L’ennesima “sparata a effetto” fatta, da abile arruffapopoli, dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, con le conseguenti fibrillazioni che si sono subito aperte sui mercati finanziari internazionali, non possono esimerci dal porci un problema ormai non più rinviabile: posto che non esiste oggi alcun leader “buon padre di famiglia” dentro la maggioranza gialloverde. Una terza figura, riconosciuta da entrambi, capace di trarre dal mix, appunto giallo-verde, una qualche tonalità di marrone. I due vicepremier sono diventati, di tal guisa, due gocce assolutamente incompatibili, posta la loro presuntuosa autoreferenzialità.

La loro storia ci ricorda quella dei due capponi di certo Renzo Tramaglino, posto che è ineluttabile il loro colpirsi provenendo da allevamenti tutt’affatto diversi. Da un lato, quello della logica - caritatevole e di sinistra marxista-leninista - che ha ispirato il varo del “Reddito di cittadinanza”. Una scelta di politica economica che avrà il solo effetto finale di impoverire ancor di più il ceto medio: con dubbie capacità di creazione di nuovi posti di lavoro.

Al perfetto opposto di essa ci sono quelle “conquiste” che il vicepremier leghista esibisce con grande orgoglio: “Quota 100” e respingimenti (meglio fastidi disumani e disumanizzanti che complicano gli approdi in Italia) vari. Con pochi rimpatri, per la verità. Le imprese, invece, hanno colto al volo “Quota 100” per cercare di tesaurizzare al massimo la misura previdenziale: non per creare un posto di lavoro in più per ogni pensionato, ma per compensare con forza lavoro “a tempo” (magari con gli stessi prepensionati) il negativo dato delle produzioni nazionali. Nel frattempo, vanno maturando due contrapposte redenzioni per i due fieri gallinacei.

Da un lato, quella ad opera di un centrodestra a encefalogramma piatto (riempito solo con le foto-ricordo di un “Silvio Berlusconi 1994”, con sulla mensola due figli che lo hanno già reso nonno), che non sa più che dire a quel figliol prodigo che se ne era scappato con i gioielli di famiglia, per poi ritornare - dopo aver dilapidato tutto - solo perché le immense praterie che supponeva ricche di stupido bestiame da fare a fette sono ormai vuote.

Dall’altro c’è un Movimento 5 Stelle che - sotto la guida di Luigi Di Maio, altro vicepremier, è stato abile solo con la fiamma ossidrica, danneggiando la cassaforte di una finanza pubblica stremata, per portare a compimento il disegno extraparlamentare di sinistra di una “giustizia proletaria” (con un “Reddito di cittadinanza” che si va palesando, sempre di più, come un clamoroso flop).

Intanto, all’Eurofestival della canzone - alla faccia dei respingimenti salviniani - l’Italia sarà rappresentata da un cantante di nome Mahmood!

Aggiornato il 18 maggio 2019 alle ore 15:22