Milano capitale dei Fratelli Musulmani

Milano capitale dei Fratelli Musulmani in Italia. E non solo nella giornata di sabato, 22 giugno, quando nel pomeriggio numerosi affiliati si sono radunati in piazza Duca D’Aosta, “in lutto per la uccisione del presidente Mohamed Morsi”, morto in realtà di regolare infarto all’età di 67 anni durante un’udienza in un tribunale del Cairo, dove era in corso uno dei numerosi processi che lo vedeva come imputato.

Ma per i Fratelli Musulmani delle associazioni islamiste di Milano, Morsi è un martire della volontà del popolo e della democrazia, nel solco della propaganda orchestrata da Al Jazeera, per conto del Qatar degli emiri Al Thani, e dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, Sultano-dittatore dimezzato dopo la definitiva sconfitta elettorale subita a Istanbul domenica, 23 giugno.

È stata una maratona oratoria, quella di Piazza Duca D’Aosta, in cui al microfono di sono alternati sedicenti imam e militanti laici, tutti uniti in coro nella magnificazione delle presunte virtù del martire Morsi in odore di santità. Il “primo presidente civile” nella storia dell’Egitto, che ha “lottato per uno stato civile costituzionale e per l’esercizio della vera democrazia”. Nulla di più falso e manipolatorio.

Non c’è infatti distinzione tra il “laico” Morsi e la guida spirituale dei Fratelli Musulmani di tutto il mondo, lo Sheikh del Terrore, Yusef Al Qaradawi, venerato sulla linea rossa del jihad da Istanbul a Doha, perché entrambi condividevano la stessa agenda fondamentalista dal punto di vista religioso e culturale, con l’obiettivo d’imporla attraverso gli strumenti della democrazia a tutti gli egiziani. Questi hanno reagito, impedendo la naturale evoluzione della Primavera Araba in un inverno islamista, e non rimpiangono certo il loro gesto di grande coraggio e amor di patria.

L’odierno Egitto resta lontano dall’orizzonte di democrazia e libertà inseguito dai tanti musulmani laici e moderati che costituiscono la maggioranza della popolazione. Tuttavia, finché la minaccia dei Fratelli Musulmani e degli stati canaglia che li sponsorizzano, Qatar e Turchia, non sarà definitivamente arginata, l’apertura della società egiziana non riuscirà a decollare.

A rischiare un brusco atterraggio, se non qualcosa di peggio, è l’apertura della società italiana, rispetto alla quale segnali inquietanti giungono sempre da Milano. La liberalizzazione dell’islamismo radicale concessa dalla giunta del sindaco Pd, Giuseppe Sala, sta infatti favorendo la diffusione dell’ideologia fondamentalista dei Fratelli Musulmani, contro la quale gli egiziani e l’intero mondo arabo continuano a combattere, mentre la sinistra milanese gli garantisce potere politico (vedi Sumaya Abdel Qader consigliera municipale portata in palmo di mano), l’occupazione del suolo pubblico (vedi il maxi raduno per la commemorazione di Morsi) e l’espansione territoriale (vedi la proliferazione di moschee e luoghi di preghiera irregolari, in aggiunta a quelli che il Sindaco Sala ha in programma di aprire per soddisfare la sua di malinteso multiculturalismo).

Milano, dunque, capitale dei Fratelli Musulmani, isola felice dell’islamismo arcobaleno di Sala e compagni. D’altro canto, Sala non è il solo primo cittadino o esponente politico-istituzionale di sinistra a non fare mistero della propria infatuazione per la Fratellanza. Il problema in Italia investe persino il Quirinale, che malgrado le numerose sollecitazioni non ha mostrato alcun ripensamento rispetto alla decisione di conferire l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica alla Sorella Musulmana Asmae Dachan, figlia del capostipite dei Fratelli Musulmani in Italia, Nour Dachan, fondatore dell’UCOII, il braccio operativo dell’organizzazione fondamentalista dalla Lombardia alla Sicilia, lautamente finanziato dalla Qatar Charity degli emiri Al Thani, come documentato nel libro inchiesta Qatar Papers.

Di fronte alla promozione dei Fratelli Musulmani da parte della giunta Sala, non convince per incisività la risposta della Regione a trazione leghista, dimostratasi finora incapace di arrestare l’agenda pro-islamista del sindaco. Più in generale, non convince l’operato del ministro dell’Interno, il quale, contrariamente alla retorica da campagna elettorale permanente, sembra essersi in realtà allineato alle politiche del Partito Democratico, che hanno come obiettivo il consolidamento dei Fratelli Musulmani nel ruolo d’interlocutore privilegiato, se non unico, dello Stato italiano verso la più ampia comunità islamica. Le smentite saranno ben accolte, ma con i fatti e non con le parole.

Aggiornato il 24 giugno 2019 alle ore 13:18