L’alibi del destino

Il destino è inteso come una sorta d’insieme di cause imponderabili che determinano in qualche modo gli eventi della vita. Nel parlare di destino, s’intercalano concetti come l’ineluttabilità, la fatalità e anche la rassegnazione; esso, per i greci, era il Fato, ovvero il padre di tutti gli dei, Giove compreso.

Diciamo che non abbiamo ancora degli elementi inappellabili per opporci o mettere in discussione quanto sopra considerato tuttavia, da millenni, siamo accompagnati anche da concetti come “Audaces fortuna iuvat”; “Spes ultima dea”; “Aiutati che il ciel t’aiuta” e simili. A interpretare, se non addirittura a modellare il destino, esistono pure la religione e la fede.

Fatte queste brevi considerazioni, viene spontanea una domanda. La politica è solo una diretta conseguenza del destino, oppure è determinata anche dall’essere umano?

A questo punto, ecco che molti italiani estendono il concetto di destino alle più svariate “comodità” personali ma, nonostante si preferisca troppo spesso imputarla alla fatalità, la politica è inconfutabile conseguenza del comportamento umano.

Attribuire alla politica l’alibi del destino è un atto vile; una squallida scusa che ricorda quella volpe che, nella favola di Fedro, non sapendo saltare abbastanza in alto per addentare l’uva appesa al pergolato, motivava di non volerla prendere perché era acerba. Gli italiani che si dichiarano apolitici, si rendono conto del male che procurano a se stessi e agli altri?

Chiamare in ballo l’alibi della fatalità e fare gli apolitici, è come celebrare lo squallore della volpe che non sa prendere l’uva. Quasi in chiusura, il precedente pezzo intitolato “Perseverare italidiotum est” recitava che, circa la politica, siamo circondati dalle conseguenze dei nostri infiniti errori e che, ancora una volta per l’ennesima volta, ce ne saremmo accorti anche nelle imminenti elezioni di fine maggio in quanto, “qualunque cosa cambi, non migliorerà nulla”.

Quelle elezioni sono passate; cos’è cambiato?

Per citare solo, ma solo alcune delle balle più recenti, il “Reddito di cittadinanza” si è rivelato una fandonia; il raccontato abbassamento delle tasse è stato preceduto dall’opposto ridimensionamento di molte detraibilità; i rivisitati trasferimenti alle amministrazioni territoriali, hanno portato a “inventare” nuovi balzelli “periferici”; le pensioni stanno subendo uno dei peggiori attacchi mai subiti… e mille altri inganni; ma quando capiremo che siamo soltanto presi in giro?

Le recenti elezioni hanno “editato” nuove aggregazioni, alleanze, sigle e percentuali ma, alla fine, cosa credete che sia cambiato? I candidati esprimono messaggi “labialmente” eroici, ma corrono per raggiungere le mille disoneste prebende che la politica offre ai propri “atleti”.

Siamo “marionettati” da istituzioni depravate, ma libere di muoversi come vogliono, soprattutto per colpa di quel popolo che, dichiarandosi apolitico, mette tutti i cittadini nelle mani di un potere politico che opprime. Infine, non occorrono molte spiegazioni analitiche per capire che le nostre istituzioni sono molto “aperte” alla malavita.

Aggiornato il 06 giugno 2019 alle ore 11:54