Con la bufala dell’antisemitismo e la cilecca di Repubblica la sinistra si accomiata dal Paese

Deve essere stata la fretta, sempre questa maledetta fretta, che avrà costretto la Repubblica a creare un ordigno mediatico che evidentemente deve essergli detonato in faccia. Di solito sono più attenti di così e possono fare di meglio. Manco a dirlo, i noti “giornaloni” gli sono andati dietro e adesso ritornano beatamente a parlare di Uomini e Donne o di Taylor Mega come se nulla fosse accaduto.

Ve la facciamo breve perché sappiamo che siete maledettamente pigri e che dopo 10 articoli al giorno su Liliana Segre la questione vi è giustamente venuta a noia. Ve lo possiamo assicurare: anche a noi questa narrazione costruita a tavolino ci tedia parecchio ma questa storia del fact checking (andato in vacca) con cui a sinistra si riempiono la bocca ci ingolosisce troppo per non inzupparci il biscottino.

Una mattina del 26 ottobre 2019 la Repubblica ci fa svegliare che siamo tutti antisemiti: la Senatrice Segre riceve più di 200 insulti e minacce giornaliere. Porca miseria, che succede in Italia? Da questo momento in poi parte un’ondata di isteria collettiva. La senatrice in questione “cade dalle nuvole”, non avendo per sua stessa ammissione mai avuto un account social. Succede la qualunque, ed il tutto culmina con l’assegnazione di una scorta composta da due elementi del personale dell’Arma, con la senatrice Segre che, di nuovo per sua stessa ammissione, non si sarebbe mai aspettata in vita sua di aver bisogno di essere scortata.

Il 30 ottobre il Senato approva l’istituzione della cosiddetta “Commissione Segre”, commissione istituita - si legge sul sito istituzionale - “per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”. Beh, se una singola persona riceve più di 200 minacce al giorno facciamola subito questa Commissione Segre anzi, facciamo scortare la senatrice dai corpi speciali.

L’11 novembre Termometro Politico ridimensiona l’accaduto. L’articolo di Repubblica cita un rapporto dell’Osservatorio Antisemitismo del Centro Documentazione Ebraica Contemporanea Cdec Onlus (un rapporto sul quale ritorneremo più tardi). Questo rapporto non si riferisce al 2019 bensì al 2018 ed annovera (a pag. 8) 197 episodi totali l’anno, dei quali 133 sul web. A pagina 12 la questione Segre si ridimensiona ulteriormente poiché sono 7 gli episodi riferibili a persone specifiche (tra le quali compare anche la senatrice Segre). Riepilogando: siamo passati dai più di 200 insulti al giorno a Liliana Segre ai 197 episodi annui totali del Rapporto Cdec. Sembrava che per strada ci fosse il fantasma di Hitler che vagasse per la A14 e invece si tratta al massimo di 7 pirla in tutta l’Italia che hanno sfogato la loro frustrazione: non è infatti specificato se i 7 episodi abbiano visto come protagonisti 7 persone diverse o siano opera della stessa persona.

Apriti cielo. Dato che gli articoli di Repubblica sono scolpiti nella pietra come le Tavole di Mosè, è ovvio che dall’Olimpo Scalfariano siano partiti strali di ogni tipo. Tutto tranne le doverose scuse.
Il chiarimento del quotidiano di Carlo Verdelli è una toppa che è molto peggio del buco. Comincia con l’espressione “ieri un articolo di Termometropolitico, ripreso da Dagospia, ha messo in dubbio i dati pubblicati da Repubblica il 26 ottobre” [in realtà li ha proprio sbugiardati, non li ha solo messi in dubbio].

La premessa per poi snocciolare una serie di giustificazioni che confermano ancora di più l’esattezza della tesi di Termometro Politico. Vediamole nel dettaglio.

In buona sostanza l’articolo di Repubblica faceva riferimento non allo studio citato [ma a questo punto perché è stato citato] ma “ai messaggi di odio sui social network: 200 al giorno sono quelli verificati ma potrebbero essere molti di più.

Porca l’oca, ci risiamo. A questo punto il lettore medio si aspetterebbe di capire finalmente come sia uscita fuori dal cilindro questa stima. Ma rimarrà a bocca asciutta perché cinque righe più sotto Repubblica fa “marcia indietro”: “L’Osservatorio antisemitismo, precisa il Cdec, non è in grado di assegnare numeri ad ogni singolo commento antisemita che si legge in rete. Tuttavia avendo censito come fa Voxdiritti 300 siti antisemiti e 200 profili Facebook espressamente antisemiti è evidente agli osservatori che i numeri con cui si trova a fare i conti la società italiana sono di grande rilevanza.

Come a dire: i numeri non ci sono, ma siccome Voxdiritti ha censito 300 siti antisemiti e 200 profili espressamente antisemiti è evidente no? In realtà l’unica cosa evidente è che i numeri non hanno copertura e che ci sono più siti antisemiti che profili espressamente antisemiti: meno di un profilo per sito. Una volta evidenziata questa discrepanza, si può dire che Repubblica scopra l’acqua calda dicendo che esiste l’antisemitismo. Ma il bello è che ci comunica involontariamente un dato importante, ossia che su una popolazione di 64 milioni di persone ci sono 200 profili espressamente antisemiti. Vale a dire due palazzine di sei piani in tutta Italia. È questa dunque la portata “ufficiale” del fenomeno dell’antisemitismo in Italia. Accettabile? No, ma comunque marginale.

