Una squallida lotta di potere

lunedì 7 ottobre 2019


Nulla che possa interessare il bene del Paese e le necessità degli italiani. Quella che vediamo è solo una squallida lotta di potere politico, di veti incrociati, trappole per accaparrarsi spazio e prime file nel teatrino quotidiano.

Oltretutto, ciò che non si sottolinea è che se non ci fossero state queste guerre interne all’alleanza nessuno avrebbe mai saputo le tante notizie sull’opacità dei comportamenti, delle trame e degli opportunismi personali con i quali la maggioranza salvifica pensi al bene collettivo. Che piaccia o meno, dai presunti appoggi della Ue contro Matteo Salvini, alle visite degli “americani a Roma”, ai servizi, all’ok di Matteo Renzi ai grillini, alla conferma di un Premier che ha fallito ma che stranamente è stato incoronato di nuovo, tutto dimostra il contrario delle promesse fatte agli italiani per giustificare il non voto. Tanto è vero che un minuto dopo il giuramento dentro l’Esecutivo e nella maggioranza si è scatenata una lotta senza quartiere, dalla scissione di Renzi all’ammutinamento grillino verso Luigi Di Maio, dai fuochi incrociati nel Pd al tutti contro tutti, fino agli aut aut di Nicola Zingaretti. Un arrembaggio insomma.

Del resto che questo Governo fosse nato non per salvare il Paese e per rilanciarlo, non per sterilizzare l’Iva con una manovra espansiva, non per rimuovere le ragioni reali che lo inchiodano al palo della crescita zero, era chiarissimo, ecco perché si è commesso un azzardo grave impedendo il voto.

Di Renzi si sapeva bene quanto aspettasse solo l’assist per rompere e vendicarsi contro il partito di cui è stato segretario che lo aveva impallinato, come si sapeva che la conferma di Conte non fosse per la bravura ma per la disponibilità ad una azione trasformista da paura. Si sapeva che sulla manovra si sarebbero scatenate sia le contraddizioni, sia le rivendicazioni legate alle frustrazioni interne tanto al Pd quanto ai Movimento Cinque Stelle, ecco perché Renzi è contro Conte e Zingaretti, molti grillini attaccano Di Maio, e il fuoco amico si scatena ovunque.

È la ragione per cui annunci e smentite si rincorrono al limite del ridicolo, si tira in ballo l’America e la Russia, l’accordo con la Cina, le trame con la Ue sulla flessibilità, sull’immigrazione, si rischia il collasso sulla rimodulazione dell’Iva e sulla riduzione dei parlamentari. Parliamoci chiaro, sull’Iva la scelta è una sola: o si trovano i soldi o aumenterà, imbrogliare la gente con la rimodulazione è la cosa più ridicola possibile, perché sulle tasse da noi la parità di gettito non è mai esistita, ogni volta che ci si è messa mano è stato per ottenere un incasso maggiore. Come un imbroglio per fare scena è la riduzione dei parlamentari che se passasse, sic et simpliciter, consentirebbe un risparmio minimo ma un caos istituzionale massimo, nella rappresentanza, nella gestione dei collegi, nella forma di governo costituzionale.

Il “parlamentarismo” non si cambia per risparmiare soldi, per ottenere quello basterebbe dimezzare le prebende, in un Paese con una politica seria, una riforma del genere si accompagna sempre con una nuova forma di governo: presidenzialismo, cancellierato o quel che sia. In nessuna democrazia del mondo penserebbero ad un dimezzamento della rappresentanza parlamentare per fare cassa e suggestionare i cittadini, una cosa del genere in America, in Francia, in Germania e in Gran Bretagna sarebbe impensabile e improponibile. In quei Paesi non solo c’è il rispetto dei cittadini, ma chi dal governo cerchi di intortarli camuffando rischia grosso, le dimissioni e il crollo alle votazioni, altro che politica per illusioni, tentativi di plagio e suggestioni.

Ecco perché parliamo di lotta di potere tra politici inaffidabili, tra chi predica bene e razzola male, dice una cosa e fa l’opposto, si trasforma da Fregoli in barba ai cittadini, giura il bene del Paese per far pagare conto e spese, c’era una volta in America… si chiamava Ridolini.


di Alfredo Mosca