Governo gialloverde, venti di crisi all’orizzonte

Il governo pentaleghista si appresta a vivere un’estate turbolenta. L’eterno conflitto tra Lega e Movimento cinque stelle ha logorato i rapporti politici e ha compromesso persino quelli personali. Giuseppe Conte ha annullato la conferenza stampa prevista oggi ed è salito al Quirinale. Al palazzo presidenziale è stato ricevuto da Sergio Mattarella che, nel frattempo, era tornato dalla residenza di Castel Porziano. Il premier si sarebbe recato al Colle per una informativa. Pare che al momento non ci sia alcuna ipotesi di dimissioni. Ma in caso di crisi, secondo fonti vicine alla maggioranza, prenderebbe corpo un esecutivo tecnico. Una vera “follia”, secondo i pentastellati.

Intanto, il loro leader Luigi Di Maio ha incontrato i capigruppo grillini Francasco D’Uva e Stefano Patuanelli a Palazzo Chigi. “I giochini di palazzo – ha scritto su Facebook il leader grillino – non ci sono mai piaciuti e questo dibattito sulle poltrone inizia a stancarmi. Siamo andati al governo non per chiederle, ma per tagliarle. E lo abbiamo messo nero su bianco nel contratto, insieme alla Lega”.

Lo stesso Matteo Salvini ieri, da un palco di Sabaudia, ha ammesso che “bisogna decidere in fretta. La nostra sorte è in mano al popolo. Qualcosa si è rotto nella maggioranza”. Per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, “dal palco del comizio di Sabaudia non è giunta nessuna decisione irrevocabile, ma in attesa delle prossime decisioni revocabili sulla sorte del governo una considerazione va fatta: ieri c’è stato un governo che ha espresso due indicazioni opposte su una questione cruciale come la Tav. Non solo: il gruppo di maggioranza relativa ha votato contro il suo premier e il Parlamento ha sfiduciato il ministro delle Infrastrutture contrario alla Torino-Lione”.

Secondo la Bernini, “Salvini sta giocando come il gatto col topo, anche se rischia di passare da Capitan Fracassa al Sor Tentenna, ma il vero problema in queste ore è Conte: come fa un presidente del Consiglio a far finta di nulla di fronte al disfacimento della propria maggioranza, che è divisa non solo sulla Tav, ma sulla giustizia, sull’autonomia e sulla manovra d’autunno. Incredibile?”.  

Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo sostiene che “dopo il voto per le Europee, dal M5s sono arrivati troppi no. Matteo Salvini è un tipo paziente, ma la pazienza non è infinita. O si arriva a un chiarimento sulle cose da fare oppure è meglio andare al voto”.

Romeo avverte che “le valutazioni le farà Salvini. Noi facciamo quello che decide lui. Anche una nuova campagna elettorale. Siamo abituati a stare sul territorio. La cosa non ci preoccupa, anche se è estate. Ora vogliamo sapere rapidamente cosa vuole fare il Movimento 5 stelle. Basta tergiversare. Servono passaggi rapidi su tutto. Il 26 maggio i cittadini ci hanno dettato un’agenda politica. E noi vogliamo realizzarla. Se si rompesse il patto M5s-Lega per noi ci sono le urne. Nessuna nuova legge elettorale. Se non c’è questo governo occorre ridare la parola ai cittadini”.

Romeo definisce poi come “una cosa imbarazzante” il comportamento del ministro Toninelli che ha votato contro la Tav nonostante il presidente del Consiglio avesse detto di andare avanti sul progetto. Mentre il voto della Lega alla mozione del Pd era giustificato dal fatto che fosse “a favore della Tav, cioè sulla nostra linea. L’imbarazzo è invece per le due posizioni nella maggioranza. Perché in questo modo il governo non è più credibile”.

In questa fase pre-crisi, il Pd continua ad eccellere nella pratica delle lacerazioni interne. Secondo l’europarlamentare dem Carlo Calenda, “una parte del Pd, maggioritario nei gruppi parlamentari, non vuole che il governo cada”. Secondo Calenda “esistono due Pd ed è bene prenderne atto. Perché altrimenti non si riuscirà mai a fare un’opposizione efficace. C’è il Pd di Renzi che controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari. E c’è il Pd di Zingaretti, Franceschini, Gentiloni eccetera che controlla la maggioranza degli organi di partito. I leader di questi due Pd non si incontrano e non si parlano mai”.

Intanto, secondo Matteo Renzi “nascerà una forza di centro. Su questo non ci sono dubbi”. L’ex premier sarà uno dei tessitori di questa nuova forza centrista? “Io ormai sono un osservatore – sostiene – magari ne nascerà più d’una. Il problema casomai è se ne riesce a nascere davvero una seria, fatta bene”. Per l’ex segretario dei dem, “se Salvini apre la crisi è perché ha finito i soldi. La sua macchina della comunicazione ne ha bisogno di continuo”. Secondo Renzi, “se Salvini non rompe subito non si voterà prima del maggio 2020”. Ma potrebbe restare anche tutto com’è, “perché lui ama le campagne elettorali e vuole farsi a inizio anno quella dell’Emilia Romagna e della Calabria”. Tuttavia, secondo l’ex premier, fra i possibili scenari, “il più lineare sarebbe un Conte bis”.

Aggiornato il 08 agosto 2019 alle ore 13:42