Norma intercettazioni: vince la dittatura del controllo

Pubblichiamo l’intervento di Francesco Paolo Sisto (Forza Italia, avvocato penalista) in occasione del voto di fiducia alla Camera sul decreto intercettazioni.

Noi interveniamo sul voto di fiducia e questo è un punto di partenza difficile, perché ci si chiede la fiducia, si chiede la fiducia al Parlamento sulle costanti violazioni della norma costituzionale. Chi oggi vota la fiducia vota la violazione alle norme costituzionali (applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente, ndr): ancora una volta, ancora una volta! Dopo il 111, l’articolo 15, insieme al 24, al 25 e al 27: numeri! Ma chi siede ai banchi del Governo - almeno una parte di chi è seduto ai banchi del Governo - sa che non sono numeri, sa che la Costituzione non è un’opinione, sa che la Costituzione è storia, è sangue, è scritta con la vita; è stata scritta con la vita la Costituzione, e noi ci permettiamo di baloccarci con le norme costituzionali semplicemente per una logica di sopravvivenza vergognosa per la storia di questo Parlamento.

Questo è un provvedimento che capita in un brutto momento, è vero. Le contingenze ci inducono a valutarlo in modo diverso, ma questo non attenua la gravità del gesto, e chi cerca - come chi mi ha preceduto - di giustificare quello che sta accadendo nell’Aula approfittando di un momento difficile del Paese, è meno meritevole di chi, in qualche modo, tante volte ha speculato sulle contingenze. Infatti, parliamoci chiaro: esiste la malattia, esiste l’epidemia, esiste il dramma non meno grave di persone che, soggette alla voragine del processo penale, ne escono indenni dopo tanti anni ed essere state distrutte: è un modo di distruggere le vite non diverso! Noi di questo siamo perfettamente consapevoli e non ci basta l’attestato di coerenza: quella ce la prendiamo da soli, la coerenza, non c’è bisogno che ce la riconoscete voi. La nostra coerenza la difendiamo da soli e da anni, dal 1994.

Il 1994 mi richiama “1984”, uno straordinario romanzo di George Orwell che afferma un solo principio, parliamoci chiaro: il controllo. Oggi voi introducete nel nostro pianeta giudiziario un sistema che ha due effetti: il primo, consegnare l’Italia ai pubblici ministeri; questo voi state facendo. Non è un’espressione ad effetto, illustre viceministro, perché il 1° maggio, una data che voi avete scelto per il vigore di questa legge, da oggi non sarà più soltanto la festa del lavoro: sarà la festa delle procure. Mi aspetto il 1° maggio di vedere i cortei delle procure che osannano a questo scellerato Governo che ci regala questo scellerato provvedimento, perché il primo effetto è quello dello sbilanciamento verso le procure. Il secondo effetto è quello che le intercettazioni, in tutte le forme possibili e immaginabili, diventeranno, come nel mondo delle automobili, da un optional assolutamente straordinario e riservato a delle deroghe, di serie nei processi. I processi avranno di serie le intercettazioni, perché sarà evidente: se posso andare a strascico - uso un termine di cui questa volta non si abusa - perché non dovrei attivare, nell’ambito di un processo, delle intercettazioni che mi consentono di prendere un po’ qui e un po’ là? Un cherry picking sconsiderato nella parificazione tutta pentastellata - e voi del Partito Democratico dovreste avere vergogna di questo appoggio - della pubblica amministrazione con i delitti di mafia. Ma, scusate, mi spiegate la logica della parificazione dei delitti della pubblica amministrazione alla mafia? Me lo dovete spiegare, con un doppio binario che ha avuto invece una storia chiarissima e netta. In questo Parlamento, pur di tenersi ancorati saldamente a quelle poltrone, voi votate questa scelleratezza ulteriore! Credo, presidente, che il provvedimento violi il diritto alla riservatezza e al segreto, perché ciascuno di noi ha diritto a dei segreti: non è vero che un segreto è una bugia, come dice Tom Hanks in un famoso film, “The Circle”. Un segreto non è una bugia, è un diritto sancito dalla Costituzione. Le indagini a strascico: una barbarie. Ma, da ultimo e non ultimo, la demolizione, pezzo per pezzo, cosciente, deliberata, senza pietà, della presunzione di non colpevolezza. Voi state favorendo un processo mediatico che già oggi è clamorosamente inarrestabile. Con questa riforma, con questo intervento, voi condannerete ciascun cittadino, ineluttabilmente, molto prima che intervenga il giudice. Voi del giudice ne fate a meno, voi volete semplicemente un’inquisizione che porta il cittadino sulla stampa ad essere giustiziato prima di una sentenza, priva di un contraddittorio. Basterà una notitia quasi criminis, ben pompata, ben spinta, per raggiungere l’obiettivo di distruggere le vite. È cosa che già accade, ma con questo provvedimento incontra un alleato inaspettato: è questo che noi vogliamo in questo Paese? Ciascuno di noi questo vuole, che basti una notizia dal sen fuggita, ben spinta? E mi riferisco a chi le ha difese queste cose in passato e oggi ne diventa correo, se non istigatore e addirittura promotore, perché chi più sa, chi più sa, più è responsabile. Non me la prendo con chi non sa, me la prendo con chi sa e queste cose le insegna anche all’università, diventando, in qualche modo, responsabile - gravissimamente responsabile - di quello che sta accadendo.

