Zingaretti ripropone lo Ius soli, Di Maio è “sconcertato”

Nicola Zingaretti rilancia lo Ius soli. Il segretario del Pd, nel suo discorso alla convention di Bologna sposta il partito più a sinistra e propone la modifica dei decreti sicurezza e una nuova agenda del governo giallorosso. Per il governatore del Lazio è necessario un “fisco redistributivo”. I messaggi zingarettiani sono rivolti ai pentastellati e ai renziani. Tant’è vero che la replica di Luigi Di Maio segna una distanza siderale dal Pd.

“Col maltempo che flagella l’Italia – commenta il leader M5s – il futuro di 11mila lavoratori a Taranto in discussione, qui si parla di Ius soli. Sono sconcertato”. Eppure, Zingaretti a Bologna ha chiarito che ha intenzione di costruire alleanze con i cinquestelle a livello locale e all’indomani dell’assicurazione di non avere “alcuna tentazione di staccare la spina al governo”.

Il segretario dem sembra voler fare superare al partito una sorta di sudditanza nei confronti del M5s. “Siamo il primo partito della coalizione nel Paese, anche se non in Parlamento”, rivendica Zingaretti, forte degli ultimi risultati elettorali. Basta insomma con il partito della sola responsabilità di governo e che non combatte fino in fondo per i propri valori e programmi. “Ci battiamo – attacca il segretario – perché al più presto si rivedano i decreti Salvini, dentro questo governo come scelta di campo. Ci batteremo con i gruppi parlamentari per far approvare lo Ius culturae e Ius soli. Certo che lo faremo”.

Zingaretti avverte gli alleati. “Faremo anche una legge per la parità salariale tra donne e uomini, ma per raggiungere l’obiettivo e non per mettere bandierine e avere un’intervista sui giornali”. Ma l’ex renziano Andrea Marcucci si unisce a Giorgio Gori nell’ammonire di “non fare un favore” ad Italia viva spostando il Pd troppo a sinistra e rinunciando alla vocazione maggioritaria. Intanto, l’assemblea del partito approva il nuovo Statuto, che sancisce tra l’altro la fine dell’automatismo segretario-candidato premier. Ma Zingaretti manda un messaggio proprio all’ex premier: “Non si illudano, chi combatte il Pd per rosicare consenso si scava la fossa per sé e per il centrosinistra”.

“Sarà un partito più aperto e partecipato”, promette Zingaretti, “avremo di nuovo un vero congresso con tesi contrapposte”, con maggiore peso dei circoli nella scelta della leadership. Solo 5 gli astenuti sulla riforma a fronte di 566 favorevoli. Unico contrario Dario Corallo, già candidato alla segreteria, secondo il quale “i big conteranno ancora di più: ci vogliono 4mila firme in 12 regioni per presentare un documento o una candidatura”.

Aggiornato il 18 novembre 2019 alle ore 16:52