Sbarchi, tasse, recessione: la burla della rimodulazione

martedì 8 ottobre 2019


Parliamoci chiaro da una maggioranza di spergiuri solo gli sprovveduti oppure gli ipocriti potevano aspettarsi la coerenza con le promesse di partenza ai cittadini per motivare perché non fosse giusto di votare.

A partire da Matteo Renzi ci avevano promesso che l’iva non sarebbe aumentata, che ci sarebbe stata una manovra espansiva, che le tasse non sarebbero cresciute, che gli sbarchi non avrebbero ripreso, che l’Europa finalmente avrebbe fatto la sua parte, che la crescita sarebbe arrivata.

Bene anzi male, in Sicilia e non solo è ripreso l’assalto quotidiano dei barconi e dei barchini, l’accordo di Malta spacciato per trionfo è carta straccia, un tonfo, ogni giorno c’è la proposta di qualche tassa nuova per sterilizzare l’iva; il denaro non si trova ma si è trovata la rimodulazione. Ora che in Italia si metta mano al sistema fiscale lasciando intatto il gettito finale, più che un’uscita è una cavolata, dalla casa ai valori catastali, dalla redistribuzione delle aliquote ai contributi previdenziali, dalle detrazioni alle nuove soluzioni, la parità di gettito non c’è mai stata.

Si è sempre trattato di un imbroglio all’italiana, paroloni inventati nella speranza che abboccasse la cittadinanza, basterebbe pensare al passaggio dall’ici all’imu, alla modifica delle aliquote Irpef, ai mille nomi dei balzelli per nascondere le tasse coi tranelli, una spremitura da fare paura. Solo un governo, quello guidato da Silvio Berlusconi non a caso l’ultimo scelto dagli italiani, fece in realtà la riduzione promessa, l’abolizione dell’ici sulla prima casa e sulle successioni, tutti gli altri bugie e paroloni per tartassare perbene i cittadini.

Ecco perché la storia delle rimodulazioni, della modifica delle detrazioni, dell’amore per l’ambiente di una nuova gestione del contante, della lotta all’evasione è la solita burla per far salire il livello di tassazione, alla faccia delle promesse solenni. Ma quelli che più indignano sono i discorsi di accompagnamento per tentare di nascondere l’incremento: “Bisogna guardare al corso del triennio, pensare alla durata della legislatura, considerare la crescita futura, valutare la contabilizzazione della lotta all’evasione”.

Insomma, chiacchiere in libertà per camuffare la realtà di un Governo con un programma inesistente se non quello di spremere la gente, del resto come dimenticare il discorso fumoso che fece Giuseppe Conte sull’umanesimo, sull’ecosistema, sull’ambiente, sull’universo circostante, fuffa, per il resto il niente. Per non parlare dell’Europa e dell’immigrazione, la prima continua a buggerarsene e la seconda è ripresa in continuazione, tanto è vero che la Ue è pronta a chiederci una correzione sulla base degli sforamenti e sulla redistribuzione degli arrivi fanno sempre i finti tonti.

Dulcis in fundo, sulla fase espansiva siamo al ridicolo perché la riduzione del cuneo fiscale sarà una minuzia sesquipedale, 40 euro di incremento mensile non servono neanche per l’acquisto di un giornale, oltretutto per poterla fare elimineranno la flat tax che una spinta la poteva dare. Sulle infrastrutture poi stendiamo un velo, anche qui giocano agli inganni, parlano di 7,8 miliardi per gli investimenti ma non dicono che li spalmeranno in 5 anni, poco più di 1 miliardo e mezzo l’anno, una cifra che ammesso che sia all’incremento del pil gli scuce un baffo.

Sulle coperture poi resta il mistero perché oltre all’Iva ci saranno altre poste da coprire di cui non parlano, dagli F-35 ai contratti degli statali, ai costi dell’accoglienza in ripresa, alle previsioni degli indicatori sul pil che saranno minori, ai costi in aumento degli enti locali, ai bonus elettorali. Ecco perché parliamo di tasse crisi e di bugie, di una recessione evidente per la quale non si è fatto niente, anzi la manovra sarà restrittiva nello stile di sinistra, punitiva, aumenterà la povertà, la fuga dagli investimenti dal lavoro e dai consumi ma di crescita e sviluppo neanche barlumi.


di Alfredo Mosca