Caso Siri e 25 aprile: continua lo scontro Lega-M5s

Armando Siri si trova al centro dello scontro fra il Carroccio e i Cinque stelle. Il 47enne sottosegretario leghista del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si trova sotto inchiesta per corruzione con altre nove persone, nell’ambito di accertamenti svolti dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani, per conto della procura di Palermo. Per questi motivi, da giorni i pentastellati, in vista delle Europee, hanno dato il via ad un “attacco frontale” del sottosegretario. “Le stanno provando tutte – sostengono fonti parlamentari grilline – per distogliere l’attenzione sul tema principale: le dimissioni di Siri. Prima gli attacchi gratuiti alla Raggi, poi la foto di Salvini con il mitra e ancora la reintroduzione della leva obbligatoria. Una dopo l’altra per provare ad oscurare quella che per noi rimanere la notizia principale sulla quale non possiamo soprassedere: l’inchiesta per corruzione che vede il coinvolgimento del sottosegretario Siri”. Nel M5s non si danno pace. “Di mezzo – ribadiscono – ci sarebbero legami con la mafia. E questo governo non deve avere alcuna ombra, non può essere accostato lontanamente a fatti di corruzione e mafia. Siri faccia un passo di lato e chiarisca”.

L’affondo pentastellato prosegue sul blog delle Stelle. “Quattro domande alla Lega sul caso Siri”. È questo il titolo del post in cui il M5s elenca quattro quesiti per “un chiarimento necessario e non più rimandabile”. “Quali sono i reali rapporti tra Siri, la Lega e Paolo Arata? Perché Siri ha presentato più volte delle proposte, sempre bloccate dal M5S, per incentivare l’eolico? Perché Siri si è contraddetto, cambiando versione più volte? Giorgetti sapeva che era figlio di Arata e dei rapporti del padre con Nicastri”.

Matteo Salvini, intervenendo sul tema, sostiene di volere “solo che i colpevoli siano riconosciuti tali in fretta e gli innocenti lo stesso: spero che i tempi dei processi siano rapidi, che i giudici facciano bene e in fretta”.

Per il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, “il caso Siri pone un problema enorme: il rischio che interessi opachi, vicini alla mafia possano essersi avvicinati ai palazzi del potere, addirittura a palazzo Chigi. È per questo motivo che abbiamo chiesto al presidente Conte di venire a riferire in Aula”. I dem, infatti, nella mozione di sfiducia ai sensi dell’articolo 49 della costituzione, non citano la vicenda giudiziaria che vede indagato Siri né citano il nome del dirigente leghista ma sottolineano la presenza nel governo di un sottosegretario “condannato per bancarotta fraudolenta. Il premier Giuseppe Conte al suo insediamento aveva promesso invece di battersi contro corruzione, mafie e conflitto d’interessi”.

Per Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, “nel governo dei due litiganti, non c’è un terzo che gode. Anzi, al contrario: l’Italia arranca sotto i colpi di una maggioranza di immaturi che ha scambiato palazzo Chigi per un oratorio dove si va a giocare e ogni giorno ci si prende a botte”.

Frattanto, sulla Festa della Liberazione si consuma una nuova frattura tra Lega e pentastellati. “Chi nega il 25 aprile – sostiene Luigi Di Maio – era a Verona con gli antiabortisti”. Il vicepremier grillino annuncia la sua partecipazione alle manifestazioni e attacca i leghisti. “Leggo – scrive su Facebook – che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. Non è alzando le spalle e sbuffando che questo Paese cresce. Al contrario, cresciamo se diamo forza a certi valori, alla nostra storia. Perché col menefreghismo non si va da nessuna parte”. Il riferimento a Salvini è sfacciatamente chiaro. In questo derby tra presunti “rossi e neri” i leghisti diserteranno le celebrazioni del 25 aprile. Ma Di Maio va oltre: “Il ripristino della leva obbligatoria, la contestazione della 194, gli attacchi alle donne, il ritorno al Medioevo non fanno parte dei valori del Movimento 5 stelle”.

Il leader leghista replica annunciando che il 25 aprile sarà “in mezzo alle donne e agli uomini della Polizia di Stato di Corleone (Palermo), per ringraziarli del fatto che ogni giorno rischiano la loro vita per liberare la Sicilia e l’Italia dalla mafia. Sarà l’occasione per inaugurare la nuova sede del Commissariato di Polizia, al cui ingresso verrà scoperta una targa che ricorda tutte le vittime di mafia e sarà di buon auspicio per le future battaglie. Una storia di contrasto al crimine mafioso, presidio di legalità a tutela dei diritti e della civile convivenza. Onorare il passato preparando un futuro migliore, questo faccio da uomo, padre e ministro. Le polemiche le lascio agli altri”.

Intanto, il Pd milanese celebrerà il 25 aprile in chiave femminile, ricordando le donne che hanno animato la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo: da Lina Merlin a Rossana Rossanda, fino a Giulia Lombardi, staffetta partigiana la cui statua è stata bruciata a Vighignolo, una frazione di Settimo Milanese. Il partito (sarà presente anche il segretario Nicola Zingaretti) sfilerà in corteo portando con sé quaranta cartelli raffiguranti parole al femminile, per celebrare il ruolo delle donne nella Resistenza: libertà, uguaglianza, liberazione, solidarietà.

Aggiornato il 23 aprile 2019 alle ore 19:46