Colpevolmente deboli

Che arrivasse l’infrazione era scontato, poi certo si fermerà lì, perché in Europa non hai mai pagato nessuno, ma il punto non è questo. Con l’aria che tira, a farsi bacchettare colpevolmente dalla Unione europea, bisogna essere scriteriati e irresponsabili. Insomma, questo tormentone sull’Europa da cambiare non si risolve né facendo bau bau, tantomeno fregandosene delle regole condivise. Oltretutto non siamo nel film di Totò e Pasquale, perché gli schiaffi li prenderemo eccome e tutti quanti.

Come se non bastasse nelle elezioni del 26 maggio, il sovranismo non ha fatto quel cappotto di cui tanto si è parlato, a conti fatti un granché non è mutato. Ecco perché a fare i gradassi, i prepotenti, senza nemmeno poterselo permettere, è da scriteriati. Sia chiaro noi siamo contrari a questa Ue e a questo euro, non ci è piaciuto l’impianto, il cambio iniziale, i patti e la fisionomia germanocentrica, non ci è piaciuto niente. Però in un consesso si discute e ci si batte prima di entrare, ma dopo la firma ci si deve adeguare e basta, a meno che? A meno che non si costruiscano alleanze valide, pesanti, non si disponga di forza contrattuale, economica, internazionale, tale da imporre una revisione delle regole. Bene, anzi male, noi non solo non abbiamo alcuna di quelle condizioni, ma per colpa di quasi tutti i governi precedenti, nella Ue colpevolmente, siamo riusciti a contare sempre poco o niente. Ecco perché le smargiassate dei penta leghisti sull’infrazione, sono inutili e dannose. Dopodiché è chiaro che L’Europa dei tromboni, non possa e non debba permettersi di dirci cosa e come fare per rispettare i parametri, i vincoli e le obbligazioni.

Ci mancherebbe, la scelta delle misure adatte tocca all’Italia e basta, del resto guardate se mai qualcuno si sia permesso di intimare alla Germania cosa fare, quale agenda seguire. Eppure siamo talmente deboli e marginali, da farci non solo bacchettare, ma addirittura indicare perentoriamente cosa fare, quali provvedimenti adottare, roba da matti. Oltretutto il nodo dell’Europa è chiaro, per iniziativa della Germania, l’asse Franco tedesco da tempo ha programmato uno sconvolgimento dello status quo, una moneta a due velocità, insomma una suite per loro e letti a castello per gli altri. Francesi e Tedeschi, sanno bene che il progetto sia fallito, troppe le divisioni, le distanze, gli squilibri finanziari, oramai tirano solo a non perdere i vantaggi che hanno acquisito, tedeschi in primis. Tirano a recuperare il massimo dagli altri, Italia in testa perché sanno che da noi la ricchezza privata esiste eccome, dopodiché decreteranno il rompete le righe, statene certi.

Il buongiorno di questo percorso e di questa strategia, lo vedremo presto, allorché Mario Draghi lascerà il posto a Weidmann, l’attuale capo della Bundesbank, insomma a fine d’anno. Ecco perché in Europa per come stanno le cose, o si obbedisce, oppure ci si attrezza, ma noi di attrezzatura, fino ad ora, ne abbiamo preparata poco o niente e con l’ultima finanziaria siamo andati in senso opposto al necessario, masochismo puro. Serve invertire la rotta, non come dice la Ue, l’Italia ha bisogno di stimoli e investimenti al posto di austerità e mazzate fiscali, ma serve subito, altrimenti senza sviluppo e senza la fiducia dei mercati i nostri titoli a forza di spread andranno a pallino. Per questo bisogna mandare via i pentaleghisti e tornare al voto, senza un governo nuovo, coeso, capace di idee e di coraggio, i tromboni della Ue ci obbligheranno allo strozzinaggio.

Aggiornato il 06 giugno 2019 alle ore 11:41