Le variazioni di tono della nuova Destra

La rigidità dell’estremismo culturale non crea la pace e non può mettere d’accordo il mondo. Il termine fascismo, per esempio, è sottoposto a un’interpretazione che muta e si “dilata” nel tempo. Da un lato, è utilizzato per evocare la fase storica dell’Italia relativa al Ventennio capeggiato da Benito Mussolini, ma dall’altro si tende ad attribuirgli una sorta di “multi significato” stracarico di ossessionante fanatismo.

Purtroppo, siamo un popolo che tende ad affidare l’analisi della realtà sempre più alla suggestione piuttosto che alla razionalità; del resto, se così non fosse, non saremmo circondati da tanti sedicenti e “sepensanti” infallibili e onniscienti. La diversità dei punti di vista è intrinseca della realtà umana e la politica, scienza addetta all’organizzazione sociale, dovrebbe possedere delle capacità di mediazione tali da conseguire risultati che portano la società a livelli significativi di soddisfazione.

La moderatezza è sintomo di forza e non di debolezza; esprimendo educazione, rispetto, capacità di mediare e di cercare civilmente delle intese socialmente utili e accettabili dal buon senso, essa dovrebbe essere una specie di roccaforte del comportamento politico. Questo non è però l’intendimento generale e, infatti, non è raro incontrare degli individui che s’imbottiscono di fanatici teoremi per sentirsi intelligenti e illuminati.

Qualche tempo fa, i partiti politici ai bordi dell’arco costituzionale ritennero opportuno non definirsi in modo estremo e presero ad aggiungere il suffisso “Centro” alla loro provenienza, come a sottolineare una sorta di ricercata moderazione. In tale evoluzione, genuina o ipocrita che sia stata, la sinistra italiana che una volta era globalmente rappresentata dal famosissimo acronimo Pci, ha saputo compiere dei graduali illusionismi fino a mutare il proprio nome da Partito Comunista a Partito Democratico. Pur dovendosi misurare col generale sviluppo umano, la mentalità comunista non è mai cambiata ed essa, abile lettrice dello spostamento della cultura italiana verso l’emotività e l’esteriorità, è stata estremamente furba a darsi, almeno negli acronimi, una veste centrista.

Da qualche tempo, non molto per la verità, la destra intraprende invece il percorso opposto. Essa, anziché evolvere dei ragionamenti assennati e dare prova d’essere intelligentemente moderna, va adottando l’antico e “rimbombante” modo di fare della sinistra, così frastornando e deludendo quel popolo moderato, democratico, liberale e assennato che, stanco dell’enfasi coreografica degli estremismi, vorrebbe sostenere delle forze politiche che sanno adottare l’intelligenza della moderazione.

Con questa moda logorroica e fanatica che invece di promuovere i benefici di una cultura moderata e credibile, incita sempre di più al sensazionalismo e al chiasso, dove andrà a finire la ragione? È incredibile: storicamente fanatica, illusionista e incapace di garantire il popolo, la sinistra sceglie di darsi una sembianza moderata mentre la destra, in preda a chissà quale delirio e almeno negli atteggiamenti, sceglie di assomigliare alla vecchia sinistra.

Aggiornato il 07 novembre 2019 alle ore 12:18