Conto alla rovescia

Quanto pensate che possano durare ancora, due-tre mesi, forse poco più o poco meno, ma il destino li aspetta al varco e per quante unghie e denti abbiano per aggrapparsi al potere e alle poltrone non riusciranno a camuffare le lotte e le disgregazioni interne che li divorano. A partire dai peones in cerca di futuro, per i quali oramai l’obiettivo non è più il 2023 ma il dopo, perché se è vero che tenendo duro possono resistere fino al termine della legislatura, è altrettanto vero che restando dove sono, finita l’esperienza, torneranno per sempre nel nulla.

Vale soprattutto per i grillini, figuriamoci poi se fosse confermata la riduzione dei parlamentari, restando nel Movimento infatti da centinaia diventeranno decine sempreché nel frattempo non scompaiano del tutto, ecco perché per loro il problema vero è il dopo 2023. Insomma i peones sanno bene che solo altrove potrebbero garantirsi la continuità parlamentare, ma per farlo servirebbero scelte in grado di mandare sotto l’attuale maggioranza, mettere in crisi il Governo e spingere il paese a un nuovo voto.

Ed è proprio intorno a questa riflessione che a partire dal senato il Governo Conte rischia ogni giorno di più, oramai si tratta di numeri in cifra singola, basta una virgola per andare sotto e l’odore della crisi ad ogni votazione è sempre più forte. Ma se ciò non bastasse a certificare l’assoluta debolezza dell’esecutivo, c’è il resto, dalla prescrizione alle concessioni, ai decreti sicurezza, al voto sulla nave Gregoretti, alle alleanze regionali e soprattutto al conto di una Finanziaria folle che ad aprile si dovrà correggere con una nuova manovra.

Perché sia chiaro dopo la trimestrale di marzo verrà a galla tutta l’ipocrisia previsionale e contabile di una finanziaria che non torna, dal Pil che è sottozero, al flop del reddito, alla spesa improduttiva, ai consumi in retromarcia, all’occupazione in discesa, al resto delle scelte scriteriate giallorosse. Insomma, ci ritroveremo con un fracco di tasse aggiuntive, una serie di controlli e di persecuzioni da Stato di polizia, con vincoli e limitazioni all’impresa, con l’incubo dell’Iva da sterilizzare nuovamente, gli oboli elettorali da coprire e col Paese in decrescita felice, roda da matti.

Per farla breve nessun provvedimento servirà a migliorare la crescita, ma al contrario aumenterà l’esasperazione dei contribuenti per l’amministrazione, come se non bastasse la guerra in corso, dilaterà la spesa pubblica, mortificherà la voglia di fare e creerà disparità fra cittadini con i bonus. Eppure a sentirli i geni del governo, questa manovra avrebbe dovuto spingere la crescita e i consumi, fare equità e pacificazione, aiutare il sud, risolvere la crisi, insomma salvare l’Italia dal disastro del Papeete, roba da marziani.

Certo si attaccheranno al coronavirus, diranno che l’emergenza sanitaria mondiale ha inferto un colpo basso all’economia, troveranno ogni motivo pur di non ammettere le scelleratezze di una manovra tasse e manette che nulla aveva di sviluppo, stimolo e semplificazione per l’impresa. Ecco perché diciamo che ammesso che ci arrivino, ad aprile, quando la realtà dei conti, del Pil, del debito e della spesa piomberà sul bilancio del Paese obbligando ad una correzione, nella maggioranza si aprirà la guerra delle guerre per accusarsi reciprocamente delle scelte fatte.

Usciranno fuori le vendette incrociate, il fuoco amico, il risentimento di Matteo Renzi verso Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti, quello dei grillini contro Luigi Di Maio, quello di Dario Franceschini contro Renzi e perfino quello delle Sardine contro se stesse e quella parte del Partito Democratico che le ha strumentalizzate sull’Emilia-Romagna. Uscirà fuori l’incapacità e la presunzione di Conte e di Gualtieri, perché passare dalla filosofia all’economia è stato un azzardo, lo sgretolamento finale dei grillini figli del nulla e dell’ignoranza, la voglia di Renzi di vendicare una volta per tutte l’impallinamento che gli fece il suo partito.

Verrà a galla la ragione per la quale questo Governo non avrebbe mai dovuto nascere e per la quale invece metterlo al mondo è stato un colpo al sentimento popolare, un’offesa all’intelligenza della gente, uno sgambetto alla fiducia del Paese, allo sviluppo della nostra economia e così sia.

Aggiornato il 04 febbraio 2020 alle ore 15:23