La Lega ferma gli 80 euro, Renzi: “Nessun filo rosso tra me e Salvini”

La Lega ha annunciato ieri lo stop agli 80 euro di renziana memoria. Il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia pensa “a 10-15 miliardi di riduzione delle tasse. A partire dal superamento del bonus Renzi degli 80 euro, che non vale dal punto di vista dell’accumulo contributivo per la pensione. Per superamento si intende la trasformazione in decontribuzione”. Garavaglia chiarisce che il bonus degli 80 euro cambierà ma resterà “lo stesso effetto in busta paga. E per anche avere effetti pensionistici servono circa 3 miliardi aggiuntivi. Solo un pistola può aver capito che si tolgono gli 80 euro. O un pistola in malafede”.

Ma secondo l’ex premier Matteo Renzi, lo stop degli 80 euro “è una pagliacciata e c’è dietro una fregatura. Nel senso che gli 80 euro sono pochi maledetti e subito e sono un aiuto per le famiglie. Dicevano ‘Renzi lo fa per le elezioni’, in realtà sono 5 anni che ogni mese dieci milioni italiani ricevono 80 euro al mese, che sono 1000 all’anno”.

Per Renzi, “questo meccanismo che stanno studiando sembrerebbe finalizzato a cambiare la natura degli 80 euro, trasformandoli in una ipotetica Flat tax. Alla fine la fregatura è che saranno meno perché Salvini ha bisogno di soldi”. “Forse è meglio essere un po’ più antipatici ma restituire soldi abbassando le tasse che non fare i simpatici, l’inno nazionale davanti alle cubiste e poi alla fine quando c’è da pagare mettere le mani in tasca agli italiani, perché la decontribuzione sugli 80 euro è una fregatura”.

Intanto, lo stesso Renzi, per sottolineare la distanza da Matteo Salvini, ha scritto a Repubblica. Sul quotidiano diretto da Carlo Verdelli Piero Ignazi aveva delineato un filo rosso che collegherebbe l’ex premier con Berlusconi e il leader leghista.

“Egli – ha evidenziato Renzi – individua un filo rosso che lega Salvini a me e Berlusconi. Lo pensano tanti nostalgici della ditta. E questa visione ideologica per cui alla fine Salvini è solo la prosecuzione del renzismo è figlia della stessa filosofia di chi ha alimentato scissioni, organizzato fuoco amico e distrutto l’unità del Pd con l’effetto di consegnare il Paese all’altro Matteo. Rispetto le altrui idee. Ma sui fatti sono pronto a un confronto all’americana con chiunque abbia studiato almeno i provvedimenti della scorsa legislatura o conosca i numeri del bilancio”.

Secondo l’ex segretario Pd, “l’ignoranza grillina fa proseliti e siamo al paradosso per cui chi scrive raffinati commenti senza conoscere i fatti è paradossalmente populista quanto chi ci governa. Essi infatti giudicano il carattere “strafottente” di un politico senza approfondire gli atti di governo di quel politico. Si fermano alle apparenze. Vogliamo dire che c’è bisogno di fare di più per chi sta peggio? Facciamolo. Ma accarezzare il concetto che i governi Pd e quelli delle destre siano la stessa cosa e che nessuno abbia fatto niente, non è semplicemente ingiusto. È falso. Preferisco essere giudicato arrogante perché porto numeri incontrovertibili che essere considerato umile perché taccio davanti alle fake news”.

La replica di Ignazi è stata ferma e puntuale. “Egregio senatore Renzi – ha scritto il giornalista – mi limito a due sole osservazioni. La prima. Forse le è sfuggito che le tre figure che cito – lei, Berlusconi e Salvini – riguardano esempi diversi di leadership, accomunati dal tratto dell’uomo forte che tanto attrae gli italiani (per un certo tempo). Non riguardano ovviamente le loro politiche”.

Per Ignazi, “quanto al giudizio sul l’operato del suo governo e i suoi effetti, ricordo che i voti popolari sono affluiti al Pd nel 2014 quando lei era appena arrivato al governo e l’unico provvedimento significativo riguardava un trasferimento di denaro (80 euro): un provvedimento ‘tangibile’, come auspico. In seguito il Jobs Act e gli altri provvedimenti hanno contribuito a disperdere quel sostegno, non certo a conservarlo o aumentarlo. Quindi o erano inefficaci o controproducenti. Tertium non datur. Infine non mi riduca ad uno sprovveduto che non vede le differenze tra i partiti, i loro leader e le loro politiche”.

Aggiornato il 07 agosto 2019 alle ore 16:12