Il futuro di Forza Italia non passa per il centro

Non sarà il centrismo, almeno per noi, a far recuperare a Forza Italia l’enorme spazio elettorale che ha tristemente perso in questi anni. Anzi, a dirla tutta è proprio da quando FI ha dato l’impressione di essere solo una Democrazia cristiana, addirittura in peggio, per quantità di inciuci e doppi forni, che la discesa dei voti si è accelerata esponenzialmente.

Del resto il massimo dei consensi il Cavaliere lo ottenne proprio con il lancio dello slogan sulla scelta di campo, o di qua oppure di là, insomma ovunque meno che in mezzo. In fondo, i problemi più grandi del movimento, che allora stazionava sul 30 per cento, iniziarono proprio dalla componente democristiana, un gruppo che per la sua natura centrista poteva spostarsi senza battere ciglio da una parte e dall’altra per sovvertire gli equilibri. Infatti, prima ancora che arrivasse il “tradimento” di Gianfranco Fini, i democristiani interni a Forza Italia avevano già iniziato ad inciuciare e a corrodere la stabilità dei governi guidati da Berlusconi.

Parliamoci chiaro, dal 1948 in poi la Dc vinse e stravinse non perché fosse centrista e moderata, ma perché anticomunista, oltretutto con una bella dose d’inganno perché dietro le quinte trattava eccome col Pci su tutto e per tutto. Del resto il più nobile inciucio per certi versi fu proprio quello sulla Costituzione; nella Carta infatti passò l’opzione cattocomunista, anziché quella liberale, laica e repubblicana autentica. Insomma vinsero Dossetti e Togliatti.

Oltretutto spacciare il centrismo e la moderazione per una garanzia di democrazia e rispetto dello stato di diritto è una sciocchezza che ormai non si beve più nessuno. Come a dire che senza il centro attaccato da una parte o dall’altra la democrazia non potrebbe essere compiuta. Verrebbe da consigliare all’America e all’Inghilterra di chiamare gli schieramenti: centro-repubblicani e centro-democratici, centro-laburisti centro-conservatori. Roba da matti.

Ovviamente non è cosi, la democrazia non ha bisogno del centro per esistere, ha bisogno invece di schieramenti alternativi, di una maggioranza e di una opposizione chiare e definite, pronte a governare di volta in volta sulla base dei programmi e dei voti popolari conseguiti. Del resto in Italia i ribaltoni che tutti deprechiamo sono stati fatti proprio dai cosiddetti gruppi centristi e moderati che si sono spostati a piacimento per sovvertire i risultati elettorali.

Ecco perché il centro non ci piace, come non ci piace la moderazione, una parola priva di significato che viene usata come ansiolitico politico; cosa vuol dire una democrazia moderata? La democrazia, per essere giusta, deve essere determinata, inflessibile sul rispetto delle regole, non deve esporre il fianco a quelle debolezze ed a quei buonismi che la indebolirebbero nel giudizio popolare e nella tutela del bene collettivo. Per questo sarebbe il caso che anche da noi iniziassimo a parlare solamente di sinistra e di destra, sinistra liberale e destra liberale, togliendo una volta per tutte questo jolly fasullo dalle mani del centro che lo ha usato a piacimento per decenni.

Ecco perché la rinascita di Forza Italia non passa per il centrismo, ma passa invece per proposte politiche e scelte di campo chiare, ferme, liberali di destra, seppure con ogni sfumatura culturale, ideologica, programmatica. Oggi più che mai i cittadini vogliono una democrazia gagliarda e risoluta. Basterebbe guardare in Europa, il senso di patria e di nazione della Francia o della Germania è centrista? È moderato? Oppure forte e determinato indipendentemente dal colore del governo deputato.

 

Aggiornato il 05 agosto 2019 alle ore 11:42