Mediaticamente scorretti

Grazie al cielo il sessantotto è finito e con esso sta lentamente scemando il sessantottismo, ossia quell’utopia becera in base alla quale il mondo si cambia nelle piazze, con i fiori nei cannoni e con le anime belle, meglio se giovani. Gli ultimi colpi di coda sono arrivati con la comandante Carola Rackete e con l’ecologista Greta Thunberg anche se, tranne qualche bigiata a scuola e qualche ragliata in piazza, la gente è subito tornata a guardare Temptation Island ritenendone le dinamiche più vicine alla realtà rispetto alle utopie green o al vacuo inno all’accoglienza indiscriminata.

Tutto ciò premesso per significare quanto noi non si attribuisca un gran potere alle manifestazioni di piazza, ai picchettaggi sguaiati da agit-prop e ai “comitatidelotta” convinti come siamo che nei cortili litighino le massaie mentre nelle sedi istituzionali si faccia la politica (a partire dalle urne).

Ciò lo affermiamo coerentemente anche quando le manifestazioni – come nel caso di quella del centrodestra a Piazza San Giovanni – ci garbano: non è con un pienone che si fa cadere un Governo o se ne riesce a condizionare la condotta. Questo vale sempre ma soprattutto quando chi compone la maggioranza ha avuto la faccia di bronzo di fare le manovre di palazzo che hanno fatto i giallorossi. Quelli non hanno onore.

Volete che questo distillato di sete di potere, questa acqua sorgiva di attaccamento alla poltrona, questa cristallina attitudine all’inciucio si faccia intimidire dalla piazza? Questo lo sanno anche gli organizzatori i quali hanno chiamato a raccolta il proprio popolo per galvanizzarlo soprattutto in vista delle imminenti scadenze elettorali regionali.

Detto questo, e cioè dato per assodato che le manifestazioni abbiano un mero valore simbolico, troviamo ugualmente quantomeno scandaloso che gli organi di informazione (e il mondo politico), sempre pronti a ostentare platealmente il proprio antifascismo di maniera, si siano comportati come il peggior Ministero della Cultura Popolare di mussoliniana memoria, minimizzando sul buon esito della manifestazione.

E così, mentre migliaia di cittadini (magari inutilmente) esprimevano il loro dissenso, c’era qualcuno che dava informazioni sulle strade interrotte al traffico o sulle linee bus deviate come se si trattasse di lavori in corso per un tombino ostruito e non di una libera ed imponente manifestazione di dissenso.

Nessuno dei giornalisti giunti a Piazza San Giovanni era lì per raccontare quel “popolo straordinario” che in altre occasioni (e con altri oratori) si era affannato poeticamente a descrivere caricando la narrazione di significati profondi e di descrizioni da Libro Cuore a volte esagerate: chi c’era era alla ricerca di uno stupido che facesse il saluto romano o di un cretino che urlasse sciocchezze a Gad Lerner, il quale non perde occasione per andare alle manifestazioni da nemico che sfida la piazza sperando che qualcuno gli molli uno sganassone per poi fare la vittima (grazie al cielo ciò non accade).

Chi si è degnato di passare a Piazza San Giovanni lo ha fatto per parlare dei pochi fischi indirizzati a Silvio Berlusconi durante il suo intervento o per registrare il malumore di Giorgia Meloni nel constatare che il palco era pieno di bandiere della Lega come se quella non fosse una manifestazione del centrodestra unito.

I colleghi che sono rimasti a casa hanno pensato ben di occuparsi dell’assenza polemica di Renato Brunetta alla manifestazione. E magari questi stessi colleghi non si erano mai occupati prima d’ora di Brunetta ma hanno fatto di necessità virtù suscitando profonda sorpresa nell’ex ministro che non si aspettava tutta questa eco mediatica.

Della manifestazione invece poco e niente, un nulla talmente assordante da creare un diffuso disgusto soprattutto se paragonato al gran casino che hanno fatto per celebrare la Leopolda, la manifestazione che ha dato i natali al Partito di Matteo Renzi. Questa roba è quasi prostituzione intellettuale. Ci manca poco.

E così il Governo non cadrà a colpi di piazza né tantomeno la maggioranza se la farà sotto per due striscioni. Ma la scorrettezza si paga e le prossime scadenze elettorali ne saranno una prima plastica dimostrazione.

Aggiornato il 22 ottobre 2019 alle ore 10:48