mercoledì 17 luglio 2019
Stiamo assistendo un vero bombardamento mediatico prodotto dal ministero dello Sviluppo economico e dal ministro Luigi Di Maio sulle lettere di interesse pervenute per la gestione della nuova società Alitalia. Ne riporto una rilasciata il 14 luglio: Il vicepresidente del Consiglio Di Maio: “Voglio essere l’ultimo ministro che si occupa di Alitalia. Torniamo a farla volare in tutto il mondo. Oggi sono stati presentate quattro offerte per la nuova Alitalia. Hanno avanzato una offerta economica il patron della compagnia aerea colombiana Avianca, il gruppo Toto, il gruppo Atlantia ed il patron della Lazio, Claudio Lotito. È una buona notizia. Ci sono più possibilità di scelta. Auspico che si scelga tra le offerte più ambiziose e non tra quelle più conservative”.
E ancora, sempre il ministro Di Mao: “C’è l’auspicio che il CdA di Fs decida quanto prima e che scelga l’offerta più ambiziosa. Alitalia ha bisogno di tornare a giocare in attacco e non in difesa. Bene le quattro offerte. Ci sono tutti i margini per decidere il consorzio e rilanciare definitivamente la compagnia. Le numerose offerte arrivate dimostrano la bontà dell’operazione di mercato”.
È davvero umiliante ed offensivo leggere simili comunicati stampa ufficiali, simili dichiarazioni in cui si dà per scontata la costituzione di un nuovo assetto gestionale della compagnia di bandiera Alitalia. In realtà si tratta ancora di semplici “lettere di interesse” e siamo molto lontani da una concreta definizione ed identificazione di un nuovo gestore. Ci aspettano ancora una serie di passaggi, una serie di approfondimenti non secondari quali:
Siamo, quindi, ancora molto lontani da una conclusione positiva di una operazione che finora è stata molto sofferta e va dato atto all’Amministratore delegato del Gruppo Fs che in questi mesi ha cercato, in tutti i modi, di coinvolgere società con una adeguata esperienza nel trasporto aereo.
Siamo in presenza di un momento tutto particolare per il trasporto aereo: ormai assistiamo ad una crescita sempre più consolidata; una crescita caratterizzata dai seguenti dati: nel 2018 passeggeri +5,8 per cento, movimenti +3,6 per cento sempre nel 2018 – e la necessità di interventi infrastrutturali per adeguarsi a volumi di traffico in persistente crescita nei prossimi anni. Secondo le stime di Eurocontrol, nel 2040 ci saranno 16,2 milioni di voli all’anno con un aumento del 53 per cento rispetto a oggi. Ciò comporterà, per l’area Ecac (area caratterizzata da tutti i Paesi della Ue e di quelli limitrofi), una crescita media annua del traffico aereo dell’1,9 per cento.
Tale crescita non risulta adeguatamente supportata dagli interventi oggi programmati sugli scali europei. Tutto il sistema aereo deve prepararsi per far fronte all’incremento della domanda. Nel periodo 2012-2016 i Contratti di programma in deroga (sistemi aeroportuali di Roma e Milano e aeroporto di Venezia) hanno portato a 1,82 miliardi di investimenti realizzati su 1,84 miliardi programmati. Nel periodo 2017-2021 sono previsti investimenti per i Contratti di programma in deroga di tre miliardi. Quelli pianificati per tutti gli altri scali italiani sono 800 milioni.
Il totale degli investimenti in questo periodo, quindi, nel nostro Paese è di 3,8 miliardi di euro.
Pertanto non è facile avventurarsi nella esperienza “Alitalia” se, contestualmente, non si ottengono adeguate garanzie sul reale impegno dei vari Paesi dell’area Ecac, e quindi anche del nostro Paese, a realizzare sia gli adeguamenti degli attuali impianti aeroportuali, sia le interconnessioni tra gli aeroporti e le grandi realtà metropolitane. Si rischia cioè una vera crisi di crescita. Una crisi che sicuramente sarà oggetto di approfondimento proprio in questo tentativo di reinvenzione dell’Alitalia.
(*) Tratto dalle Stanze di Ercole
di Ercole Incalza (*)