Presidente, che dire, le negatività nascono tutte insieme. Noi, in Prima Commissione, abbiamo subito l’insulto che il provvedimento non passasse dal necessario vaglio degli Affari costituzionali senza neanche una telefonata del presidente Brescia che ci dicesse “scusate, non passa il provvedimento”. Ma dove siamo arrivati? L’articolo 75 del Regolamento! Ma questo è un segnale di disinteresse: avanti come i rulli compressori contro tutti e tutto, le regole, la sostanza, la Costituzione, il Regolamento! È un Governo che si avvia a suicidarsi senza bisogno di aiuti. È una sorta di suicidio auto-assistito, perché ravviso in tutte queste patologie chiari segnali di sclerosi, di difficoltà, di un disfacimento non soltanto giuridico, non soltanto costituzionale, ma anche etico, perché travolgere consapevolmente le regole va proprio contro l’etica del Parlamento. Allora, Presidente, quando si va addirittura oltre le Sezioni Unite, cercando di andare in peius rispetto ad un autorevolissimo insegnamento che viene dalla sentenza Cavallo, credo che il troian meriti almeno un commento, o trojan, come lo chiamano coloro che vogliono dare a questo termine un suono esotico, ma c’è molto poco di esotico, veramente molto poco. Siamo, infatti, di fronte ad uno strumento invasivo senza pietà. Questo strumento ha una caratteristica inaccettabile: non individua il luogo dove si deve intercettare. Il luogo rimane del tutto indefinito, è al di là delle forme e delle pseudo motivazioni. Se innesco un meccanismo che mi consente di intercettare in ogni dove, violo o non violo l’articolo 15? Ma rispondere a questa domanda! In ogni dove! Hai voglia a dire motiva di più, motiva di meno, dammi un’indicazione: io sono soggetto ad un controllo! Ma voi questo volete, che l’italiano, il cittadino, sia soggetto al controllo delle procure? Io non lo voglio e mi batterò con tutto me stesso, insieme ai miei compagni di strada, che sono quelli del gruppo di Forza Italia: ci batteremo fortissimamente e chi vuol stare con noi è il benvenuto ma non stare con noi per occasione, per convenienza, i cosiddetti garantisti d’occasione che votano ora sì, ora no, ora contro, ora per il Governo. Abbiate il coraggio, signori di Italia Viva, di votare la sfiducia a questo Governo. Votatela, se avete il coraggio! Ma no, perché voi dovete, come si dice dalle mie parti, la mongia e la pongia, prendere qui e prendere là, ora sì e ora no. Questo non va bene. Sui principi garantisti, sui principi fondamentali, abbiate il coraggio di andare fino in fondo, combattete con noi queste grandi battaglie istituzionali! Presidente, a proposito di esotismi, credo che il mio sforzo si debba avviare rapidamente a conclusione.

Certo non voglio citare “Di Mio”, Di Maio e il virus che diventa “vairus”, perché questo è un esotismo che certamente non mi posso permettere, non ho la capacità, però voglio citare, per chiudere, una frase di Solženicyn, Arcipelago Gulag: “Oracevskij aveva fatto cinque anni soltanto, era stato condannato per delitto facciale (esattamente secondo Orwell), per un sorriso”.

Ecco, io voglio chiudere il mio intervento con un sorriso, ma sia ben chiaro, è un sorriso che prelude ad un pianto profondo.

 

Aggiornato il 26 febbraio 2020 alle ore 10:05