Non ci deve stupire dunque che Dagospia abbia definito “imbarazzante” il chiarimento di Repubblica e Open abbia rincarato la dose definendo “personale” la conclusione di Repubblica sui 200 messaggi di insulti al giorno alla senatrice Segre, insulti che sono sicuramente presenti (pur nel drastico ridimensionamento dei numeri rilevato da Termometro Politico) ma che “non sono circoscritti all’antisemitismo, siccome in altri casi viene attaccata per la sua età, per il fatto di essere donna e per il fatto di voler imporre la censura sul web.

Ma Open ne ha anche per l’Osservatorio. A tal proposito si precisa che il 28 ottobre 2019, all’indomani dell’articolo di Repubblica, anche l’Osservatorio Cdec ha citato i 200 insulti al giorno alla senatrice Segre. La fonte? Repubblica. Quindi Repubblica cita il Cdec per sostenere la sua tesi, ma il Cdec si smarca dal suo ruolo di stampella e cita i 200 insulti usando come fonte Repubblica che invece cercava aiuto dal Cdec per dimostrare questa tesi. Nel 2010 - si legge sul sito del Cdec - la Fondazione percepisce 300mila euro di fondi pubblici e 45mila euro di fondi dal ministero dei Beni culturali.

Se non vi siete ancora suicidati per la noia passeremmo a delle valutazioni di carattere politico e sociale rispetto a questa vicenda che ha dei contorni grotteschi.

La campagna elettorale è aspra e a sinistra non sanno ancora come giustificare la débâcle prossima ventura in Emilia-Romagna. Le segreterie dei noti partiti hanno tentato di inasprire il conflitto sociale per recuperare consensi, mettendo in mezzo una signora che per il suo doloroso trascorso meriterebbe solo di essere lasciata in pace. Ma le pressioni politiche ed i tempi stretti devono aver messo una certa fretta nelle redazioni dei giornaloni, sicché la presunta notizia è stata confezionata male, scoperta prematuramente e giustificata in maniera imbarazzante. Questa vicenda lascerà Nicola Zingaretti al suo destino in Emilia e nel Paese, e gli esiti li potremo vedere presto.

La sinistra, in crisi ma a corto di fantasia, ha cercato in tutta fretta di replicare il “modello Kyenge” solo che l’ex eurodeputata era consenziente mentre la senatrice Segre si è ritrovata probabilmente in una situazione tutt’altro che voluta. Ironia della sorte, la senatrice Segre, a differenza dell’ormai signora Kyenge non è proprio “ammaliata” dal canto delle sirene europeiste. Come darle torto.

La sinistra ha appena fatto alla Lega il regalo elettorale più grande di sempre. Gli Emiliani hanno imparato a capire la sinistra, Zingaretti (l’uomo che non ha nessun motivo per ridere ma ciononostante non perde occasione di farlo) scoprirà di non aver capito gli Emiliani e sarà ricordato come l’autore dell’abbraccio mortale con i 5s e della debacle in Emilia e nel Paese. Noi lo ricorderemo come colui che, dopo aver ereditato un partito decotto, lo ha risollevato alle Europee “fingendosi morto”.

L’elettore di sinistra è di base un ansioso. Forse all’inizio recitava maliziosamente questa parte, obbedendo alle segreterie di partito. Ma ora, a furia di recitare, è probabile che ci dovrà convivere. Vede pericoli ovunque, vede fascismo ovunque, vede antisemitismo ovunque. L’Italia è il Paese nel quale l’antifascismo è sopravvissuto non si sa come al fascismo, quando invece per logica, al cessare del fascismo, l’antifascismo avrebbe dovuto spegnersi se non altro per “cessata esigenza”. Per far stare tranquillo l’elettore di sinistra tu la Segre non la devi rispettare: la devi venerare come si venerano i Santi. Non puoi muovere una critica politica alla Commissione Segre senza che l’elettore di sinistra non la percepisca come espressione di antisemitismo. Chiariamo dunque cosa sia l’antisemitismo.

A tal proposito ci giunge in soccorso proprio il rapporto del Cdec che a pagina 26 definisce l’antisemitismo: “Antisemitism is a certain perception of Jews, which may be expressed as hatred toward Jews. Rhetorical and physical manifestations of antisemitism are directed toward Jewish or non-Jewish individuals and/or their property, toward Jewish community institutions and religious facilities.

Se ne deduce dunque che criticare la Commissione Segre non è indice di antisemitismo ma è invece dovere di ogni politico o cittadino che si senta - in coscienza - di doverlo fare. La definizione operativa di antisemitismo cita alcuni esempi di comportamenti antisemiti. Uno di questi è “paragonare la politica di Israele a quella dei nazisti”.

Vi ricorda forse qualche chef in cerca di gloria? A noi un po’ ricorda l’equiparazione del Dl Sicurezza di Matteo Salvini alle leggi razziali con l’incoraggiamento entusiasta della sinistra.

Aggiornato il 14 novembre 2019 alle ore 13:14