La scelta obbligata di Salvini

Matteo Salvini non perde occasione per rilanciare la sua ricetta economica. Meno tasse per tutti in barba all’Europa della (molto, ma molto presunta) austerità, questo lo slogan ripetuto in ogni dove dal capo indiscusso della Lega.

A codesta linea elettoralmente irresistibile risponde, come correttamente sottolineato dal direttore de “L’Opinione”, il sempre più evanescente Luigi Di Maio con la sua fantozziana proposta del salario minimo. Ovvero l’ultimo colpo di genio di una compagine politica, il Movimento 5 Stelle, che sembra credere fermamente nel dogma dello sviluppo ottenuto per decreto legge.

In realtà, mentre il capo politico dei grillini cerca in tutte le maniere di procrastinare l’inevitabile redde rationem del voto anticipato, il leader del Carroccio non può assolutamente permettersi di farsi sfuggire la prima finestra utile per tornare alle urne, evitando di farsi coinvolgere con l’attuale maggioranza in una legge di Bilancio che si preannuncia drammatica. Ed è in questa chiave che andrebbe letta la costante accelerazione impressa da Salvini al suo poderoso specchietto per le allodole chiamato flat tax.

In un commento pubblicato su “Il Sole 24 Ore” da Manuela Perrone, viene indicato in venerdì 19 luglio l’ultimo giorno per consentire ad un eventuale, futuro Governo di assumersi la responsabilità della prossima manovra finanziaria, dato che in tal modo si voterebbe il 29 settembre. Nel qual caso, prevedendo una schiacciante vittoria di Salvini e soci, l’attuale ministro degli Interni avrebbe la possibilità di salvarsi in calcio d’angolo, elaborando una legge di Bilancio tampone, con la scusa che i tempi ristrettissimi – come è noto la stessa legge va presentata in Parlamento entro il 15 ottobre – non gli consentirebbero di realizzare i miracoli fiscali promessi.

Ovviamente si tratterebbe solo di guadagnare qualche mese prima che la condizione sempre più precaria dell’Italia cominci a far sentire i suoi inevitabili effetti sul consenso fin qui raccolto da Salvini. Tuttavia, in un mondo della politica che vive di attimi scanditi a colpi di social network, un solo mese passato nella stanza dei bottoni equivale ad un’era geologica. Anche perché, a meno di una svolta impopolare sul tema dell’equilibrio dei conti, la linea economica portata avanti dalla Lega può sicuramente creare ulteriori aspettative presso una cittadinanza sempre più confusa, ma è assolutamente da escludere che con essa si vada in paradiso. Anzi, l’idea sbandierata di tagliare le imposte dirette in deficit, senza peraltro far scattare il paventato aumento dell’Iva, ammesso e assolutamente non concesso che l’Europa ci consenta di farlo, innescherebbe un immediato e micidiale contraccolpo sui mercati finanziari, portando i tassi sui nostri titoli di Stato oltre un livello di sostenibilità.

Tutto questo, dato che non sembra assolutamente uno sprovveduto, Salvini lo comprende molto bene.

Aggiornato il 19 giugno 2019 alle ore 11:07