La geopolitica futura di Xi e Putin

Vladimir Putin e Xi Jinping? Due futuri sposi sodali destinati a collocarsi tra Marco Polo e Machiavelli. Per capire la dislocazione attuale dei pezzi con i quali Cina e Russia si muovono sullo scacchiere globale, le loro strategie e mosse future, compatibilmente con le rispettive politiche geostrategiche, occorre incrociarne i rispettivi interessi con le due risorse che saranno determinanti per il mondo di qui al 2050, ovvero petrolio e autostrade digitali. Partiamo dal primo aspetto da cui rileva quella che potrebbe essere una divisione dei ruoli tra Cina e Russia per lo sfruttamento delle risorse energetiche planetarie. Queste ultime sono compartimentabili in altrettante aree di influenza non interagenti tra di loro quali: l’Asia continentale e l’Africa da un lato; il Medio Oriente dall’altro. Per capire, è sufficiente analizzare il grafico delle grandi vie di terra e di mare in cui si articola la “Road and Belt Initiative” (R&BI) di Pechino per lo sfruttamento delle risorse minerarie e del petrolio, che passa per i giacimenti petroliferi e di gas più ricchi del pianeta dislocati negli “Stan-States” (le ex repubbliche sovietiche Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan), agganciandosi poi all’Africa e soprattutto ai Paesi strategici del Continente Nero, ricchissimi in materie prime,.

Il disegno di Xi è chiarissimo: assicurarsi attraverso i giganteschi investimenti statali in infrastrutture, previsti dalla R&BI, l’approvvigionamento energetico per i prossimi trenta anni in modo da sostenere il tasso attuale di crescita economica cinese. Quello di Mosca e di Putin invece lo è molto meno. Ma una cosa è chiarissima: a perdere in ogni caso sarà solo l’Europa di Bruxelles. Mosca, infatti, essendo una autocrazia, può impiegare a suo piacimento l’enorme forza militare e diplomatica di cui oggi dispone per fare essenzialmente due cose: proteggere le sue pipelines che portano il gas nel Vecchio Continente, al quale rendere contestualmente problematico il relativo, vitale approvvigionamento petrolifero. La Russia, infatti, ha interesse ad alimentare i conflitti regionali tra Islam sunnita e sciita, sostituendosi gradualmente all’America isolazionista (e ormai energeticamente indipendente!) come protettore di Israele. Le mosse di Putin in tal senso non lasciano dubbi: basta analizzare le sue condotte divisive che vanno dal sostegno al libico Haftar, fino alla tutela regionale della componente sciita che ha le sue roccaforti in Iran, Iraq, Siria, Libano (la scelta di campo è chiara: la minaccia più grave del terrorismo islamico che ha colpito in territorio russo viene dalla componente sunnita e cecena in particolare). Tutto ciò accade in generale perché l’Europa anziché puntare tutte le sue carte tecnologiche sul nucleare sicuro non trova la forza per investire migliaia di miliardi di euro nell’accelerazione della fusione nucleare e delle relative centrali. Ma ci sono ben altri aspetti molto più sconvolgenti di questo inevitabile matrimonio Russia-Cina.

Il primo è quello della colossale esperienza che Pechino, Nazione unica al mondo, ha sviluppato nei campi della costruzione rapida di mega infrastrutture regionali di trasporto (alta velocità, autostrade, etc.), impianti industriali di ogni tipo, cantieristica, avionica, aerospaziale e soprattutto digitale. Ad esempio: come mai la Cina arriva prima di tutti nel 5G? Perché l’autocrazia di Xi è innanzitutto un regime fondato sul Surveillance State. Attualmente, centinaia di milioni di telecamere controllano più di un miliardo di persone (assegnando crediti sociali in positivo e negativo ai suoi cittadini!) e con il 5G questo potere pervasivo del Grande Fratello cinese sarà potenziato enormemente, dando la possibilità a Pechino di nutrire e sviluppare i suoi algoritmi che pescano comportamenti devianti e profilano ogni cittadino cinese grazie all’utilizzo di sterminati serbatoi di Big Data la cui efficienza si colloca già a una distanza incolmabile per l’Occidente e la Russia.

Ora, si capisce benissimo qual è l’altro aspetto strategico del futuro gioco planetario: l’interscambio Cina-Russia tra know-how digitale, costruzione di grandi infrastrutture, impianti industriali e dorsali informatiche, da un lato, e materie prime dall’altro. Pechino possiede oggi l’assoluta supremazia sui primi aspetti, mentre nell’ultimo caso Mosca ha immense risorse intatte e giacimenti da sfruttare sul suo sottosuolo. Entrambi possiedono conoscenze molto avanzate nella componente spaziale (lanciatori e tecnologia per la messa in orbita di satelliti e stazioni orbitali): già da oggi, se scatenassero uniti un attacco missilistico massivo (la Russia ha il primato assoluto per i vettori supersonici che passerebbero indenni le difese antimissili!) contro la rete di satelliti occidentali accecherebbero l’intero sistema di comunicazioni e di guida dei droni e degli aerei militari, nonché tutte le comunicazioni via terra dei vari reparti degli eserciti di Europa e Usa. In questo caso, come si può ben capire, la deterrenza nucleare varrebbe zero! Invece, noi di che cosa continuiamo a parlare? Di… citofoni. Sia pace all’anima nostra!!

Aggiornato il 03 febbraio 2020 alle ore 12:52