Il Venezuela oltre il Venezuela

Si è svolto presso il Centro Studi Americani, l’evento “Venezuela oltre il Venezuela - Da crisi regionale a contagio globale”, organizzato in collaborazione con il Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, il Partito Radicale Nonviolento e con il gruppo Junior Fellow del Centro Studi Americani. Al dibattito hanno partecipato Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore, presidente del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, già ministro degli Affari esteri; Armando Armas, deputato della Asamblea Nacional de Venezuela; Alessandro Battilocchio, deputato della Repubblica Italiana; Roberto Rampi, senatore della Repubblica; Adolfo Urso, senatore della Repubblica, vicepresidente Copasir, Marinellys Tremamunno, giornalista italo-venezuelana, autrice di “Venezuela, l’Eden del Diavolo” e Laura Harth del Partito Radicale Nonviolento.

L’occasione è stata importante per sviscerare a fondo e comprendere le manovre del Venezuela nel continente americano e le interferenze di numerosi paesi esteri nella politica venezuelana. A dare un quadro preciso sull’importanza dei legami internazionali per il regime venezuelano è stato l’Ambasciatore Giulio Terzi, che ha ribadito: “La crisi venezuelana è nata come una crisi regionale che è divenuta globale. Una prova di un confronto che si sta riaprendo tra il mondo delle democrazie liberali e un mondo che contesta tale visione. E’ divenuta globale per tanti motivi. Partiamo dalle migrazioni. Pochi considerano il fatto che la crisi migratoria generata dal Venezuela è quasi uguale a quella generata dal conflitto siriano. Si pensi alle storie di fame, alle difficoltà che il Sud America e il Messico vivono come fenomeno migratorio e tutto ciò è generato dall’emergere delle dittature. Il Venezuela oggi è un centro di instabilità dovuto anche dall’interferenza di altri paesi che intervengono nel Venezuela e sono Cina, Russia, Cuba e Iran. Non c’è bisogno di dire cosa è il totalitarismo venezuelano, elementi di analisi condivisi dalla comunità internazionale. Il presidente Maduro è illegittimo, i prigionieri politici devono essere rilasciati, bisogna porre fine alla violenza e chiedere libere elezioni con l’eliminazione delle interferenze estere nel paese. L’ulteriore degenerare della situazione in Venezuela ha facilitato il regime ad uscire dal dialogo internazionale. Non parlare mai di processi di dialogo con le opposizioni è tipico di un regime. Tali elementi sono comuni a tutti i contesti dove agiscono paesi come Iran, Russia, Cina e Cuba. Il Venezuela è stato definito dagli Usa come stato mafioso, che viene gestito in modo illecito da parte di gerarchie militare che commerciano oro e petrolio e che continuano a finanziare le Farc in Colombia. I cubani hanno, addirittura, creato, con la presenza di 25mila uomini, dei comitati per la difesa rivoluzionaria come già fatto da Fidel Castro nella stessa Cuba. Riguardo la Russia, parliamo di 25 milioni inviati a Maduro e il rifornimento con aerei e bombardieri strategici. Perché tutto questo attivismo da parte della Russia? All’inizio di quest’anno vi è stato un’enfatizzazione dell’appoggio di Putin a Maduro e ci sono molti osservatori che sostengono che in un momento in cui ci sono i fenomeni di contestazione interna agli Usa, Putin vuole allargare il suo posizionamento strategico in contesti lontani. C’è anche da ricordare gli investimenti russi fatti in Venezuela e ciò accomuna Pechino a Mosca. La Russia ha degli obiettivi politici basati sulla forza militare, la Cina interviene con l’economia e lo sfruttamento delle risorse del paese a danno della popolazione locale. Anche l’Iran ha degli interessi nella regione e i collegamenti sono così forti che Maduro ha scelto come ministro dei trasporti un libanese vicino alle politiche iraniane. L’Italia deve prendere delle posizioni serie sul Venezuela e magari non utilizzando citazioni come quelle “sono affari interne al paese” e approfondire cosa rappresentano le convenzioni internazionali e la dichiarazione delle Nazioni Unite. I diritti umani sono responsabilità di tutta la comunità internazionale e soprattutto di quei paesi che si dichiarano democratici”. Emblematiche e forti anche le dichiarazioni del deputato della Asamblea Nacional de Venezuela: “Il problema venezuelano è un problema internazionale e l’Europa deve capire che quello che accade in Venezuela, con le interferenze estere, è un problema anche dell’Europa e delle strategie di alcuni paesi in Europa come in Sud America. Maduro nella grande strategia di Cuba è sempre stato centrale. Nel 1989, il Venezuela è stato un paese di crescita economica con una qualità di vita migliore rispetto al continente. Ma il modello politico ed economico dipendeva solo dal petrolio e tale sistema è fallito. Molti membri delle delegazioni nel governo venezuelano erano agenti segreti cubani. Abbiamo vissuto un’ondata di proteste diffuse e saccheggi e dopo il dominio di Chavez, in Venezuela abbiamo capito che il nostro paese stava per cadere nelle mani del totalitarismo. Chavez prima di vincere le elezioni era già stato a Cuba da Castro e l’imposizione delle idee castriste ha generato lo smantellamento delle prerogative della democrazia e la creazione di un mercato nero frutto del riciclaggio di denaro e della corruzione voluto dal potere di Chavez. Quando hai un ventennio di corruzione in un paese, tale paese diviene uno stato mafioso. Un paese che utilizza falsamente le elezioni e quando le perde toglie il potere. Un paese che attacca i media indipendenti e ha pretese egemoniche. Un potere dalla visione transnazionale, che vuole influenzare anche altri paesi così come lo stesso Venezuela è influenzato dall’estero. Il Venezuela vuole una guerra contro l’Occidente e contro i valori dei Paesi europei”.

