Salvini incontra le parti sociali e attacca Di Maio sul salario minimo

Matteo Salvini attacca Danilo Toninelli. Ancora una volta. Nella giornata in cui incontra nuovamente le parti sociali al Viminale, il leader del Carroccio lancia l’assalto al ministro grillino. “Toninelli – sostiene il vicepremier leghista – non mi sembra all’altezza di gestire le infrastrutture di un Paese bello ma difficile come l’Italia”. Poi, Salvini si concentra sui prossimi appuntamenti del governo gialloverde. “Non voglio regalare agli italiani – chiosa – altri mesi di litigi, polemiche, insulti. Sulla Tav si è perso un anno, così come sulla Riforma della Giustizia o sull’Autonomia. Sul taglio delle tasse il dibattito è infinito. Se dovessi ritenere che non c’è più strada, non ne faccio una questione personale, bisogna prenderne atto”.

L’altro vicepremier, il leader pentastellato Luigi Di Maio, scrive su Facebook del “proficuo” confronto con le parti sociali avvenuto ieri nel palazzo del governo. “Altra giornata intensa di lavoro e confronto a Palazzo Chigi. Ringrazio – afferma – sindacati associazioni, imprese e tutte le parti sociali intervenute al tavolo. Ho ribadito che abbiamo due grandi priorità: il taglio del cuneo fiscale per far abbassare il costo del lavoro alle imprese e l’introduzione del salario minimo per alzare la paga dei lavoratori”.

Ma Salvini polemizza a distanza, mentre è impegnato nell’incontro con le organizzazioni di categoria. “Salario minimo proposto dal M5s? Prima viene il taglio delle tasse. Prima di ridistribuire bisogna crearla la ricchezza”. Intanto, sono quarantacinque le sigle dei sindacati e delle associazioni delle imprese presenti al Viminale. È numerosa anche la delegazione della Lega. Secondo l’elenco dei partecipanti anticipato da ieri alle sigle invitate, ma ancora non confermato oggi, è prevista la presenza di Alberto Bagnai, Massimo Bitonci, Giulia Bongiorno, Claudio Borghi, Massimo Bussetti, Gian Marco Centinaio, Claudio Durigon, Dario Galli, Giancarlo Giorgetti, Guido Guidesi, Massimo Garavaglia, Armando Siri. Alcuni dei partecipanti confermano la presenza di tutti i ministri della Lega, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giorgetti, del viceministro Garavaglia e di Armando Siri.

“Questo – si affretta a chiarire Salvini – non è un tavolo parallelo a quello di ieri. Non c’è nessuna sovrapposizione. Stiamo raccogliendo le varie posizioni di tutto il mondo produttivo e dei lavoratori perché vogliamo un progetto per il Paese. Non vogliamo una manovra dove tolgo dieci miliardi di euro da una parte, togliendoli dall’altra parte. La flessibilità che chiederemo all’Europa deve servire a tre obiettivi: investimenti, opere pubbliche e taglio delle tasse”.

Secondo il capo leghista, in un quadro economico con “dati congiunturali caratterizzati da luci e ombre, ed un massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole, il problema è la crescita dello 0,1 per cento del Pil. La situazione del Paese presuppone una manovra che vada oltre la spesa corrente, servono investimenti. La manovra non può essere un “gioco delle tre carte”, gli sgravi non debbono essere recuperati con nuove misure.

Per Salvini, “bisogna sbloccare dei no che stanno bloccando diversi settori. Sul fronte energetico e agricolo il biometano, bloccato dal ministro dell’Ambiente. Così come altri stanno bloccando il piano di rigenerazione urbana, che significherebbe riqualificare buona parte delle nostre città”. Il vicepremier leghista annuncia di avere “già trovato due miliardi per un piano di sistemazione straordinaria delle scuole superiori, che sarebbero di competenza delle Province ma che sono rimaste senza soldi”.

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti è convinto che “il governo è diviso e in affanno, senza una politica economica e l’Italia è stata trascinata in una deriva che rende molto difficile qualsiasi politica di sviluppo. I due partiti di maggioranza continuano a raccontare frottole agli italiani con l’unico obiettivo del consenso, ma a settembre i conti devono tornare. E senza sviluppo le scelte: o tagli ai servizi, o condoni, o deficit o nulla”.

Aggiornato il 06 agosto 2019 alle ore 17:02