Finalmente una commissione contro l’odio e l’intolleranza!

Quali sono stati i motivi per cui il centrodestra si è astenuto in merito alla creazione di una “Commissione contro lodio e lintolleranza”? La risposta più chiara e riassuntiva è stata fornita da Lucio Leante proprio qui su L’Opinione delle libertà il 5 novembre scorso: una simile commissione avrebbe rischiato di trasformarsi in un illiberale organismo di censura politica, introducendo dei reati di opinione in nome della lotta allodio e al razzismo”. Infatti, partendo “da principi universalmente condivisi come la ripulsa dell’odio razzista o l’odio antisemita, usando “come paravento un personaggio universalmente rispettato e simbolo di quella ripulsa”, la commissione avrebbe poi potuto allargare “a dismisura il campo fino a comprendere una vasta gamma di opinioni scorrette ritenute sospette di una generica ‘intolleranza’ e di una quasi altrettanto generica “istigazione allodio nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di caratteristiche quali letnia, la religione, la provenienza, lorientamento sessuale, lidentità di genere...”.

Certamente, un simile scenario non solo non poteva e non può essere escluso, ma è anzi molto verosimile; così come non si può affatto escludere che, almeno nelle intenzioni di alcuni deputati che l’anno sostenuta, la commissione dovesse servire proprio a questo. Tuttavia, pur essendo vero che, quando i reati d’opinione sono definiti in maniera piuttosto generica, vi è sempre il rischio che possa essere accusato “chiunque non sia perfettamente ligio ai dettami del pensiero unico politicamente corretto”, è altrettanto vero che i processi alle intenzioni non sono mai molto eleganti, nemmeno quando prospettano intenzioni verosimili.

Certo, la commissione avrebbe potuto deliberare, per esempio, che fosse accusato di istigare all’odio razziale chi è contrario ad una politica di immigrazione irregolare illimitata; così come è vero che a decidere sempre cosa è lecito dire e cosa è invece manifestazione d’odio o d’amore sarebbe stata sempre “una maggioranza politica nella Commissione straordinaria”, che quindi avrebbe potuto essere usata per svolgere una sorta di censura politica.

Tuttavia, proprio l’insieme di queste ragioni non solo avrebbe dovuto indurre tutti i liberali a votare a favore dell’instaurazione della commissione, ma dovrebbe ancora oggi spingerli a prendervi parte attivamente e convintamente. Infatti, sebbene la commissione possa essere stata votata, almeno da alcuni, per le finalità sopra menzionate, e sebbene possa in effetti determinarsi una maggioranza al suo interno portata a pretendere di assumere funzioni censorie verso tutto ciò che non è politically correct, essa può fornire un’occasione preziosa per mettere in discussione ciò che i proponenti, proprio in quest’ottica, darebbero per scontato: ovvero che gli odiatori più tenaci e cronici siano solo di una parte politica, e che l’altra sia invece giustificata ad insultare e odiare.

In realtà, infatti, gli odiatori e gli intolleranti provengono da tutte le parti, e spesso ciò che cambia sono solo gli scenari ideologici in cui l’intolleranza o il razzismo si manifestano. Per questo motivo, una simile commissione potrebbe consentire finalmente un confronto un po’ più approfondito di quanto non è possibile fare di solito nelle sedute delle due camere su questi temi fortemente divisori. Oltre all’esigenza di garantire il rispetto per i diritti di ogni cittadino, anche quando faccia parte di minoranze esigue, come in ogni stato liberaldemocratico; e oltre alla condanna verso ogni forma di razzismo e di antisemitismo, tutte questioni sulle quali non dovrebbero esserci motivi di disaccordo, si potrebbe, entrando un po’ più nel merito delle questioni, domandare se non si configuri invece come una posizione di odio razzista l’aver fatto arrivare da noi tante persone di colore, attraendole qui con false speranze, per poi farle vivere in condizioni di sostanziale schiavitù, così come è a lungo avvenuto e come ancora avviene.

