L’Autonomia differenziata

La crescita economica di una comunità nazionale non si identifica esclusivamente con la somma delle singole ricchezze individuali: ciò sta a significare che pure il concetto di giustizia economica e di interesse collettivo hanno sempre bisogno di un livello politico che sappia in ogni modo contemperare e mediare le varie singolarità, non di rado opposte.

Perché si potrebbero, nel concreto, ipotizzare due tipologie opposte di sistemi, aventi anche pari efficacia: il primo è quello che diffonde poco la copertura di spesa sociale per il servizio pubblico, lasciando in tasca agli individui una più alta quota percentuale del proprio reddito (particolarmente estesa nei Paesi anglosassoni, Usa in testa).

La seconda (assai diffusa tra i Paesi europei, soprattutto mediterranei) è quello che preleva ai singoli – ad opera dello Stato e degli enti locali – una parte più consistente del reddito, con tutta una serie di tasse e imposte che servono a fronteggiare i costi per differenti sistemi sociali e previdenziali, nonché per altre tipologie di servizio pubblico, di cui gode, in varia misura, l'intera comunità. Nel nostro Paese questa tematica è attuale oggi, nel mentre la maggioranza gialloverde sta affrontando l’annosa questione delle autonomie regionali.

Sono almeno tre gli ordini di motivi che non hanno fatto concludere alcunché a Palazzo Chigi la scorsa settimana: nonostante i ben due referendum che la Regione Veneto e la Regione Lombardia hanno indetto per chiamare alle urne milioni di cittadini. Il primo attiene la quota percentuale di Irpef da destinare a ciascuna Regione; il secondo il fondo perequativo da inverarsi in tutto il Paese ed il terzo la cosiddetta clausola di salvaguardia, che verrebbe attivata nel caso di grandi sperequazioni. Nel dettaglio si trattava di definire i costi standard e la ripartizione – da parte del ministero della Economia – di un fondo perequativo sintonizzatore i livelli di spesa sociale, assistenziale e per tipologia di servizio pubblico, da calare in misura omogenea nella penisola, evitando qualsivoglia abuso e spreco dissipatore.

È stata pure sul tavolo una soluzione da “fratelli coltelli”: quella per cui le Regioni più efficienti vedrebbero punite le più dissipatrici con una sorta di multa, che animerà un piatto ricco che poi sarà ripartito tra tutti i governatori.

Aggiornato il 05 agosto 2019 alle ore 13:35