Continuare come?

Parliamoci chiaro, la scusa che da noi non si possa votare in autunno perché si rischia l’esercizio provvisorio, in realtà non tiene, è una sorta di falso storico. È che l’Italia è il Paese dell’attesa, del tira a campare, in politica poi non ne parliamo, si rimanda sempre e comunque, lo si fa a prescindere. I parlamentari rimandano per convenienza, per tenersi le poltrone, le maggioranze lo fanno con la scusa dell’assenza di alternative, i governi per non prendersi responsabilità e colpe. Ecco perché in Italia a forza di rimandare per evitare il voto sono nati i governi balneari, i ribaltoni, i premier nominati, gli Esecutivi tecnici, insomma di tutto e di più. Incredibile ma vero, nel nostro Paese la politica ha sempre paura del voto, si riempie la bocca con la Costituzione, ma poi?

Eppure il cardine della Carta e della democrazia è proprio l’esercizio libero della scelta, la sovranità popolare che tanto si sbandiera, si esercita solo utilizzando le urne, con le elezioni. Oltretutto questo gioco strano di procrastinare, ci ha devastati in tutti i sensi, perché se andassimo a vedere quanto ci siano costati i governi raffazzonati, ci verrebbe la pelle d’oca. Del resto quale migliore occasione per spendere, per assegnare incarichi, fare le nomine, soddisfare qualche clientela, di un governo per necessità?

Gli Esecutivi purché sia, quelli tenuti in piedi con una scusa oppure l’altra, per noi, per tutti i cittadini, sono stati una devianza micidiale, questa è la realtà. Per stare in piedi un governo deve avere senso, affiatamento, idee chiare, velocità decisionale, deve esserci stima fra primus inter pares, piuttosto che insolenze, distanze e diffidenze. Ecco perché continuare a prescindere è solo una iattura, una scusa per giustificare l’esistenza in vita non può tenere, come non regge quella dell’Europa e del rischio di pagare pegno. Nella Ue non ha mai pagato nessuno, nemmeno quelli che davvero avrebbero dovuto farlo per mille motivi, evidenti e peggiori dei nostri, Francia e Germania in primis.

L’esercizio del voto, ovunque e comunque, non può essere un rischio, uno spauracchio, una paura da evitare allontanandola nel tempo, ma non scherziamo, veramente di che parliamo? Ma è mai possibile che per un motivo ad hoc, in Italia dalla primavera in giù non si voti più, si paventa solo il pericolo dell’esercizio provvisorio, che oltretutto è previsto e regolato dalla Costituzione. Tra l’altro a guardare nella storia non c’è stata mai o quasi una finanziaria azzeccata, non si contano infatti le correzioni, spesso più di una, fatte in corso d’opera, per aggiustare i conti sballati e inventati, dunque?

Ecco perché non c’è scusa che tenga per giustificare la prosecuzione di una esperienza come quella attuale, che ha dimostrato di essere esiziale, una alleanza innaturale che non cambierebbe perché non può cambiare. Quale vantaggio può esserci a tenere i pentaleghisti, un Esecutivo che insolentisce, blocca il Paese e fa teatrino quotidiano, un Governo che lavora per decreto perché non si fida del Parlamento? Signori non giochiamo, qui serve il voto e basta, serve tornare agli italiani. Che piaccia o meno, di fronte a tutto questo, ad un anno passato a sperperare risorse ed aumentare il debito, a trascurare i giovani, il sud, la crescita, lo sviluppo, meglio subito le urne, altro che rischio d’esercizio provvisorio.

Aggiornato il 05 giugno 2019 alle ore 11:25