Franceschini: “Non c’è spazio per la ‘terza via’ grillina”

Dario Franceschini immagina un bipolarismo con il Pd da una parte e la Lega dall’altra. La cosiddette “terza via” sognata da Luigi Di Maio è stata archiviata dalle Regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Il Movimento cinque stelle è letteralmente evaporato. Ma secondo il plenipotenziario dem nel governo giallorosso i grillini non hanno più alibi. O di qua di là. La “terra di mezzo” nella politica italiana non è più praticabile.

Secondo il ministro della Cultura, intervistato dal Corriere della Sera, “I 5 stelle hanno bisogno di tempo. Tuttavia è necessario costruire un campo di forze riformiste che, per usare un lessico da Prima Repubblica, richiami a una sorta di Arco costituzionale”. Il capo-delegazione del Pd al governo, parlando di legge elettorale, sottolinea: “L’idea che il bipolarismo sia figlio del maggioritario e che il proporzionale sia il suo nemico, è smentito dalla storia italiana, e con l’avvento del maggioritario, al quale pure credemmo convintamente, siamo finiti nella frammentazione, nei ribaltoni, nelle coalizioni disomogenee. In realtà, il motore di tutto è l’azione politica. E ritengo che il proporzionale con uno sbarramento al 5 per cento semplificherà ulteriormente il quadro. E porterà a un bipolarismo di fatto Lega-Pd, ognuno con i propri alleati che avranno superato lo sbarramento”.

L’analisi parte dal voto regionale. Per Franceschini, Matteo Salviniè al suo secondo errore in pochi mesi, e questo fa pensare che ne commetterà altri. Ma non vorrei che da un eccessivo pessimismo passassimo ad un eccessivo ottimismo”. E ai Cinquestelle ricorda che il risultato “sgombra il campo da un dubbio, e cioè che in Umbria fossero andati male perché si erano coalizzati con noi. Ora hanno corso da soli e l’esito è stato peggiore. È chiaro che il problema non è l’alleanza. In questa fase – aggiunge –il Pd non deve avere tentazioni egemoniche né l’istinto dell’auto-sufficienza: in tal senso l’operato inclusivo di Nicola Zingaretti è intelligente”.

Il fronte grillino è chiamato ad una scelta di campo non più rinviabile. All’appello di Franceschini risponde l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, dimessosi a fine 2019 e approdato al gruppo misto. “Ora – sostiene dice in un’intervista al Mattino – ci sono le condizioni per imprimere una svolta ecologista al Governo Conte. Il Movimento cinque stelle scelga il campo progressista tornando ai valori originari. Vedo che in tanti a partire dal segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti parlano di fase due. Lo stesso presidente del Consiglio lo dice, mi auguro quindi – afferma – che ci siano misure coraggiose su sviluppo sostenibile e formazione, con investimenti nel capitale umano del nostro Paese ovvero università, scuola e ricerca”.

Quanto al M5s, “soffriva da tempo di tante criticità, dalla mancanza di struttura che ha portato all’abbandono dei territori fino alla mancanza di coerenza su valori originari come ambiente e giustizia sociale. Ora, dopo questa ovvia e ripetuta débâcle elettorale – aggiunge – spero si possa aprire una fase nuova per recuperare i valori, scegliere il campo progressista e tornare al programma del 2018, quando promettevamo 15 miliardi in più per scuola e ricerca”. Sottolinea poi che c’è spazio per una nuova forza ecologista, “il Pd stesso può migliorare interagendo con una forza chiaramente ambientalista e di giustizia sociale. C’è un grande vuoto, l’ecologia moderna: in tutta Europa si affermano i partiti con questa ispirazione mentre l’Italia è un’eccezione”.

Aggiornato il 29 gennaio 2020 alle ore 13:35