Governo gialloverde: la crisi non si esclude più

Il governo gialloverde vive le sue ore più difficili. Il livello di scontro è massimo fra i due contraenti pentaleghisti. Matteo Salvini e Luigi Di Maio non escludono più l’ipotesi di una crisi. Pesa il voto degli eurodeputati grillini. Il loro sostegno all’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue è stato decisivo. Anche perché la Lega ha votato contro. Il leader cinque stelle, sulla scorta della lettera a Repubblica firmata dal premier Giuseppe Conte, è convinto che si corra il rischio di un isolamento dell’Italia.

“Prima della nomina della presidente della Commissione Ue – scrive Conte – ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura”. Sulla decisione della Lega di votare nel senso opposto, spiega: “Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-commissari, però, di certo non si tratta di rivendicare una ‘poltrona’ a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita”.

Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, chiarisce Conte, “non mi presterò a operazioni opache o ambigue”. E assicura che il percorso si realizzerà “in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini”. Quanto alla prossima legge di bilancio, Conte accoglie l’invito di Di Maio all’apertura di un confronto con le parti sociali e ribadisce che ogni iniziativa di questo tipo, compiuta però da una singola forza politica, “è pienamente legittima, ma non può sostituirsi al pieno contraddittorio tra tutte le parti politiche e sociali, alla presenza dell’intero governo”.

Sulla vicenda ‘moscovita’, Conte precisa che andrà a riferire in Parlamento come richiesto dall’opposizione. E, pur non anticipando i contenuti della sua informativa, garantisce che riferirà, “in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i componenti del governo che presiedo”.

Intanto, il capo leghista va attacca gli alleati a testa bassa. Addirittura, denuncia un’intesa politica tra grillini e democratici a Bruxelles: “Cinquestelle e Pd? Da due giorni – sostiene Salvini – sono già al governo insieme. Per ora a Bruxelles. Tradendo il voto degli italiani che volevano il cambiamento, i grillini hanno votato il presidente della nuova Comissione europea, proposto da Merkel e Macron, insieme a Renzi e Berlusconi. Una scelta gravissima, altro che democrazia e trasparenza”.

Ma Di Maio non abbozza e contrattacca, attraverso una diretta Facebook: “Capisco – sottolinea – che si attacchi il M5s per fare notizia e coprire le inchieste sui finanziamenti alla Lega, ma questa è una falsità. È un attacco grave che io non posso permettere. Sono stufo, se la Lega vuole far cadere il governo lo dica chiaramente e se ne prenda la responsabilità”.

Ad Uno Mattina, su Rai Uno, Di Maio aveva evidenziato un aspetto determinante: “Il rischio che sta correndo la Lega è quello di isolare l’Italia. Noi siamo stati responsabili. Il colmo è che lega vuole anche il commissario europeo, ma se tu ti isoli e poi chiedi di nominare un leghista c’è qualche difficoltà. La Lega ci accusa di aver votato per von der Leyen. La Lega sta mentendo, c’era un accordo per votarla in cambio del commissario. Poi hanno capito che non riuscivano ad avere il commissario e si sono ritirati. Noi non abbiamo votato per una poltrona”.

Di Maio è sicuro dell’esecutivo e ritiene “ingiusto che ogni giorno si minacci una crisi di governo. Dal mio punto di vista ci sono delle riforme che si devono fare”. Quanto alla necessità che Salvini si presenti in Parlamento per riferire sul caso Lega-Russia, Di Maio non ha dubbi: “Se avessi il minimo sospetto che la Lega ha preso soldi dalla Russia non starei al governo con loro. Il tema è che se il Parlamento chiede un’audizione è giusto che quella persona vada in Parlamento”.

Ma il capo grillino non crede assolutamente al ribaltone. “Io – scandisce – col Pd non voglio averci nulla a che fare”.

Frattanto, la ministra per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, ai microfoni di Radio Uno si fa portavoce dei mal di pancia leghisti. “Questo governo – afferma – ogni mattina sembra che duri 4 giorni o 4 anni, a seconda delle dichiarazioni che si susseguono. È innegabile il fatto che sia un momento particolarmente delicato, che le due sensibilità delle forze politiche che compongono questo governo sono completamente diverse. Se continuiamo ogni giorno a dire no, è meglio chiuderla qui”.

Per il segretario del Pd Nicola Zingaretti, “la novità di queste ore sia che il progetto politico del governo gialloverde, ammesso che ci sia mai stato, è fallito. Ormai siamo agli insulti continui e soprattutto alla paralisi totale che pagano gli italiani. La smettano con questa sceneggiata e traggano le conseguenze”.

L’ex premier Massimo D’Alema, in un’intervista al quotidiano diretto da Carlo Verdelli, sostiene che lo strappo europeo tra il Carroccio e il M5s sia importante perché è “molto significativo il fatto che i cinque stelle si siano smarcati così clamorosamente dalla Lega per votare questa von der Leyen che poi non è la fine del mondo. Si tratta di un voto che è stato determinante e quindi a maggior ragione vengono a galla le difficoltà dell’alleanza di governo. Hanno compensato persino i contorcimenti di una sinistra che come si vede non è in difficoltà solo in Italia”.

Prendendo questa posizione, i cinque stelle “sapevano cosa stavano facendo e se ne sono strafregati di Salvini e delle sue scelte”, fa notare D’Alema. E sul vicepresidente pentastellato del Parlamento Ue, Fabio Massimo Castaldo, aggiunge: “mi sembra in gamba. Non è affatto un fesso. Lui sicuramente era consapevole di un voto pesante, determinante. E che la decisione alla fine avrebbe avuto un significato più grande del semplice sì”.

Alla politica italiana, il voto su von der Leyen “dice che il Movimento 5 stelle si può cominciare a muovere in autonomia. Infatti Salvini lo ha capito e ha contestato duramente il voto dei grillini. Lui sembra essersi accorto del senso di quella votazione. Molto più di altri”, continua D’Alema. Il Pd, invece, “continua a dire mai un governo con i 5 stelle, come ha fatto anche ieri il segretario Zingaretti”. Dovrebbe cambiare linea? “Cosa fa la sinistra italiana dovete chiederlo a loro, ai dirigenti di quella forza politica. Io ho scoperto una cosa molto semplice: che per uscire dal dibattito della sinistra basta uscirne. È facile”.

 

Aggiornato il 18 luglio 2019 alle ore 13:39