Il senatore Adolfo Urso ho ricordato di aver dato vita ad una formazione politica informale di amicizia con il Venezuela a cui hanno aderito quasi ottanta parlamentari di tutto lo schieramento politico, tranne che del Movimento 5 Stelle. Urso ha ribadito che una posizione istituzionale italiana non esiste ma è chiara la posizione del Ministro degli Esteri, che in rapporto al Venezuela dichiara che “l’Italia sta inviando farmaci”. “Questa è l’unica posizione che conosciamo sul Venezuela da parte del nostro ministro. La totale disattenzione del dramma del Venezuela e degli innumerevoli italiani che sono nel paese latino americano. Ultimamente in Italia sembra che ogni volta vi sia la necessità di prendere posizione su questioni politiche estere, l’Italia è con le dittature. E’ necessaria una risoluzione comune del parlamento italiano sul Venezuela. Il Venezuela è scosso dal disordine mondiale”, ha ribadito il senatore Urso. Molto importanti gli interventi del senatore Roberto Rampi e di Laura Harth che hanno ricordato l’azione di Marco Pannella e del Partito Radicale per l’affermazione dello stato di diritto, dei diritti umani e del diritto alla conoscenza. Rampi ha ribadito: “L’ultima intuizione di Pannella fu quella del diritto umano alla conoscenza. Comprendo sempre più l’importanza di questa vertenza internazionale e onusiana. Quello che accade in Venezuela non è conosciuto, non c’è un dibattito pubblico e la mancanza di conoscenza genera sistematica violazione dei diritti fondamentali dell’individuo”.

Dalle varie analisi, risulta necessario comprendere che le dinamiche interne al Venezuela sono il frutto di visioni geopolitiche internazionali e che il massacro del popolo venezuelano non è un argomento lontano dall’Italia. La violazione dei diritti fondamentali riguarda tutti perché quando si perdono diritti fondamentali in un contesto geografico, facilmente può accadere altrove se non s’interviene, fermando la deteriorazione del nostro sistema democratico internazionale.

Aggiornato il 15 novembre 2019 alle ore 16:12