Agosto matura, settembre vendemmia

L’auspicio è proprio quello dell’antico proverbio dei contadini: che in agosto maturi la convinzione di Matteo Salvini di rompere il governo coi grillini, per andare presto al voto col centrodestra unito. Oltretutto, da quel che si vede, agosto non sembra solo balneare. I motivi di rottura saranno all’ordine del giorno. C’è l’imbarazzo della scelta. Sia chiaro: i pentaleghisti ci hanno abituati ad un teatrino tale, che anche la lite più grande sembra normale. Ma a forza di tirare pure la corda migliore si dovrà spezzare. Del resto, a partire dal Consiglio dei ministri sulla giustizia, c’è un muro contro muro. Il cosiddetto pacchetto Bonafede, più che una riforma è un pannicello caldo. Sembra preparato sotto dettatura dalla magistratura: un atto gattopardesco.

Per non parlare della contrapposizione sulla Finanziaria in preparazione, con 24 miliardi di euro da trovare per coprire le clausole sull’Iva, la Flat tax o quel che sia. Salvini se la può scordare. Ecco perché diciamo che di punti di rottura ce ne saranno. Resta da sperare che la Lega li capisca. Com’è auspicabile che comprenda quanto la sinistra si stia attrezzando sul piano nazionale ed internazionale, per isolare il ministro dell’Interno.

Non è bastato Enrico Letta. Spedire Gozi al servizio della Francia mica è robetta. Ci sarà una ragione, un motivo di alleanze internazionali che all’occorrenza tornino utili e puntuali. La ricerca della sinistra, dei cattocomunisti, di un appoggio sempre maggiore di Emmanuel Macron, parte da Paolo Gentiloni. Dal tentativo spettacolare di regalare alla Francia, addirittura, un pezzo grande del nostro mare. Ha fatto bene Giorgia Meloni a sollevare questa vergogna, per la quale e per fortuna servirà un passaggio parlamentare. Occhi aperti Salvini. Cerchiamo di non passare da cretini.

Con la sinistra c’è poco da scherzare. Quando punta un traguardo è capace di tutto. Ecco perché è sicuro sia l’accordo coi grillini, forse attraverso Conte, sia il piano d’accerchiamento politico, mediatico, giudiziario, della Lega e di Salvini. Il Russiagate mica è finito. Come non sono finite le altre inchieste. Per farla breve, agosto matura e settembre vendemmia vale per tutti. Occhio ministro. Ecco perché insistiamo sulla necessità immediata di una rottura del patto coi grillini. Per tornare al voto col centrodestra unito. E per unito, intendiamo tutti, nessuno escluso. Inutile illudersi che basti Giovanni Toti, ammesso che rompa. Sarebbe un errore politico gigantesco da parte di Salvini e della Meloni escludere dalla coalizione Forza Italia, seppure ridotta pelle e ossa, quel 7 per cento in meno potrebbe voler dire: scaviamoci la fossa.

Aggiornato il 31 luglio 2019 alle ore 12:11