Il disagio della democrazia individualista

Emanuele Filiberto di Savoia, nello svelare come il suo messaggio, divenuto “virale” sui social, sia stato una pubblicità di una serie sulla Casa reale britannica, si dice preoccupato del profondo disagio che testimonia la serietà con cui è stato preso.

Autore di un molto serio commento su queste colonne, ritengo la cosa serissima per la Destra Liberale. Il disagio da egli sentito si sente non solo in Italia ma in tutte le repubbliche rappresentative, a cominciare dagli Stati Uniti di Donald Trump e dalla Francia di Emmanuel Macron. Non si sente nella Federazione Russa perché in Vladimir Putin i russi hanno trovato una risposta molto russa: un “piccolo padre”. La questione è l’arrivo al capolinea della democrazia radicale, individualista, elettoralista dell’una testa un voto, e basta. Il sistema che genera un personale politico miope in quanto, per mirare alla permanenza nel potere, vede solo da oggi alle prossime elezioni, e dell’insufficienza dei sondaggi demoscopici. Ciò è arrivato al punto di mandare in soffitta il nucleo del liberalismo, i diritti umani. Se viene commesso un delitto efferato, ad esempio, ed i sondaggi rilevano una maggioranza a favore della reintroduzione della pena di morte, i rappresentanti politici si schierano subito con la folla mediatica. In queste condizioni, però, si ragiona solo sul breve periodo, mentre le questioni di fondo sono di lungo e talora di lunghissimo periodo. Le questioni, ad esempio ambientali, geopolitiche, culturali profonde, i conflitti tra civiltà, richiedono una visione. La storia d’Italia lo rileva.

Tra il tracollo dell’Impero romano in Occidente ed il Risorgimento c’è un solo Stato in Italia che ha avuto esistenza nazionale ed internazionale: Venezia. Per la sua struttura aristocratica, in quanto le cariche in quello Stato furono tutte elettive e temporanee, ma le principali in seno all’aristocrazia, le amministrative tra cittadini originari. Si ricoprivano in virtù della posizione non del singolo ma della famiglia. Perpetuare il ruolo d’una famiglia in vista del futuro, e non del breve periodo, genera questa visione.

Non si può, è chiaro, rinunciare alla democrazia per libere elezioni, ma occorre un correttivo, una rappresentanza, accanto a quella dei cittadini come individui, delle famiglie come corpo sociale. Questo intuì Salvador de Madariaga. Per questo quel messaggio ha, per tanti, interpretato un disagio: la percezione, magari inconscia, non solo dell’insufficienza, ma, a questo punto, del disastro delle democrazie rappresentative individualiste. Questa è una questione naturale per la Destra Liberale, il nucleo della sua battaglia non sono gli interessi privati, ma il ripensare la rappresentanza, e per questo è bene che quel messaggio venga preso sul serio, a cominciare dal Principe.

Aggiornato il 19 novembre 2019 alle ore 11:06