Sotto la mannaia

Il titolo, mi permetto di sottolineare, scrive mannaia e non manna; occorre precisare perché per l’ennesima volta, anzi “ennesissima”, ci confermiamo un popolo che si procura di vivere nel rischio della mannaia, mentre è convinto d’aver votato in modo tale d’essersi procurato l’arrivo della manna.

L’Italia vanta un esercito di elettori che sceglie il chiasso invece dello stile, la presunzione invece dell’umiltà e l’avventatezza invece della competenza e della capacità di mediazione. In generale, dopo qualche anno dal voto, accade che detti elettori sappiano rendersi conto d’aver dato fiducia a chi non la meritava, ciò nonostante, alla tornata successiva, ricommettono lo stesso errore votando i nuovi giullari di turno.

Elettori, insomma, che riescono a capire d’aver votato male ma che poi, invece di fare tesoro dell’esperienza, si ritrovano ancora una volta vittime della suggestione, della smargiassa esteriorità e dell’imbecillità di coloro che si propongono con linguacciuta enfasi.

La politica è totalmente altra cosa e, finché non si capirà, noi resteremo un popolo sfruttato e gabbato.

Circa il governo “giallo-verde”, per esempio, era chiaro fin dal primo giorno che sarebbe stato un disastro … eppure, per oltre un anno, quell’accennato esercito di elettori ha continuato a farsi “abbagliare” dall’enfasi del nulla.

Il fascino della suggestione è ormai la nostra condanna.

Ora siamo tutti in attesa di cosa accadrà, ma cambierà poco; la nostra emotività politica popolare rende tutto immutabile. Non importa che s’improvvisi un nuovo/vecchio governo o che si voti; per come siamo messi, ci ritroveremo comunque con i panni addosso ancora più stretti.

C’è uno scenario davvero raccapricciante che fa ridere per le goffe situazioni che sappiamo causare e, nello stesso tempo, fa piangere per la tristezza della realtà ancora senza uscita nella quale ci troviamo. 

Data l’eterogeneità umana, occorre capire, una volta per tutte, che la politica deve per forza esprimere capacità di negoziare e di mediare e più questa capacità è alta e più è possibile soddisfare un numero maggiore di cittadini.

Abbiamo offeso lo stile, l’educazione, l’umiltà e l’intelligenza avallando la presunzione di chi si crede “geniale” pur non possedendo alcuna preparazione politica.

Ormai, ci siamo ridotti ad una politica rappresentata da una serie di noiosi individui che non fanno altro che dire sempre le stesse cose, ma che alla fine sono incapaci di tutto.

Lo scenario è davvero povero e gli schieramenti, tutti, si sono allineati all’uso di proclami privi di significato e senso. Le vie d’uscita sono maledettamente scarse e su tutti noi incombe una pericolosa e pesante mannaia.

Da tempo immemorabile, il popolo mantiene a proprie spese i parassiti della politica che s’incollano nelle sue pachidermiche strutture, esponendo l’impresentabile come presentabile e richiamandosi, in modo ciarlatano, ai governi del concreto, di svolta, del cambiamento, dell’interesse popolare e così via. Continuiamo così?

Aggiornato il 29 agosto 2019 alle ore 14:32