Cacciari guarda oltre, quella sinistra antitaliana

venerdì 7 giugno 2019


“Il sovranismo lo ha creato il cattivo europeismo, l’assenza di sovranità popolare europea ha fatto sì che la gente s’aggrappasse alle rispettive sovranità e poi non s’è dato ascolto al bisogno di solidarietà”.

A parlare è Massimo Cacciari, che approfitta del pulpito di “Piazzapulita” per dire a Nicola Zingaretti di non comprendere perché la sinistra sia stata così sorda alle richieste dell’uomo della strada. Poi Cacciari non ha dubbi sul fatto che “non c’è maggioranza alternativa, che ogni partito esterno a questo governo non abbia i numeri sufficienti a governare, che l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sarebbe un aborto”.

Tutti guardano Cacciari in modo reverenziale, timorosi di non avere argomenti a cospetto del filosofo. E lui incalza: “La Lega in ben tre Regioni è strutturata da decenni, governa; invece i 5 Stelle s’estinguerebbero se andassimo alle urne, e sarebbe follia diventarne alleati”.

Molti si chiedono se parli l’ex sindaco di sinistra di Venezia o l’intellettuale libero da schemi e legacci. Allora il conduttore fa scorrere immagini in cui si dimostra che il fallimento dell’Italia sarebbe ineludibile: persino un migrante asserisce che gli italiani devono pagare i loro debiti verso lo straniero e l’Europa. Tutti temono d’intervenire, reputando sia non politicamente corretto difendere l’Italia, al di là dei colori politici. Cacciari prende la palla al balzo asserendo che non si può permettere al sistema bancario europeo di propinare all’Italia la stessa cura che ha distrutto la Grecia. Il timore reverenziale verso i diktat europei regna sovrano, e a sinistra come a destra si ha paura di contraddire scelte maturate fuori dall’Italia: il più delle volte nocive al Belpaese. L’impressione è che i media siano ormai tutti contro l’Italia, ed oltre al nemico esterno (sotto forma di banche, Commissione europea...) anche quello interno (giornali e giornalisti, politici di governo e d’opposizione) sarebbe in aumento. Quest’ultimo comunque ristretto ad un nugolo di addetti ai lavori. Ecco che l’amore per l’Italia viene visto come un sentimento greve, da lasciare a tifosi, fazioni politiche riconducibili all’ex area neofascista, o a gente di periferia ghettizzata e quindi incapace di guardare oltre la propria nazione. È forte il rischio che la distruzione dell’Italia (culturalmente ed economicamente) venga agevolata da media spregiudicati e condizionati da avventurieri del giornalismo. Gente che forse plaudirebbe ad uno straniero che, in forza di carte europee, avrebbe il via libera ad espropriarci di opere d’arte, intere città d’arte, aziende, palazzi e forse anche le tante case in cui vivono anonime famiglie. È importante che il dialogo per salvare l’Italia non rimanga intrappolato nelle baruffe tra salviniani ed anti-salviniani. Perché nessuno si può tirare fuori da questa chiamata a difendere la nostra storia, la nostra sedimentazione artistica, le nostre città, i nostri tetti. E non si può certo indorare la pillola amara d’una guerra di conquista usando le parole del Carlo Cottarelli di turno, che non perde occasione per affermare che l’Italia dovrebbe amputarsi di quasi tutti i propri beni per togliersi i debiti. Questa trasposizione del debito pubblico sui privati cittadini ha il sapore di crimine verso l’umanità. Soprattutto non si può accettare che Carlo Cottarelli dica “al Fondo Monetario Internazionale si fanno politiche di sinistra, nel bene dei popoli…la situazione dell’Italia si può risolvere soltanto sacrificando così il Paese”.

Contro questa demagogia, e perché sappiamo che l’Fmi indebita i popoli e poi li strangola, dovrebbe costituirsi un fronte di uomini che (oltre la destra e la sinistra) riesca ad arginare gli appetiti dello straniero e l’ormai vomitevole anti-italianità. Per chiosa va detto che una lettera della Commissione europea non è certo una condanna a morte. E si stenta a credere che le altre nazioni votino a favore del fallimento dell’Italia: perché se ieri è toccato alla Grecia ed oggi al Belpaese, domani potrebbe capitare a Spagna, Cipro, Portogallo...Francia. Della nostra sedimentazione culturale fa parte anche la dantesca legge del contrappasso.


di Ruggiero Capone