L’energia del sapere

Non puoi fare nessun lavoro, proprio nessuno, se non spendi la necessaria energia per farlo. Per accendere una lampadina, fare un frullato, muovere una nave, far volare un aereo o per quello che ti pare, devi impiegare dell’energia; insomma, senza energia non arrivi a nulla. Ciò esprime un concetto assoluto che si richiama alle leggi della fisica e della matematica; ma è la stessa cosa anche per consuetudini non così evidentemente “scientifiche”.

Spostiamoci dalla “meccanica motoristica” e pensiamo, per esempio, ad una corsa a piedi in montagna o in riva al mare. Anche in questo caso, devi usare delle calorie, ovvero dell’energia. L’energia serve sempre, anche per pensare. Qualsiasi cosa tu voglia fare, anzi qualsiasi cosa tu voglia, devi impiegare dell’energia.

Pensi che il sapere, la conoscenza e la cultura possano essere acquisiti senza spendere energia? Hai acceso la lampadina perché volevi della luce; sei stato contento di gustare il frullato; ti sei divertito a fare il giro con la nave, come con l’aereo e ti è piaciuto correre a piedi per monti e mari; insomma, l’energia che hai speso, l’hai spesa volentieri. Tutto, ma proprio tutto deriva dall’energia, ciò nonostante, c’è chi pensa che il sapere, la conoscenza e la cultura siano dei doni gratuiti che cadono dal cielo.

Tu sei tra quanti sanno che la conoscenza vuole il sacrificio, dunque l’energia di un percorso lungo e costante, oppure sei tra quanti credono che essa sia una sorta di Manna che ci raggiunge come per grazia ricevuta? Do per scontato che la tua opinione sia assennata eppure, anche tu, avrai notato l’oceanica presunzione di sapere, che esiste nella nostra società.

La conoscenza e la cultura sono felicità a volte anche più grandi del piacere di accendere una lampadina o di bere un frullato o di fare un giro in nave o in aereo o di correre a piedi, eppure c’è chi crede che per sapere e conoscere non ci si debba impegnare o fare dei sacrifici.

Chi s’illude di poter capire con facilità e immediatezza, è esposto a conseguenze innumerevoli e pericolose; tra esse, c’è sicuramente il plagio. Del resto, il plagio esiste ed è molto adoperato nella comunicazione di massa, anche se nessuno ammette di poterne essere vittima. Parli chiaro? Vuoi il concreto e subito? Dici di ragionare sempre con la tua testa? Stai attento: le vittime del plagio ragionano così e il plagio non sarebbe plagio se formasse delle vittime consapevoli.

In spregio alla democrazia, in Italia si adoperano meccanismi e strutture di suggestione molto sofisticati e i livelli di plagio sono alti, ma la presunzione rende i plagiati convinti d’essere mentalmente autonomi e liberi. Lo prova l’illogicità di molte tesi della nostra politica dirigente che qualcuno, a causa di certa condizione d’ipnosi, intende come logiche.

Aggiornato il 01 agosto 2019 alle ore 12:51