“Favoriva i mafiosi”, arrestato il radicale Antonello Nicosia

È stato intercettato mentre insultava il giudice Giovanni Falcone. Aveva definito l’attentato di Capaci “un incidente sul lavoro”. Oggi è stato arrestato, insieme ad altre quattro persone nell’ambito di un blitz della Guardia di Finanza e dei Ros. Antonello Nicosia, esponente dei Radicali italiani, partecipava alle ispezioni in carcere della deputata Pina Occhionero (ex Leu oggi Italia Viva, estranea all’indagine). Durante quelle visite i boss avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno. Nicosia e il capomafia di Sciacca Accursio Dimino stavano per partire per gli Stati Uniti. Progettavano l’omicidio di un imprenditore, per impossessarsi delle sue aziende.

Il 48enne Nicosia è stato eletto nel Comitato nazionale dal XVII Congresso di Radicali italiani. Ma è anche assistente parlamentare giuridico-psicopedagogico alla Camera dei deputati. Per l’accusa Nicosia aveva una doppia vita. Pubblicamente parlava di legalità e diritti dei detenuti. In realtà, sarebbe al servizio delle famiglie mafiose.

“Sia gli incarichi assunti a diverso titolo in più associazioni volontaristiche, sia l’elezione nel movimento dei Radicali italiani, sia ancora i rapporti stretti con l’onorevole Giuseppina Occhionero – scrivono i pm della Dda di Palermo – sono stati tutti da lui strumentalizzati per accreditarsi presso diverse strutture penitenziarie e per fare visita a mafiosi detenuti, a scopi estranei a quelli, proclamati, della tutela dei loro diritti”.

Secondo i pm, “dalle intercettazioni è emerso che Nicosia, a fronte di un impegno politico e sociale sicuramente ispirato a nobili e lodevoli principi, si è in realtà parallelamente adoperato al fine di favorire, a vario titolo, più associati mafiosi, condannati in via definitiva, reclusi in diversi istituti penitenziari nonché al fine di veicolare messaggi fra loro e l’esterno”.

Per i pm, “sfruttando il baluardo dell’appartenenza politica, Nicosia ha addirittura portato avanti l’ambizioso progetto di alleggerire il regime detentivo speciale di cui all’articolo 41 bis o di favorire la chiusura di determinati istituti penitenziari giudicati inidonei a garantire un trattamento dignitoso ai reclusi. L’assistente parlamentare sarebbe stato impegnato per la realizzazione di un non meglio delineato progetto che, afferente il settore carcerario, interessava direttamente il latitante Messina Denaro da cui l’indagato si aspettava di ricevere un ingente finanziamento non ritenendo sufficienti i ringraziamenti che asseriva di avere ricevuto dallo stesso ricercato”.

Frattanto, Maurizio Turco, già deputato, segretario del Partito radicale, in una nota sottolinea che, “pur ricordando che al Pr si può iscrivere chiunque e nessuno può essere espulso per qualsiasi motivo, il signor Antonello Nicosia, arrestato a Palermo per fatti di mafia, non è stato mai iscritto al Partito radicale. L’uso generico che si continua a fare dei termini “radicale” e “radicali” è, per quanto ci riguarda, l’ennesimo tentativo operato dal regime con il supporto da volenterosi radicali irreggimentati, per nascondere ai cittadini le lotte e l’esistenza stessa del Partito radicale. Come qualsiasi altro cittadino anche il signor Antonello Nicosia è innocente fino a sentenza definitiva”.

Aggiornato il 05 novembre 2019 alle ore 11:32