Casini e Merola: il dibattito nel centrosinistra al bivio

martedì 11 giugno 2019


Dopo la schiacciante vittoria della Lega salviniana alla Europee, il centrosinistra s’interroga sulle reali possibilità della cosiddetta “alternativa di governo”. Il sindaco dem di Bologna Virginio Merola, in un’intervista al Foglio, sostiene che “il biglietto da visita del centrosinistra siano le amministrazioni, e invece questo Pd è troppo romanocentrico. Ed è un problema, perché ha bisogno di uscire dal notabilato e dai gruppi di potere. D’altronde, siamo democratici come dice il nostro nome, non c’ è un uomo solo al comando. Bologna è un modello per il centrosinistra? La parola mi fa paura, ma quello che posso dire è che Bologna è socialista, democratica e adesso anche molto concentrata sull’ambientalismo”.

Merola sente “parlare dei moderati da conquistare, ma a Bologna li rappresentiamo già noi. Alle Europee siamo andati oltre il 40 per cento in tutti i quartieri popolari della città. Per far nascere un’alternativa per l’Italia dobbiamo creare un’alleanza con tutte le forze di centrosinistra, allargandoci all’associazionismo intermedio. È uno schema democratico da contrapporre alle destre”.

La “cosa” di Carlo Calenda “va benissimo. Dobbiamo procedere con questa collaborazione. Ma non perdiamo tempo a chiederci se ci serve un partito di centro, perché il centro lo rappresentiamo già. Il problema sono gli astenuti che aumentano. Con loro chi ci parla? L’importante è superare – conclude Merola – la logica della sinistra-sinistra. Quello che serve è il centrosinistra”.

La pensa diversamente Pier Ferdinando Casini. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex presidente della Camera invita Calenda e gli altri protagonisti, come Renzi e Sala, ad incidere nel dibattito del centro.

 “Abbiamo – sottolinea – un logoramento dei 5 Stelle. Abbiamo la polarizzazione su Salvini di quello che era il vecchio centrodestra. E abbiamo Zingaretti che, meritoriamente, è impegnato a ricostruire le fondamenta di un partito che era quello con Bersani e D’Alema. Ma questo è anche quello che ti rende scoperta una prateria al centro. Davanti a questa opportunità straordinaria i protagonisti cadono in un errore mortale: vogliono chiedere l’autorizzazione a costruire un’esperienza di questo tipo a Salvini o a Zingaretti”.

Per Casini, “Toti è impegnato a costruire una succursale di Forza Italia che, raccordata con la Meloni, diventerà inevitabilmente l’alleato di comodo di Salvini. Dall’altra parte, molti pensano di costruire una ‘post-Margherita’ che serva a rendere competitivo il Pd. Calenda ha il merito di aver esplicitato quello che molti pensano in silenzio. Ma questa operazione deve andare in campo senza le autorizzazioni preventive. Perché sennò ha zero credibilità”.

Per Casini i tempi non sono un problema. “Anzi, la possibilità di un voto anticipato è solo un vantaggio perché il blitz pre-elettorale è molto più efficace di un processo di fondazione di un partito con tutti i riti che provocano malintesi e logoramento”.

 


di Ugo Elfer