Libera Chiesa in libero Stato?

martedì 14 maggio 2019


Abbiamo segnalato spesso l’inopportunità delle continue interferenze della Chiesa, nella vita politica e amministrativa del nostro Stato. Come abbiamo segnalato gli ingiustificati privilegi di cu gode, grazie ad un concordato, che assieme al resto della carta, andrebbe per noi, riscritto e aggiornato. Del resto, il cattocomunismo nasce proprio lì, dentro quell’articolo 7 della Costituzione, voluto guarda caso, da Togliatti e da Dossetti, col contributo di Tupini. Insomma, non è per caso che la Chiesa si ritrovi a scorrazzare, in faccende che dovrebbero riguardare solo lo Stato, perché Rebus sic stantibus, è difficile segnare il confine fra cura pastorale e interferenza indebita.

In Europa infatti, solamente da noi, il potere della Chiesa resta così condizionante, rispetto alle scelte della politica e del Parlamento. Qui non si tratta esclusivamente della massiccia presenza quotidiana, nei titoli e nei servizi di apertura dei giornali e telegiornali, di Sua Santità Francesco, si tratta di conseguenze e di esempio collettivo. Sia chiaro il rispetto della fede è sacrosanto. Come lo è il diritto di manifestare e perseguire il proprio credo. Ma il principio libera Chiesa e libero Stato si fonda sulla indispensabile laicità di quest’ultimo. Certo, alla Chiesa va riconosciuta tanta attività sociale, commendevole e pedagogica. Ma restiamo convinti che una sana educazione civica e laica dovrebbe bastare ed avanzare per il corretto convivere fra tutti.

Mentre per l’uomo in quanto tale, la parola divina è personale, per l’uomo cittadino, parte di un consesso è la legge dello Stato, che fa testo. Dura lex, sed lex, insegnava Socrate. Ecco perché, al netto della fede e della storia della Chiesa cattolica apostolica e romana, che andrebbe riletta, a partire dalla “falsa donazione di Costantino”, di Lorenzo Valla, la domanda è: in nome della bontà si può infrangere la legge? La risposta per noi è una sola: no. Per tale motivo, il gesto del cardinale elemosiniere del Papa, è intollerabile e illecito, comunque la si veda sulla vicenda degli occupanti abusivi del palazzo romano. Sia chiaro, altrettanto intollerabile è il fatto che si arrivi a tanto, che non si ponga rimedio ex ante a situazioni che trascurate precipitano inevitabilmente. In un Paese civile ci si dovrebbe occupare delle emergenze, quelle vere ovviamente e non fasulle che si spacciano per tali. Una vita degna è un diritto di cui lo Stato deve farsi carico.

Parliamo di alloggi, supporti, servizi. Di tutto ciò che servirebbe per evitare situazioni estreme, che disattese diventano esplosive socialmente, oltreché materia di speculazione politica da ogni parte. Per farla breve, serve attenzione, dopodiché l’abuso è intollerabile, come è intollerabile l’illegalità a fin di bene e l’illecito trasformato in spettacolo umanitario, come il gesto del cardinale elemosiniere. Oltretutto, se il Vaticano avesse voluto risolvere quel problema, come quello degli arrivi, avrebbe messo mano all’immenso patrimonio immobiliare che possiede, come possiede ricchezze da elargire, che però non elargisce affatto tranne che ai fortunati entro le mura. Il Vaticano che si dimena sullo Ius soli, dispone di uno Stato sovrano di cui Francesco è il capo. Potrebbe concedere cittadinanze e asilo, ma invece di farlo spinge sull’Italia. E non va bene, come non va l’acrobazia del cardinale che va perseguita sempre che non lo protegga il Vaticano. Dunque, la domanda è una sola, perché? Perché la meraviglia dietro le mura resta impenetrabile? Perché quel lusso dei giardini e della storia è invalicabile? Perché le braccia aperte sono degli altri? Da noi si chiama doppiezza o forse ipocrisia, dite la vostra che ho detto la mia.


di Alfredo Mosca