Ma non solo. I liberali all’interno della commissione potrebbero, per esempio, sollevare anche la seguente questione: è un dato di fatto che in Italia risieda da tempo la persona più processata e più assolta della storia dell’umanità. Questa persona è stata a lungo presidente del Consiglio, ha guidato e guida una delle più importanti aziende italiane, ha goduto della stima e dell’amicizia di numerosi politici, artisti, giornalisti, persone del mondo dello spettacolo ed è stato inviso a molti altri. Indipendentemente da come si possa valutare il suo operato e la sua persona, la sua visione politica e anche il suo modo d’interpretare “l’essere liberali”, Silvio Berlusconi è stato davvero l’essere umano più processato e più assolto della storia dell’umanità, e questa circostanza potrebbe costituire almeno un indizio che i livelli d’odio prodotti nei suoi confronti abbiano superato quelli ragionevolmente tollerabili all’interno di qualsiasi comunità democratica. Certo, nessuno è al di sopra della legge, e anche Berlusconi, come chiunque, potrebbe essere sospettabile di essere il peggior delinquente della storia, ma si comprende bene come l’esorbitante numero di processi da lui subito, e quello altrettanto esorbitante delle assoluzioni, possa far sorgere in molti, inclusi coloro che non lo hanno mai votato, il legittimo dubbio che nei suoi riguardi ci sia stato un diffuso odio pregiudiziale, in grado d’innescare una vera e propria persecuzione politico-giudiziaria.

 Ma questi sono solo due esempi per far capire di quante questioni interessanti si potrebbe occupare una simile commissione. L’eventuale formazione, al suo interno, di una maggioranza volta a condannare tutto ciò che non è politicamente corretto non dovrebbe dunque preoccupare più di tanto: in primo luogo perché le maggioranze e le minoranze ci sono anche in parlamento, e questo non impedisce alle seconde di poter far valere le proprie ragioni che, quando sono giuste, possono avere ancor più risonanza di quelle della maggioranza; e poi perché le maggioranze nelle commissioni possono cambiare dopo nuove elezioni.

Oltre a partecipare attivamente alla commissione parlamentare proposta da Liliana Segre, i liberali potrebbero anche proporre, all’interno di una nuova commissione per la riforma costituzionale, d’inserire nella nostra Costituzione una formula come la seguente: “La Repubblica democratica italiana ripudia ogni forma di totalitarismo”. Certo, si potrebbe considerare questa precisazione pleonastica, perché il ripudio del “totalitarismo” è già implicito nel concetto di “Repubblica democratica”, ma poiché la nostra Costituzione condanna esplicitamente ogni ricostituzione del partito fascista, e qualcuno potrebbe ritenere che con ciò ammetta o giustifichi implicitamente altre forme di totalitarismo, per sgomberare il campo da possibili equivoci, già forieri di numerosi conflitti verbali e reali, potrebbe rivelarsi utile l’inserimento di una simile precisazione.

 In linea generale, dunque, non solo i liberali non hanno mai nulla da temere da commissioni parlamentari volte a vigilare sull’odio e l’intolleranza, ma dovrebbero esserne i primi promotori. Il dibattito che inevitabilmente in tali commissioni si accenderebbe non potrebbe che far bene alla vita parlamentare e al Paese. Gli odiatori più sistematici e assidui verrebbero inesorabilmente alla luce e tutti i liberali, di destra e di sinistra, non avrebbero che da guadagnarne. Ma soprattutto, rendendo pubblici i lavori della commissione, avrebbe da guadagnarne la coscienza civica e democratica degli italiani, che non sta in effetti godendo di buona salute.

 In tempi come questi, caratterizzati in tutta Europa da evidenti rigurgiti di neofascismo e neonazismo e da schiere di dimostranti che ritengono un loro diritto impedire con la violenza comizi e manifestazioni di chi non la pensa come loro, il far fronte comune contro la barbarie che incombe sulla civiltà occidentale dovrebbe essere avvertito da tutti i liberali, se non vogliono essere spazzati via o ridotti a supporto di forze politiche illiberali di opposte fazioni, come un’ineludibile priorità morale e politica.

Aggiornato il 18 novembre 2019 alle ore 17:26