Altri danni per aspettare maggio

Più perdono i grillini e più la maggioranza, il governo, e purtroppo il Paese, sprofondano in una crisi tanto costosa quanto annunciata. E non si dica per favore che non ci fosse alternativa, perché c’era eccome. Bisogna tornare al voto, piuttosto che consegnare l’Italia agli incapaci.

Insomma, la storia dell’obbligo costituzionale, di fare un governo purché sia, non tiene; lo spirito dei padri non era certo di mettere insieme il diavolo e la croce, figuriamoci per gente come loro, quello di sommare l’ignoranza e l’inadeguatezza, politica sia chiaro. Del resto dei grillini si sapeva tutto e si sapeva bene, bastava un minimo di buon senso per evitare, oltretutto la legge elettorale parlava di coalizioni in modo chiaro, il 4 marzo vinse il centrodestra, punto e basta.

Ecco perché allora c’erano due sole strade, un governo Salvini, Meloni e Berlusconi, appoggiato dai volenterosi, oppure tornare al voto, restituire la parola agli italiani, altro che governo coi grillini. Non solo non c’erano le basi per dargli il Paese in mano, ma c’era il contrario, Roma in testa, parliamo della Capitale mica di un borghetto, insomma era già tutto chiaro, diciamoci la verità.

C’è poco da essere falsi profeti coi grillini, quello che accade, che sia Roma, Torino o Livorno, per non parlare degli scandali, delle dimissioni, rimborsopoli, gaffe ed espulsioni, più che una sorpresa è una storia annunciata. Basterebbe solo l’esperienza per tenere lontano chi strilla a vanvera l’onestà, sventola manette, usa il “vaffa” la sera e la mattina, si dice salvatore della patria per mezzo del bastone e la carota, ecco perché parliamo di storia annunciata, più annunciata di così? Insomma, tutto era così scontato, che passato un anno, elezione dopo elezione, i Cinque Stelle sprofondano e si sgretolano sotto il peso dell’incapacità, dell’ignoranza, della diversità fasulla, del cambiamento inesistente.

Come se non bastasse, a conferma di quanto sia stato grande l’errore di non offrire dopo il 4 marzo una possibilità al centrodestra, di voto in voto il popolo italiano parla chiaro, anzi chiarissimo, e non riconoscerlo sarebbe ipocrisia, vuole Matteo Salvini ma non con i grillini. Per farla breve, quanti guai ci saremmo risparmiati, gli stessi guai che pagheremo per aspettare maggio, con un governo che il Paese non sopporta, con una maggioranza litigiosa e insussistente, che nell’attesa farà male poco o niente.

In conclusione, la differenza tra allora ed ora, tra non aver dato il via al centrodestra il 4 marzo 2018, per darlo ora, dopo maggio finirà cosi, perché gli elettori vogliono, Salvini, Meloni, Berlusconi, sarà solo una, 40 o 50 miliardi da pagare, fate voi… Stretta la foglia larga la via, dite la vostra, che ho scritto la mia.

Aggiornato il 26 marzo 2019 alle ore 11:38