Houston, abbiamo un problema

Aggancio fallito e alle Regionali ognuno per sé e Dio per tutti. Con il voto di Rousseau sulla corsa autonoma dei grillini in Emilia-Romagna e Calabria si è consumato il divorzio politico più letale della storia recente. Per il Movimento 5 Stelle sarà la conferma dell’estinzione in corso, per il Partito Democratico una spada di Damocle imprevista in una campagna elettorale che, specialmente in Emilia, potrebbe davvero frantumare definitivamente la maggioranza che sostiene Giuseppe Conte.

Verrebbe da dire: ben gli sta, chi è causa del suo mal pianga se stesso. In fondo l’alleanza messa in piedi ipocritamente al solo scopo di impedire che col voto vincesse il centrodestra, era ovvio che fosse destinata a sbriciolarsi rapidamente. Del resto l’opportunismo e la spregiudicatezza in politica hanno sempre un prezzo elettorale, sia perché gli italiani oramai capiscono velocemente i giochi di potere cinici e sprezzanti della volontà popolare, sia perché l’avidità si trasforma spesso in autolesionismo. Tanto è vero che aver sfidato la logica della democrazia che dopo la crisi di agosto in un Paese normale avrebbe portato direttamente al voto, si sta trasformando in una Beresina dall’esito se possibile peggiore di quella napoleonica, soprattutto in Emilia.

Sia chiaro, i numeri della gara tra Stefano Bonaccini e Lucia Bergonzoni danno un testa a testa, dunque la partita è tutta da giocare, ma il mancato aggancio fra grillini e Pd nella terra dei tortellini potrebbe rivelarsi fatale per il risultato finale. Ecco perché diciamo che l’ipocrisia e l’avidità non solo non pagano ma generano nell’elettorato una reazione opposta di fronte alla spudoratezza della proposta; infatti, dalla nascita di questa alleanza indecorosa, i sondaggi puniscono i postcomunisti e ancora di più i grillini. Oltretutto, con i guai che stanno combinando da quando sono al governo del Paese, la gente è pronta a fargli pagare elettoralmente sia il conto e sia le spese. Insomma, per i giallorossi pensare di farla franca è demenziale. Solo il vizio intellettuale della sinistra può far credere che l’elettorato sia del Pd che dei grillini dimenticasse i giuramenti di Nicola Zingaretti, gli insulti su Bibbiano di “Giggino”, per non parlare di Matteo Renzi e Conte, ancora di più di fronte a una Finanziaria fiscalmente persecutoria.

Infatti, con l’assegnazione agli enti locali di poteri speciali in materia di riscossione, altro che i pieni poteri di Matteo Salvini, si metteranno con le spalle al muro i cittadini, con l’aggravante che la libertà di aliquote massime e l’accorpamento fra Imu e Tasi si tradurrà in una mazzata sui residenti. Insomma, le Regionali saranno la cartina tornasole sulle promesse fatte alla gente tanto dal Pd quanto dai grillini sia prima dell’alleanza di governo e sia sulla sua giustificazione dopo. Qui non si tratta solo della bufala sulla sterilizzazione dell’Iva, che oramai hanno capito tutti, si tratta di una serie di misure a metà fra Torquemada e Vysinskij, tra Caienna e Lubjanka, alla faccia della democrazia, del garantismo, della libertà e dei diritti dei cittadini contribuenti.

Certo viene rabbia a ripensare alla campagna elettorale del 2018 quando Matteo Renzi e Luigi Di Maio si scagliavano contro Equitalia e contro i suoi poteri persecutori e vessatori, quando promettevano che l’avrebbero chiusa e cambiato tutto per battezzare finalmente il fisco amico. Quando garantivano di eliminare la usurarietà delle multe, delle sanzioni e dell’aggio, per ristabilire un confronto collaborativo, alla pari, fra amministrazione e contribuenti. Che faccia di bronzo ci vuole oggi a fare esattamente il contrario con l’articolo 96 della legge di bilancio. Gente da teatro, con la differenza che nell’avanspettacolo prima si paga e poi ci si diverte, mentre questa alleanza prima si diverte prendendo in giro i cittadini e poi paga e pagherà caro, eccome.

Aggiornato il 22 novembre 2019 alle ore 10:56