Stress test

mercoledì 19 giugno 2019


Dalle parti del destino non ci hanno voluto bene davvero ad affibbiarci questa coppia di governo, forse qualche colpa da espiare o qualche test da sopportare, uno stress test insomma.

Del resto ci vuole una pazienza smisurata ad accettare quello che vediamo, litigi, brutte figure, ripensamenti, stop and go, annunci e smentite, un “guerra e pace” quotidiano. Per non parlare dei danni che subiamo, perché, sia chiaro, fa ridere la scusa del poco tempo a disposizione; passato un anno se fossero stati capaci qualche risultato si sarebbe visto, l’aria che cambia in meglio si percepisce eccome. Invece siamo finiti dentro un clima infame di tensione e di preoccupazione, per non parlare dell’economia che peggiora in tutto, delle prospettive che sono sempre più negative. Tanto è vero che prima di passare il testimone, per evitare il peggio, c’è voluto ancora Mario Draghi e il suo coraggio, altro che “Governo del cambiamento”.

Sia chiaro, ci ritroviamo sotto questa alleanza squinternata in realtà non per colpa del destino cinico e baro, ma perché Matteo Salvini in modo sprovveduto ha abboccato a un trappolone messo in piedi solo per evitare un governo di centrodestra. Se l’incarico fosse stato assegnato, tanto per dire a Giancarlo Giorgetti dopo il 4 marzo del 2018, i voti che mancavano in Parlamento si sarebbero trovati eccome; lo sanno tutti, ecco perché è scattato il trappolone in cui Salvini per egoismo è caduto come un bambino. Così come la storia di tenere in vita questo governo perché non ci sarebbe alternativa, è solo una bugia; l’alternativa esiste eccome, tornare al voto e consentire al centrodestra di vincere le Politiche come sta vincendo tutte le elezioni amministrative.

Chi dice che il presidente Sergio Mattarella non scioglierebbe le Camere per scodellarci un Mario Monti bis farnetica, ma chi lo voterebbe mai? Così come non passerebbe oggi un Governo fra Partito Democratico e grillini, figuriamoci con la guerra in atto fra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti un accordo coi grillini sarebbe pura fantasia. Se fosse crisi il capo dello Stato, che di politica se ne intende, sa bene che alla fine non resterebbe altro che tornare al voto, al massimo qualche mese di preparazione con un governo istituzionale. Ecco il motivo per cui la persistenza di Salvini desta sospetti, puzza di bruciato, perché non rompe? Quale sarebbe la ragione per portare avanti un’alleanza che è solo un guaio, una prova di pazienza?

È questo che Salvini dovrebbe spiegare, cosa lo tenga legato ai grillini sapendo che tornando al voto il centrodestra strariperebbe. Perché dunque fare male quando si potrebbe fare bene? La produzione cala, i capitali se ne vanno, i giovani emigrano, i consumi stagnano, e lui coi grillini che fa? Anziché stimolare lo sviluppo e creare lavoro, ci scodella una vagonata di assistenza di previdenza anticipata, oltreché il blocco sulla Tav. Tutto strano, non vi pare?

Perché di questo si tratta, il resto è fumo, la flat tax non si farà sia per mancanza di risorse e soprattutto per mancanza di coraggio. Sulla tassa piatta, infatti, servirebbero gli attributi per dire aumentiamo l’Iva selettivamente per fare la flat tax, per stimolare la produzione della ricchezza e spostare il fisco dalle persone alle cose; questa sarebbe la vera inversione di marcia, che con i grillini, quelli del salario minimo, non sarà mai possibile. Ecco perché delle due l’una: o Salvini rompe e chiede il voto per governare bene col centrodestra, oppure dica perché si sente obbligato a stare con i grillini dentro un governo che non giova agli italiani.


di Alfredo Mosca