È proprio il caso di dirlo: Guido Bertolaso sta facendo sentire, oggi più che mai, la sua mancanza. Ed è brutto dover constatare che proprio in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo in queste settimane con il Coronavirus, in molti si siano chiesti: “Bertolaso, dove sei?”. Un po’ come la famosa citazione sulla libertà che “è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. E così, tra il panico, la psicosi, le mascherine e qualche spruzzata di amuchina sulle mani, torna alla mente di molti colui che per anni è stato considerato il vero “uomo delle emergenze”. Senza nulla togliere all’attuale capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, che sta sicuramente svolgendo con il massimo dell’impegno e della professionalità il suo ruolo nel difficile contesto che si è venuto a creare in questi giorni.

Ma la riflessione da fare è proprio su ciò che era la Protezione civile guidata da Bertolaso. Una vera e propria eccellenza che ha dato prova della sua efficacia ed efficienza in ogni situazione di necessità: dal contrasto della Sars, all’emergenza rifiuti a Napoli fino ai difficili momenti del terremoto dell’Aquila del 2009. Così come in tante altre situazioni critiche che il nostro Paese ha dovuto affrontare nei nove anni in cui Bertolaso ne è stato a capo, dal 2001 al 2010. Lui, l’uomo con la felpa sempre in prima linea, con il suo fare da “poche chiacchiere e rimbocchiamoci le maniche”, con la dote invidiabile di saper tranquillizzare chiunque lo ascolti grazie al suo impeccabile modo di comunicare.

La corretta comunicazione che oggi gli “esperti” non sempre dimostrano di avere. E cosa rimane di quella Protezione civile? Cosa resta di quella macchina operativa invidiabile? Poco, pochissimo. Degradata, spogliata, privata dei suoi poteri, lesa da quello stesso Stato che avrebbe dovuto proteggerla e custodirla come suo fiore all’occhiello, come sua colonna portante. Sì perché nel 2010 la magistratura arriva e, come spesso accade, si porta via tutto. Bertolaso viene indagato per corruzione nell’inchiesta sugli appalti del G8. La Protezione civile viene colpita, infangata, smontata pezzo per pezzo e non tornerà mai più quella di prima. L’uomo delle emergenze” nel novembre del 2010 si dimette per affrontare i processi e le altre inchieste che di lì a poco lo interesseranno.

Iter processuali che a distanza di anni si sono tutti conclusi con assoluzioni piene. Ma ormai è troppo tardi, la frittata è fatta e non si può più tornare indietro. Non ci dobbiamo quindi meravigliare se oggi è la politica a dettare la linea sul Coronavirus mentre prima era la Protezione civile che diceva alla politica quali fossero le giuste misure da prendere. Insomma, in questo momento ci troviamo nelle mani di Giuseppe Conte, Roberto Speranza e di altri illustri rappresentanti del governo giallorosso. E la domanda non può che sorgere spontanea: “Bertolaso, dove sei?”.

Aggiornato il 27 febbraio 2020 alle ore 16:57