Vizi privati e pubbliche virtù

Senza scomodare più di tanto Bernard de Mandeville e la sua “Favola delle api”, ci si può rendere conto di quanto tutto il mondo sia paese, e la storia della casa dell’ex ministro Elisabetta Trenta insegna. Sia chiaro, come finirà è tutto da vedere ma indipendentemente dall’epilogo che sarà, l’asino grillino è cascato ancora e dopo “rimborsopoli” e “parentopoli” un nuovo e suggestivo caso riempie la cronaca.

Insomma, è la vecchia questione della diversità della sinistra, della superiorità morale, dell’onestà strillata nelle piazze dai grillini, del rispetto dei sacrifici imposti ai cittadini. Si potrebbe fare un elenco sterminato del contrario e di quanto, per farla breve, la sinistra abbia predicato bene e razzolato male, di quanto da quelle parti l’ipocrisia regni sovrana a partire da quella intellettuale; di quanto tra il dire e il fare, tra i comunisti, ci sia stato il mare.

Del resto ci sarà pure un motivo se l’elettorato progressivamente li abbandona, come succede sempre di più coi grillini che poi postcomunisti sono: prendere in giro la gente, gli elettori, i cittadini, genera una reazione tanto evidente che conseguente. In fondo è la storia di questa maggioranza, nata sulla bugia e sullo spergiuro, nata sull’imbroglio verso gli elettori ai quali si era promesso esattamente l’opposto, salvo dimenticare tutto come fosse acqua fresca, pur di accroccare una alleanza che sa di tresca.

La prova del resto è nei fatti. In questi due mesi nessuna promessa è stata mantenuta né dai grillini e meno che mai dagli alleati. La Tav che per il Partito Democratico era un chiodo fisso è finita sul binario morto, come quota 100 e la riduzione delle tasse. Sull’Ilva, che per Luigi Di Maio era risolta, siamo al dramma nazionale. Per non parlare del “Reddito di cittadinanza”, attaccato da Matteo Renzi e Nicola Zingaretti quando erano all’opposizione, nemmeno sfiorato adesso dal governo di coalizione; oppure il Decreto dignità, considerato prima una iattura e oggi messo in soffitta per evitare la rottura.

Ecco perché diciamo che la sinistra predica bene e razzola male. Perfino sull’Iva c’è stato un imbroglio colossale, perché per non farci pagare le clausole dell’aumento bastoneranno di tasse alternative che, sommate insieme, saranno un conto maggiore della salvaguardia. Anzi peggiore perché le tasse alternative resteranno sempre mentre le clausole torneranno e addirittura più alte il prossimo anno, con il risultato che nel 2020 ci ritroveremo sulle spalle sia le tasse di questa Finanziaria e sia la salvaguardia Iva da sterilizzare oppure da pagare.

Eppure a proposito di ipocrisia e di pubbliche virtù, il Governo più di sinistra della storia insiste a garantire che il peso fiscale sarà minore; la solita tendenza ad imbrogliare, perché a conti fatti aumenterà, come la crisi e la disoccupazione specialmente in assenza di una soluzione sull’Ilva. Su Taranto infatti siamo al surreale, dopo aver tolto lo “scudo” in modo demenziale, si cerca di obbligare gli investitori a restare, per un verso riproponendo l’immunità che si era eliminata, per l’altro facendo circondare ArcelorMittal da magistratura, minacce, inchieste e diffide.

Insomma, solo la sinistra può pensare di attrarre capitali di rischio e operazioni industriali con la spada di Damocle delle manette, delle indagini penali, del fucile sulla schiena, roba che altrove gli investitori vengono accolti a braccia aperte; da noi succede con i barconi, i clandestini, lo ius soli.

Per farla breve, i cattocomunisti si preoccupano di dare assicurazioni e garanzie per gli arrivi incontrollati gestiti dagli sfruttatori, ma per chi rischia e investe nelle industrie minaccia fuoco e fiamme, ecco perché dall’Ilva all’Alitalia fino alla Whirlpool scappano tutti. È un Governo nato male e gestito peggio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, il comunismo non è stato mai libertà, sviluppo e democrazia, e cambiargli nome è stata solo ipocrisia.

Aggiornato il 18 novembre 2019 alle ore 09:57