Il potere legislativo

Il potere legislativo, da non confondere con quello giudiziario, è uno dei tre poteri costituzionali ed è preposto, come dice la stessa parola, alla formulazione delle leggi che sono competenza dei deputati e dei senatori. Invece, nel caso in cui si tratti di decreti, entra in ballo il potere esecutivo che compete al Governo. Leggi e decreti, specialmente da noi, sono degli oceani di articoli e commi così aggrovigliati che possono portare ad “annegare” anche il più esperto dei nuotatori. A tutto ciò, si aggiungo gli ulteriori oceani delle infinite norme e delibere, sempre aggrovigliate, formulate dalle altrettanto infinite istituzioni periferiche locali. Forse sarebbe opportuno che insieme ai servizi che lo Stato dice di offrire, si aggiungessero delle “bombole d’ossigeno” per garantire il respiro nelle innumerevoli occasioni in cui si è sommersi dai descritti oceani.

La legge vieta di denigrare l’operato delle istituzioni, ma la democrazia consente la libertà d’opinione e, pur senza dimenticare l’educazione e il buon senso, un cittadino dovrebbe poter criticare liberamente il comportamento delle istituzioni, almeno quando queste dovessero risultare costrittive, prepotenti e magari anche “altro”. Sembra che però la legge intenda il buon senso e l’educazione come una sorta di censura alla critica; insomma, ci si può lamentare solo in modo generico e molto prudente. Per esempio, si può asserire che le istituzioni non sappiano interpretare sempre al meglio i bisogni del popolo, ma se invece ci si permette di asserire dei “vizi” più specifici e gravi, allora è reato; ma la verità è la verità oppure è solo la verità permessa?

Tentare d’imbavagliare, mettere a tacere o burlarsi del malcontento popolare, è ben diverso che tentare di rispettarlo e ridurlo; inoltre, riconducibile a una legge della scienza fisica, il malcontento represso è come un generatore di pressione che, prima o poi, porta allo scoppio. Per umiltà e saggezza, occorre ricordare che l’essere umano è perfettibile e che pertanto non è in grado di produrre nulla di perfetto; ciò riguarda anche la formulazione di leggi, decreti e norme. Le regole sono necessarie per l’ordine e l’organizzazione della società, ciò però non comporta che esse siano sempre e comunque degne di “deificazione”.

Talvolta, l’istituto della legiferazione sembra rivelare una sorta di allontanamento dal concetto comune di equità e impone un insieme di cavilli che, non raramente, impigliano la stessa giustizia in una specie di ragnatela. Si può sospettare che ciò derivi da un certo smarcamento del legislatore dalla meta del bene comune? Si può sospettare che talvolta prevalga il fine di generare inganni per garantire la longevità di certa prepotenza al potere? Credo d’aver espresso del malcontento con educazione e se detto malcontento fosse fotografia di verità, allora si confermerebbe giusto il non intendere la legge infallibile come Dio.

Aggiornato il 21 novembre 2019 alle ore 10:18