C’è in ballo la tenuta del Paese

martedì 24 marzo 2020


Che sia chiaro: non ci faremo togliere un’altra libertà costituzionale, quella del diritto all’espressione, visto che sulle altre stiamo vivendo, seppure consapevolmente, limitazioni draconiane. La critica, il biasimo, la disapprovazione costruttiva ce li teniamo stretti. Ecco perché torniamo sull’indispensabilità che il centrodestra non solo sia ascoltato, che ci pare il minimo sindacale, ma recepito sugli interventi per scongiurare un dramma sanitario ed economico tale da tirare in ballo la tenuta del sistema Paese intero. Anche perché, non ci stancheremo di ricordarlo, alla guida dell’Italia si ritrova una maggioranza nata da una forzatura, figlia del trasformismo e della inadeguatezza manifesta. Parliamo specialmente dei grillini.

Come se non bastasse, si tratta di una maggioranza largamente minoritaria nel Paese e che fin dall’inizio della sua esperienza di governo ha dimostrato limiti, indecisioni, scivoloni, tali da portarla alla critica più forte, della società civile, reale, produttiva, insomma, del cuore pulsante dell’Italia. Ecco perché riteniamo fondamentale che non si dimentichino gli antefatti, da prima che esplodesse la pandemia, sull’economia di un Paese che era già azzoppato dalle sottovalutazioni nella stesura di una Finanziaria piena di contraddizioni. Certo, allora nessuno avrebbe potuto immaginare una calamità tanto eccezionale, ciononostante era già chiaro che saremmo andati incontro ad una fase depressiva e piena di incognite, figuriamoci adesso con tutto quello che è successo.

Per questo ci sembra obbligatorio che lungo un percorso così estremo da presupporre una corale unità d’intenti si ricorra alla capacità di tutti quanti, all’utilizzo di ogni proposta e di ogni idea, per fronteggiare e superare uno dei passaggi più drammatici del Paese. Per questo non ci piace che appaia quasi una concessione l’ascolto dell’opposizione, che sembri una sorta di contentino da parte di chi ritenga di poter porre e disporre del destino di una nazione nemmeno fossimo una monarchia anziché una grande democrazia. Sia chiaro: noi sappiamo che la sinistra soffre dell’idea di sentirsi superiore, l’esclusiva interprete delle necessità plurali, la sola a garantire la tenuta della democrazia, ma oggi siamo in una emergenza tale per dire chiaro e forte che quest’idea non solo non esiste ma non vale.

Del resto, per capire quelli della rive gauche, radical chic e dell’informazione di sinistra illuminata, basterebbe ascoltare gli attacchi che fanno a Donald Trump e a Boris Johnson sul virus e sui ripensamenti, come se da noi il governo fosse stato coerente nelle indicazioni iniziali verso la gente. Si parla e sparla delle esitazioni, della retromarcia sui provvedimenti in America e Inghilterra e si sottace che da noi all’inizio si invitava all’aperitivo, a tenere aperto tutto, a fare passerella coi cinesi, si parlava di poco più di un’influenza attaccando gli allarmi accorati del centrodestra. Ecco perché non può bastare la sola maggioranza, perché l’invito alla coesione ha senso se si accettano le idee dell’opposizione, se il governo con un bagno di umiltà verso il Paese riconosca gli sbagli su tante decisioni e inizi finalmente ad ascoltare un altro elenco di quanto necessario.

Ne va di mezzo la tenuta del sistema, dell’anello costituzionale, ne va di mezzo il futuro di tutti, uno sbaglio ulteriore della maggioranza per arroganza, onnipotenza e supponenza metterebbe a rischio ogni speranza, si rischia il Far West non scherziamo. Serve che Giuseppe Conte e il governo, ascoltino Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, per essere chiari con l’Unione europea sul Mes e sullo sforamento senza condizioni, sulle soluzioni a partire dal blocco delle tasse e non dalle dilazioni, sulle necessità di mezzi e risorse straordinari alla sanità e all’economia intera. Del resto, a proposito di sfiducia, quando scoppiò il putiferio sul rischio paventato dall’approvazione del Mes, che risposero Conte e Roberto Gualtieri? Dissero di un polverone strumentale perché all’Italia non sarebbe mai toccato di ricorrervi, parole sante non vi pare?

Ebbene, l’Italia ce la farà, vincerà, ma una condizione è che si dia seguito anche alle richieste dell’opposizione, a meno che qualcuno non voglia assumersi in proprio la responsabilità per arroganza pura di uno sbaglio fatale, di fronte al quale però dovrà rispondere alla storia, al Paese e magari a qualche tribunale.


di Alfredo Mosca