Fdi, Meloni “difende” Orbán: “Ha vinto libere elezioni in Ungheria”

lunedì 3 febbraio 2020


Giorgia Meloni si schiera con Viktor Orbán. Nel giorno in cui l’Assemblea politica del Partito popolare europeo è chiamata a decidere sull’espulsione di Fidesz, il partito del primo ministro ungherese, la leader di Fratelli d’Italia compie una scelta di campo e “difende” il premier sovranista. Intervistata da SkyTg24, la Meloni sostiene che “da noi Orbán viene sempre raccontato come una specie di mostro. Ma ricordiamoci che è il capo di governo di un Paese dove è stato riconfermato con libere elezioni con oltre il 50 per cento dei voti”.

Per la leader di Fdi, “la Ue ha aperto la procedura sull’Ungheria perché il Parlamento europeo è indispettito dal fatto che lui difenda la sua sovranità davanti alla Ue. Ma quella è gente che ha combattuto contro l’Unione sovietica. Condivido – ribadisce – tutto quello che ha fatto in materia economica, a partire dalla Flat tax al 15 per cento, quello che dice sulla necessità di difendere l’identità ungherese e europea e di contrastare una immigrazione incontrollata. Se è un mostro, vi comunico che con Orbán ci va la Merkel, stanno assieme nel Ppe...”. Peraltro, sempre oggi, la Meloni vedrà Orbán a Roma, al Grand Hotel Plaza della fondazione National Conservatorism, alla presenza del polacco Ryszard Legutko, co-presidente, insieme a Raffaele Fitto, dei Conservatori e riformisti all'Europarlamento.

Ad ogni buon conto, è probabile che l’Assemblea politica del Ppe decida di non decidere. Pare che possa essere questa la posizione maturata dal presidente del Partito popolare europeo Donald Tusk, dopo aver ascoltato la relazione dei “tre saggi” – l’ex presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, l’ex cancelliere austriaco Wolfgang Schussel e l’ex presidente dell’Europarlamento, Hans-Gert Pottering – incaricati dal partito di preparare una valutazione su Fidesz. Con la scelta di rinviare a data da destinarsi la decisione sul destino di Orbán, il Ppe punterebbe così a concedere più tempo – data l’assenza di progressi sui principali punti critici – per cercare di arrivare in futuro a una soluzione condivisa. Optando per la sospensione “sine die”. Il Ppe eviterebbe una spaccatura interna tra i partiti del Nord Europa, orientati per cacciare Orbán dal partito, e quelli del Centro e del Sud Europa – in particolare Forza Italia, il Partido Popular e Les Républicains – che sono invece contrari alla sua espulsione.


di Manlio Fusani