Che occhio Salvini, ha scoperto Roma

lunedì 15 aprile 2019


È stata tardiva, pleonastica e incoerente l’uscita su Roma di Matteo Salvini. Nel 2016 infatti, la Lega contribuì eccome al pataracchio del centrodestra sulla candidatura, col risultato che Virginia Raggi vinse sul velluto. Sia chiaro, Virginia era in vantaggio, nemmeno poco, ma se il centrodestra si fosse unito, dall’inizio, su Guido Bertolaso o meglio Giorgia Meloni, chissà come avrebbero reagito tutti i romani.

Una cosa è certa, se Roma fosse stata in mano all’ex capo della Protezione civile, oppure alla intraprendente leader di Fratelli d’Italia, oggi non si ritroverebbe peggio che Calcutta. Eppure, tornando a Salvini, nella scorsa campagna, quella politica del 2018, quando Roma versava già in stato comatoso, il capo della Lega sullo sfascio che c’era non fu per niente puntiglioso. Chissà, a pensare male è peccato, ma quel silenzio oggi puzza di bruciato, visto che Salvini ha mollato il centrodestra pur di governare coi grillini. Strano, ma vero. Sia chiaro, evitiamo i dubbi, non difendiamo Virginia Raggi, anzi, siamo convinti che mai come oggi la Capitale sia stata governata tanto male. Roma è ridotta peggio di sempre, in una trascuratezza sesquipedale. Con questa giunta, non esiste una cosa migliorata, nemmeno un accenno, sta tutta qui l’incapacità grillina, la stessa che vediamo oggi al governo.

Eppure Roma, per i Cinque Stelle, poteva essere una vetrina, un esempio di bravura, di competenza e cambiamento, invece si è ridotta alla rovina, alla sciatteria, allo sporco e al disincanto. Basterebbe girare per i grandi parchi, una bellezza naturale, storica, dell’arte, diventata in tre anni fra alberi caduti, disfacimento, abbandono e assenza di manutenzione un paesaggio da guerra e da rivoluzione.

Ci viene in mente Central park, 500 ettari di verde, mica un giardinetto, tre ville romane messe assieme, eppure è lindo, ben curato e illuminato, sembra una serra, un giardino d’inverno, a confronto coi parchi romani è roba da marziani. A Roma nemmeno la capacità di quello, di curare e mantenere il bello, un barlume di miglioramento, un accenno, sulle strade, i marciapiedi, il decoro urbano, niente di niente, anzi un peggioramento quotidiano. Per non parlare delle favelas, degli accampamenti, delle periferie, dei lampioni spenti, della sicurezza, dei campi rom e degli stabili occupati, una disperazione da trasformare santi in addannati. Sorvoliamo poi sugli scandali, gli arresti, le dimissioni, i cambi di poltrone, un girotondo vergognoso, che se fosse stato con una giunta di centrodestra i grillini avrebbero fatto appello alla rivoluzione.

Insomma, che dire, ecco perché non serve che Salvini si accorga di Roma, ci butti l’occhio e le attenzioni, solo perché ci sono le elezioni, gli servono voti e congratulazioni. Se avesse avuto a cuore Roma l’avrebbe messa nel contratto, a costo di far saltare sindaco assieme a tutto. Stia tranquillo, il ministro dell’interno, che a capire Roma bastano i romani, non servono gli esterni, men che mai padani, a giudicare lo sfascio dei grillini al prossimo voto ci penseranno, eccome, tutti i cittadini.

 

 

 


di Alfredo Mosca