Uno sguardo oltre il Muro

Chiunque, negli anni Settanta, abbia avuto modo di visitare la Germania dell’Est, sa bene in cosa consisteva un regime comunista. L’ingresso a Berlino Est dal Checkpoint Charlie, nonostante le attese per il ‘visa’, era abbastanza efficiente ma era l’uscita a porre problemi, non solo, come è tristemente noto, per i tedeschi residenti nella Ddr (Deutsche Demokratische Republik), ma anche per i turisti come noi che, con l’automobile, intendevano semplicemente passare il confine per fare ritorno a casa. La vettura veniva rudemente ispezionata dentro ma anche sotto con i famosi specchi con le rotelle e venivano persino aperte valigie e tubi di cartone contenenti stampe. Il tutto dopo insistenti domande sulla provenienza, sulle visite effettuate e così via. Viaggiare nel Paese, per esempio da Berlino a Schwerin, era come avventurarsi in zone di guerra sia per le pessime condizioni delle strade sia per le reti metalliche che costeggiavano i confini, punteggiate da frequenti torrette con tanto di mitragliatrici.

All’inizio della Karl Marx Allee, prima area della Ddr venendo da Berlino, gruppi di giovani guardavano i turisti con aria dimessa e insieme quasi irritata, come volessero dire: “Cosa venite a fare qui? A vedere come stiamo?”. Lungo l’autostrada verso sud, dalle parti di Karl-Marx-Stadt, uno studente della Humboldt-Universität, caricato come autostoppista, alla domanda “ci sono veri comunisti qui?” rispose “Ja, Ulbricht!”, sottolineando la non certo elevata simpatia dei tedeschi per il regime. Tutto questo nonostante la cultura della Germania Est fosse ufficialmente e interamente dominata dalla dottrina socialista, al punto che in una libreria sulla Unter den Linden, alla richiesta di pubblicazioni di Max Weber – il grande sociologo nato a Erfurt, ossia in piena Ddr – fu facile scoprire che non ne esistevano mentre intere balconate erano piene delle opere di Marx e dei marxisti ortodossi.

Se nella Ddr, così come negli altri Paesi del cosiddetto “socialismo reale”, i comunisti erano ben pochi, essi erano ben presenti in Italia, vera eccezione in tutta Europa. Mentre alcuni erano già usciti dal partito dopo i fatti di Ungheria e poi di Cecoslovacchia, il Pci manteneva saldi rapporti con l’Urss nonostante la velleitaria e tardiva pretesa di Enrico Berlinguer di staccarsene pur accettandone ancora i finanziamenti. Ponendosi così in piena contraddizione con la “questione morale” da lui stesso invocata, poiché un conto era il fatto che vari partititi accettassero finanziamenti dagli Usa, nostri alleati, e un altro era riceverli da un Paese, l’Urss, nostro avversario nella Guerra fredda in cui eravamo immersi. Nel suo insieme, il Pci includeva comunisti genuini (quelli che sostenevano che il “vero” comunismo non era quello oppressivo di Mosca) e comunisti di convenienza, legati ai piccoli e meno piccoli interessi locali e regionali. Accanto a questi, l’enorme massa di elettori comunisti ignorava o voleva ignorare la realtà dei Paesi dell’Est in nome di un “cambiamentoradicale – qualcuno usava ancora il termine “rivoluzione” – dell’assetto istituzionale e socio-economico dell’Italia, ritenuta sede tipica dello sfruttamento capitalistico e, attraverso la Nato, potenzialmente guerrafondaia. Molti, in quegli anni, auspicavano viaggi collettivi gratuiti dei comunisti italiani in qualche Paese dell’Est nella convinzione che ne sarebbero tornati convertiti. Probabilmente era un’illusione perché la loro, come detto, non era profonda convinzione ideologica ma, molto più spesso, puro e semplice risentimento nei confronti di qualsiasi differenza sociale e di irritazione per qualsiasi forma di fecondo individualismo. Cose da eliminare “costi quel che costi”.

Fortunatamente, negli anni successivi, il crollo dei sistemi che si autodefinivano comunisti, ha indotto l’unico “cambiamento” che era degno di essere perseguito, non solo per tedeschi ma anche per il nostro Pci il quale si è affrettato a mutare lessico e simbolismi. Come se, prima, la sua posizione politica fosse stata indotta da qualche malevole ipnotismo.

Aggiornato il 15 novembre 2019 alle ore 19:20