornare in classe, la valutazione degli alunni e gli scrutini finali avrebbero luogo con modalità telematiche. Insomma, un mega colloquio tutto on-line. Ma su quale piattaforme?

Insomma, avete capito bene, il solito pasticcio per ora. Tutto da decidere, tutto da calcolare e tutto da pianificare. Col risultato che nessuno capisce il da farsi. Il governo brancola nel buio e le opposizioni fremono. Per Salvini si devono fare “esami light”. Renzi in un’intervista ad Avvenire ha chiesto esplicitamente al governo di fissare il giorno di ritorno a scuola per lunedì 4 maggio, con le dovute precauzioni. Molti docenti obiettano che “promuovere tutti, senza averne valutato le conoscenze e competenze minime non farà che scaricare sul prossimo anno scolastico le lacune che gli studenti accumuleranno”. Siamo al tutti contro tutti.

La ministra Lucia Azzolina si barcamena tra i due fronti, ma la cosa seria è che si evidenzia un grave deficit della scuola digitale. È quello che ci preoccupa! Perché non doveva essere il Coronavirus ad imporre soluzioni sempre più legate alle piattaforme on-line, ma la scuola italiana, se fosse al passo coi tempi, avrebbe già un programma valido per coniugare la frequenza e lo studio con la Rete, in vista degli avanzamenti tecnologici e della internazionalizzazione dei programmi. Non possono esistere solo gli Erasmus, che saranno sempre più complessi dopo l’epidemia. La soluzione è la rete e molti docenti stanno facendo già da soli passi da gigante e un lavoro encomiabile, stabilendo uno stretto rapporto alunno-scuola on-line, con lezioni, compiti, verifiche e prove. Il miglior modo oltretutto per affiancare gli studenti italiani di tutte le classi in questo periodo difficile. Perché perdere tempo e non approfittare della situazione per sfruttare al massimo il web invece di brancolare su troppe idee, che finiranno fatalmente nella confusione?

Il problema è che occorre una relazione e un piano immediato tra ministero dell’Istruzione e gestori della Rete, i quali, a partire da quelli nazionali, dovrebbero in fretta varare un progetto per portare la scuola tutta on-line nel difficile momento. Non sarebbe tempo sprecato e non sarebbe il fastidioso “sei politico”, ma di necessità virtù un avanzamento e una nuova soluzione. Immaginate le sponsorizzazioni, le pubblicità istituzionali, le idee sui lavori dei maturandi, collegando anche possibili selezioni dei talenti, e piccole borse di studio. Ciò, tuttavia, comporta anche un altro passaggio, ossia un “bonus scuola” per l’acquisto di un computer e l’allaccio alla Rete per chi ancora non la ha. Non tutti promossi, ma tutti digitali! Oltre tutto sarebbe la migliore lezione per i nostri studenti, quella di Einstein, secondo cui “sono le crisi a sviluppare le idee e l’ingegno e segnare il progresso”.

Ministro Azzolina, ci sente?

Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 19:41