Cambiano il nome anziché il Paese

Adesso si capisce quale fosse il cambiamento per giustificare il Governo dell’imbroglio e dello spergiuro. Nicola Zingaretti e il suo partito pensano di cambiare nome per la quinta volta; insomma, dal Pci al Pds fino a Ds e poi Pd per finire semmai come vedremo.

Per farla breve, gli eredi di Togliatti e della scuola di Frattocchie restano ossessionati dalla loro origine, quella comunista, tracciata e marchiata a fuoco da Palmiro che da braccio destro di Stalin, notoriamente era un liberale democratico, cantava messa e predicava il pluralismo.

I postcomunisti e i cattocomunisti, infatti, sono convinti che cambiando simbolo e bandiera, come è successo in questi ultimi venti anni, la gente abbocchi e creda allo sdoganamento verso una mentalità meno statalista, meno monistica, aperta al rispetto dell’alternanza e delle libertà più in generale. Peccato però che la storia, soprattutto quella degli ultimi anni, da quando Silvio Berlusconi sconfisse la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto inventando il centrodestra, dimostri il contrario: i comunisti hanno cambiato nome ma non il vizio; insomma, il gattopardo gli scucirebbe un baffo. Non hanno perso il vizio dell’uso politico della giustizia, della demonizzazione dell’avversario con l’informazione di sostegno, il vizio delle tasse a tutto spiano, dell’occupazione sistematica dello Stato, del clientelismo assistenziale, dell’ipocrisia elettorale, della presunta superiorità morale.

Insomma, non c’è stata occasione di governo che non abbia testimoniato l’abitudine mentale all’oppressione fiscale, allo spionaggio sociale, alla spesa allegra statale, all’occhiolino per la via giudiziale, alla limitazione di qualche libertà civile e costituzionale. Qui non si tratta solo del tassa e spendi, della considerazione sul commerciante o microimprenditore scambiato per evasore, dell’utilizzo sbagliato della spesa pubblica, dell’opposizione alla riforma della giustizia, del welfare clientelare e di uno Stato controllore. Si tratta di un’idea del Paese e della democrazia funzionale alla loro supremazia, che gli consenta di restare a galla impedendo che l’avversario tocchi palla, gli garantisca di occupare ogni potere per non aver nulla da temere, che gli offra il sostegno per non pagare pegno. Ecco perché da sempre si sono adoperati per occupare tutto, per infilarsi ovunque nei gangli dello Stato, della più alta burocrazia alle partecipate, dalla Banca d’Italia alla televisione pubblica, dalla scuola alla giustizia, dai sindacati ai grandi gruppi aiutati con i soldi di tutti i cittadini, agli apparati.

Insomma, per decenni più che pensare allo sviluppo del Paese, allo sfascio dei conti per via di un impiego pubblico sconsiderato, alla delegificazione del mostro leviatano, alla riforma della magistratura, all’abbattimento delle tasse sul cittadino hanno pensato al potere e al botteghino. Ecco perché nonostante il comunismo sia stato sconfitto, condannato dalla storia, travolto dal crollo del Muro, sbugiardato sulla lotta alla povertà, dalla mancanza di democrazia e libertà, da noi è rimasto in sella cambiando nome, simbolo, bandiera, ma lasciando intatta la sua tela. Per questo Tangentopoli ha travolto tutti meno loro, per questo si sono fusi coi democristiani comunisti per apparire riformisti, per questo hanno impedito a Berlusconi, che pure di sbagli grossi ne ha fatti eccome, di cambiare il Paese col centrodestra e la rivoluzione liberale. Cambiano nome, ma non cambiano né il Paese e né la testa, ecco perché ad agosto Matteo Renzi e Nicola Zingaretti hanno deciso di fare gli spergiuri per impedire il voto agli italiani; ecco perché si è fatta una forzatura costituzionale in accordo coi grillini per evitare il tracollo elettorale. Del resto basterebbe la Finanziaria per capire, controlli, manette, limitazioni, spionaggio fiscale sulla libertà individuale, nuove tasse da spremitura, Equitalia ovunque per mettere paura, un’ossessione che hanno chiamato decreto semplificazione; roba da matti, alla faccia della novità, della libertà e del nome che Zingaretti vorrebbe cambiare per ingannare tutti una volta ancora.

Aggiornato il 31 ottobre 2019 alle ore 10:52