AlcerlorMittal, indotto: “l’azienda non ci paga”

La situazione dell’ex Ilva non si sblocca. Le portinerie dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto sono ancora presidiate, per il quarto giorno consecutivo, dalle aziende dell’indotto che rivendicano il pagamento delle fatture. Ieri sera la multinazionale, attraverso l’ad Lucia Morselli, aveva comunicato ai sindacati di aver pagato per intero tutti i fornitori strategici e al 70 per cento, tra pregresso e in corso, i 163 fornitori degli autotrasportatori, ma le imprese sostengono di non aver ricevuto ancora alcun bonifico. E quindi la protesta prosegue e potrebbe inasprirsi con il blocco totale dell’attività del siderurgico se entro mezzogiorno non saranno fornite le necessarie garanzie. I crediti vantati ammonterebbero complessivamente a 60 milioni di euro. Gli autotrasportatori, a quanto si apprende, stanno preparando una controproposta da presentare all’azienda.

Intanto, i pm milanesi, che indagano sulla crisi della multinazionale dell’acciaio, dovrebbero depositare tra domani e lunedì prossimo, giorno di scadenza dei termini, il loro atto di intervento nella causa civile nata dalla richiesta del gruppo franco-indiano di sciogliere il contratto d’affitto degli stabilimenti siderurgici italiani e contro il quale i commissari hanno presentato un ricorso cautelare d’urgenza. Ricorso che verrà discusso dal giudice Claudio Marangoni, che è anche presidente della sezione specializzata in materia d’impresa, mercoledì della settimana prossima. Da quanto si è saputo, la Procura scenderà in campo a sostegno di quanto hanno indicato i commissari nel loro ricorso, in particolare per quanto riguarda il magazzino ‘svuotato’ e il notevole assottigliamento degli ordini.

I pm, da quanto si è appreso, sono intenzionati a sostenere e affiancare il ricorso dei commissari, con al centro il “depauperamento” dell’ex Ilva da parte di ArcelorMittal, inserendo nell’atto anche i primi riscontri delle indagini effettuate in questi giorni con perquisizioni, sequestri di documenti e materiale informatico. E anche audizioni di persone informate sui fatti, tra cui dirigenti amministrativi e commerciali del gruppo franco-indiano.

Ieri è stato ascoltato in Procura Steve Wampach, general manager del gruppo franco-indiano e direttore finance di ArcelorMittal Italia. I comportamenti di ArcelorMittal per perseguire l’illegittimo intento di sciogliere il contratto d’affitto dell’ex Ilva, stando al ricorso dei commissari, sono stati programmati per recare il maggior possibile livello di devastante offensività”. Un’ipotesi, quella della pianificazione della crisi del polo siderurgico da parte del gruppo franco-indiano, su cui lavorano da giorni anche i pm.

Nell’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza e coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, vengono ipotizzati i reati di distrazione di beni dal fallimento e di aggiotaggio informativo (oltre ad un fascicolo autonomo per omessa dichiarazione dei redditi su una società lussemburghese di ArcelorMittal). Gli inquirenti stanno cercando di capire se i manager del gruppo abbiano o meno svuotato le casse e il magazzino dell’ex Ilva “pilotando una crisi” per recedere dal contratto e ‘uccidere’ così un concorrente della stessa multinazionale e andarsene dall’Italia.

Aggiornato il 21 novembre 2019 alle ore 13:02