Salvini mobilita Roma e infiamma la platea

Un mare di gente in una domenica che sa già di primavera. Almeno duemila persone, di cui tanti rimasti fuori, in piedi, circa tre ore ad ascoltare. Alle Terrazze del Palacongressi dell’Eur Matteo Salvini fa il pienone e anche la Roma borghese, pantofolaia e disincantata, si mobilita per il “Capitano”. Applausi, slogan, boati. Tutti a scandire Fratelli d’Italia e a sventolare i cartelli “Io sto con Salvini” appena Matteo appare in pantaloni di velluto e golf blu. Acclamato come una popstar, atteso come un guru, accolto come il salvatore. “Dalle persone che sono qui e fuori si capisce che vinceremo”, infiamma lui il catino bollente.

Sono donne, tante, giovani, ma anche signore di mezza età, coniugi, coppiette di fidanzati, professionisti, giacche grigie e molti ragazzi impegnati a fare il servizio d’ordine e lo staff. Si capisce che gli vogliono bene, che si sono identificati in lui e lo hanno assunto “come uno di loro” che passa gli stessi guai ora che i guai giudiziari lo incalzano. Per i suoi fans Matteo Salvini è vero, è toccabile, è “selfabile”, parla di problemi concreti: le tasse sfiancanti, i rifiuti nauseabondi, i negozi che chiudono, la burocrazia delle mance per tutto, le metro chiuse da mesi, i trasporti indecenti, le 230mila pratiche bloccate da trent’anni che sono il lavoro di centinaia di operai. Poi i suoi cavalli di battaglia: “Per combattere l’evasione, giù le tasse”. E le sue ricette per Roma: “Non solo quella di domani, ma dei prossimi 50 anni”. Una Roma con almeno tre metro nuove, i rifiuti valorizzati, una Città rilanciata, bella, ordinata, il commercio, il turismo, lo sport, e con regole semplici e agili: “Il commerciante - spiega Salvini - non bisogna sfinirlo con le misure dei tavolini, occorre ridargli la cedolare secca. Io sono per i privati, la sinistra invece li teme perché non li controlla”. Un fiume di applausi.

Tutto farcito con battute sagaci, non cattive, degne di un affabulatore, “un vero trascinatore” sintetizza la signora di periferia che gli manda baci.

“Hanno chiesto alle sardine un commento su di me - racconta lui - Non hanno idee se non che Salvini rompe le balle”. E poi Virgina Raggi: “Dice che io sono un chiacchierone, lei invece sembra stare a Madonna di Campiglio perché ora si è inventata per il traffico di Roma le funivie”. La folla esplode. Una stoccata al segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti: “Lo trovi ovunque, tranne che alla Regione Lazio dove prende lo stipendio”.

La forza di Salvini è che dice quello di cui soprattutto tanti romani ribollono, in particolare rivolto a quella gente di periferia disgraziata che vive senza riscaldamento, con l’acqua che cola dal soffitto, senza ascensore, tra la mala, lo spaccio e i Rom. Ma Matteo parla anche alla borghesia dei quartieri alti, promette cura e sicurezza, ascolta dirigenti di aziende partecipate, presidenti di ordini di medici, ingegneri, rappresentanti di associazioni di categoria venuti a presentargli criticità e soluzioni. Una squadra per Roma 2021 pronta a vincere. “Per me il sindaco per Roma deve essere bravo, perché fin qui l’inadeguatezza ha fatto danni”, annuncia. Ma la gente acclama: “Fai tu il nome!”. E lui rincara: “Vince la squadra, no ai personalismi, anche se un’idea io ce l’ho”. “Ma quando votiamo?”, gli urlano dal fondo della sala. “Fosse per me anche domani. Sogno un’Italia diversa fondata sul lavoro, la bellezza e la ricchezza”, risponde ed è standing ovation.

Come si fa a dire che Matteo Salvini sia in crisi di consenso, che nella hall fanno la fila per tesserarsi! Il popolo di Salvini è l’altra Italia delle fake news, delle strumentalizzazioni mediatiche, la maggioranza scippata che non solo ha trovato un leader ma è leader con lui. Fin qui tutto alla grande.

Poi, però, parlando di sanità, con gli ospiti esperti che avevano sollevato il problema delle liste di attesa, delle strutture e dell’innovazione, Salvini prende l’argomento a modo suo e compie una delle sue virate spericolate, il suo avvitamento mortale e se ne esce con una delle sue trovate mozzafiato, come il citofono per intenderci, destinata a sollevare uno tsunami di polemiche, di proteste e a gettare benzina sul femminismo sinistro e sul mainstream dei compagni. Dice Salvini alla lettera: “ Molti stranieri hanno preso i nostri ospedali come il bancomat sanitario e si parcheggiano lì per ogni sciocchezza. Ho parlato con alcune infermiere che mi hanno riferito di donne che si sono presentate per sei interruzioni di gravidanza di fila. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale, è giusto che sia la donna a scegliere per sé e per la sua vita, però i Pronto soccorso italiani non sono la soluzione per uno stile di vita incivile”. Attimo di panico.

Poi il pubblico si alza in piedi, applaude, acclama e scandisce “vai forte, non ti fermare Capitano”. Arrivano subito le reazioni di Zingaretti (“Giù le mani dalle donne, Salvini”) e con lui il femminismo mediatico e il cerchio gay. Ma perché, difendere sei aborti di fila è tutelare le donne? Al Palacongressi inizia la lunga interminabile fila, almeno mille persone, due ore e più per un selfie con Matteo, per toccarlo, un bacetto; la bella ragazza, il giovanotto, la signora d’età, la coppia con la bimba, la disabile, il gruppo di fans, mentre lui disponibile e cordiale ha una parola per tutti, un abbraccio e una promessa: “Io non mollo!”.

Aggiornato il 17 febbraio 2020 alle ore 17:04