Pd-M5s, prove di (di)sunità

Il Pd e il M5s vivono una fase di non ritorno. La débâcle umbra ha aperto uno scontro difficilmente sanabile. Nicola Zingaretti è netto. “È inutile – sostiene – giocare con le parole: o l’alleanza è unita da una visione del futuro o non c’è. Io credo che questa visione vada costruita al più presto”. Il segretario del Pd, ospite in studio di Circo Massimo su Radio Capital, a proposito della Manovra, lancia stilettate verso l’alleato grillino. “Noto un di più di polemiche che fa male all’Italia”.

Zingaretti parla della tenuta del governo gialloverde. “Io non avevo l’ansia di farlo nascere a prescindere e non ho l’ansia di farlo cadere a prescindere. E nemmeno durare. È un elemento di cultura politica non si governa per se stessi, ma per gli altri. Conte sarebbe il candidato premier del centrosinistra se il governo cadesse? Deciderà l’alleanza. Io dico che ha lavorato bene”.

Ma Luigi Di Maio gela il leader dem. “Non ci sono i presupposti – replica – per un’alleanza strutturale con il Pd”. E dopo il fallimento elettorale in Umbria, il leader pentastellato annuncia ufficialmente che il Movimento in Emilia Romagna e in Calabria “correrà da solo”. Di Maio analizza la situazione. “Con Franceschini – chiosa – lavoro benissimo, in questo governo c’è molta più serenità del precedente, quindi non è una questione contro questo Pd ma sono dieci anni che ci dicevano ‘mettetevi insieme che potrebbe rappresentare un’alternativa per questo paese’ e invece il voto umbro purtroppo dimostra esattamente il contrario”.

Ma il ministro degli Esteri grillino dopo il “No” a Zingaretti riapre la sua personale battaglia liberticida contro Radio Radicale. “Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all’anno per tre anni a Radio Radicale. Ma diamoli ai terremotati”. Il direttore della storica emittente Alessio Falconio non crede “che sia l’editoria l’ostacolo alla ricostruzione post terremoto. Radio Radicale svolge un servizio pubblico da 43 anni, riconosciuto anche da Agcom. Si può giudicare bene o male il nostro lavoro, ma se esponenti di tutti i partiti, anche dei 5 Stelle, e i rappresentanti delle istituzioni hanno difeso la nostra causa, questo qualcosa vorrà dire”.

Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, affermano, in una nota, che, “ancora una volta il ministro Luigi Di Maio si scaglia contro Radio Radicale e il pluralismo dell’informazione. L’ennesima sortita è un attacco all’articolo21 della Costituzione, la cui importanza è stata sottolineata più volte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ci auguriamo che anche questo attacco venga respinto dal governo e dal Parlamento e che i fondi vengano assicurati a Radio Radicale e a tutte le voci delle minoranze e delle differenze. È in gioco il diritto dei cittadini ad essere informati”.

Contro il leader grillino insorgono anche il Pd, Forza Italia, Più Europa.

Il capogruppo dei senatori Pd Andrea Marcucci attacca Di Maio su Twitter. “Radio Radicale – scrive – è viva, il M5s, che voleva chiuderla, ha già perso. Il ministro Di Maio se ne faccia una ragione”. La sottosegretaria Pd allo Sviluppo economico Alessia Morani è categorica. “Per chiarezza: i fondi per Radio Radicale non si toccano. E lasciamo fuori i terremotati da polemiche politiche, per piacere”.

Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sottolinea polemicamente che “Di Maio è leader di un partito di maggioranza ininterrottamente al governo dal 1° giugno 2018, cioè da oltre 500 giorni. Se ancora non ha trovato le risorse per la vergogna nazionale della ricostruzione post sisma, non è che bisogna togliere i soldi a Radio Radicale (il Parlamento ha già votato, lo ricorda il leader a 5 Stelle?), bisogna sfilargli la poltrona e mandarlo a fare un altro lavoro. Perché il governo del Paese evidentemente non è mestiere per lui: le sue parole sono indegne, per Radio Radicale, che è un presidio di democrazia, come per i terremotati”.

Per il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, “il lupo grillino non ha perso né il pelo né il vizio. L’attacco a Radio Radicale è un attacco alla libertà d’informazione, soprattutto se informazione libera e senza censura come quella di un vero servizio pubblico come Radio Radicale. Il M5s è quello che è sempre stato. Una forza eversiva della liberaldemocrazia. Pd e Italia viva stronchino sul nascere questa discussione liberticida”.

Aggiornato il 30 ottobre 2019 alle ore 18:22